È passato meno di un mese dall’inizio dei licenziamenti di massa nello stabilimento Warren della Stellantis, a Detroit, ed era suonato già forte e chiaro il campanello d’allarme. I tagli rappresentano solo l’inizio di una vasta ondata di riduzioni del personale per l’intero settore automobilistico nei prossimi mesi.
Le case automobilistiche, con il gruppo Stellantis in testa, stanno infatti cercando di scaricare il peso economico della transizione elettrica sui lavoratori. Saranno anni segnati da una massiccia serie di licenziamenti e chiusure di stabilimenti, un po’ come è successo con la crisi del 2009. Ancora una volta, i lavoratori del settore automobilistico pagheranno un prezzo troppo alto per l’ennesima trasformazione, con inevitabili e devastanti ripercussioni sociali.
Tornando al caso specifico dello stabilimento di Warren, saranno fatti fuori ben 2.450 posti di lavoro. Chiunque sia stato assunto dopo il 3 giugno 2018 rischia il licenziamento. Nel frattempo, il sindacato United Auto Workers (UAW) fa fatica a difendere i dipendenti Stellantis, con promesse di trasferimenti in altri stabilimenti che sembrano vuote. Diventa sempre più improbabile che Stellantis mantenga in funzione lo stabilimento Warren Truck con un solo turno di 1.200 lavoratori.
L’impianto, uno dei più datati di Stellantis, è stato più volte minacciato di chiusura dalla dirigenza aziendale. In aggiunta, Stellantis ha smentito l’impegno a riaprire lo stabilimento di Belvidere entro il 2027 per la produzione di un nuovo pick-up di medie dimensioni. La presunta “salvezza” di Belvidere era stata esaltata dalla dirigenza del sindacato UAW come una grande vittoria ma adesso si rischia che i lavoratori trasferiti e allontanati perdano definitivamente il lavoro.
Questa settimana dovrebbe avere luogo un nuovo incontro presso la sede sindacale UAW Local 140, con la possibile partecipazione del presidente Shawn Fain. Sembra che le minacce di sciopero non saranno destinate a concretizzarsi, rimanendo anche queste un’arma scarica.
I licenziamenti, intanto, come si anticipava, non stanno colpendo solo Stellantis, ma anche le altre case automobilistiche di Detroit e del resto del mondo. Alcuni osservatori affermano come Fain sapesse esattamente cosa sarebbe successo con l’approvazione del contratto di lavoro con Stellantis. In questo contesto, i lavoratori si trovano a combattere su due fronti: la spietata dirigenza aziendale da un lato, la burocrazia della UAW dall’altro.
Le vendite di auto rallentate e nuovi tagli in arrivo dovrebbero far unire i lavoratori in modo ancora più determinato. Stellantis, d’altronde, ha già sospeso la produzione della Jeep Wrangler e della Jeep Grand Cherokee a Toledo e Detroit a causa di un calo delle vendite del 21% nei primi sei mesi del 2024. La reazione a catena è iniziata.