Nella battaglia tra costruttori e UE relativa agli obiettivi sulle emissioni nocive che entreranno in vigore il prossimo anno, Stellantis ha deciso di prendere le parti della Commissione Europea. Una posizione tale da prefigurare lo scontro tra la casa guidata da Carlos Tavares e le altre della regione, riunite in ACEA, da cui Stellantis è uscita nel 2022.
A testimoniare la posizione assunta dalla casa italo-francese è proprio una dichiarazione rilasciata dal suo amministratore delegato. Le parole usate da Tavares e rilasciate a France Presse, sono le seguenti: ” Sarebbe surreale cambiare le regole adesso”.
Stellantis e ACEA verso lo scontro frontale
La dichiarazione di Tavares,che risale al 12 settembre, è stata confermata a stretto giro di posta da un portavoce di Stellantis, il quale ha anche provveduto a fornire una dichiarazione aziendale a sostegno del mantenimento dell’attuale regolamentazione. La dichiarazione, in particolare, chiede la continuazione dei sussidi governativi per i consumatori collegati all’acquisto di veicoli elettrici.
Nel corso dell’intervista concessa a France Presse, Tavares ha aggiunto, a sostegno della sua posizione, le seguenti parole: “Tutti conoscevano le regole da molto tempo e hanno avuto il tempo di prepararsi, quindi ora è il momento di organizzare una gara”.
Il numero uno di Stellantis ha inoltre affermato che la sua azienda ha non solo predisposto una gamma di veicoli elettrici, ma anche i mezzi per riuscire a venderli. Resta ora da vedere se riuscirà a farlo effettivamente, almeno considerata la sospensione della produzione della 500 green, proprio per la mancanza di richieste.
L’ACEA chiede invece il rinvio delle norme sulle emissioni di CO2
La pietra dello scandalo, è rappresentata in questo caso dalle norme che l’Unione Europea ha emanato nel preciso intento di riuscire a ridurre le emissioni complessive di CO2 del parco auto circolante a circa 95 grammi per km nel 2025, rispetto ai 106,6 g/km del 2023.
L’ACEA, ovvero la lobby delle case automobilistiche europee, ha dal canto suo elaborato una proposta per chiedere all’UE di ricorrere a una regolamentazione di emergenza tesa a rinviare di due anni l’obiettivo.
Nella bozza di documento, che è stata visionata da Bloomberg, l’associazione dei costruttori europei ha formulato alcune stime che squarciano il velo su quanto sta accadendo intorno all’auto elettrica. In base a queste stime, infatti, per riuscire a centrare l’obiettivo indicato a livello UE, sarebbe necessario interrompere la produzione di circa 2 milioni di auto.
Nel caso contrario, le case andrebbero incontro a una vera e propria stangata. Dovrebbero infatti pagare multe pari a 13 miliardi di euro per le autovetture, cui se ne aggiungerebbero altri 3 per i furgoni. In un momento come l’attuale, si tratta di una ipotesi tale da mettere in grandi difficoltà molte di esse.
La posizione di Tavares va nella direzione opposta a quanto richiesto da Luca de Meo
Già nelle passate settimane erano emersi i malumori delle case costruttrici europee, verso l’oltranzismo ambientalista dell’UE. A farsene interprete era stato in particolare il CEO di Renault, Luca de Meo, che è anche il presidente dell’ACEA. Era stato proprio lui ad auspicare una maggiore flessibilità normativa da parte dell’UE.
In una dichiarazione del 12 settembre pubblicata sul suo sito web, l’ACEA ha provato a spiegare le proprie ragioni. In particolare, ha affermato che l’industria automobilistica dell’UE “ha investito miliardi nell’elettrificazione per immettere i veicoli sul mercato, ma gli altri ingredienti necessari per questa transizione non sono ancora presenti e la competitività dell’UE si sta erodendo”.
Il riferimento è al brusco rallentamento del mercato delle auto elettriche. Tale da rendere sempre più concreto lo spettro di multe miliardarie tali da assomigliare al classico chiodo conficcato nella bara. In particolare per quei gruppi come Volkswagen già in difficoltà e dei quali si sa che sono lontanissimi dal riuscire a rientrare negli obiettivi UE.
Tavares, però, non sembra darsene per inteso. Dopo aver provveduto all’uscita dalla lobby dei costruttori europei, ha fondato in contemporanea il cosiddetto Freedom of Mobility Forum, un gruppo di contatto delegato alla discussione sui termini di una mobilità pulita e sostenibile.
Ora, l’amministratore delegato della casa italofrancese sembra intenzionato a portare a fondo il suo attacco. La dichiarazione del 12 settembre sembra essere molto chiara in tal senso. Tanto da spingere molti a chiedersi se si tratti di un bluff e quali carte abbia in mano per vincere la partita.
Stellantis afferma di essere sulla strada giusta
Per capirlo, occorre a questo punto dare uno sguardo al secondo bilancio di Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility – CSR) di Stellantis. Nel documento risalente al 2023, infatti, l’azienda ha confermato gli impegni assunti e l’attenzione rivolta al raggiungimento degli obiettivi pubblici sulle questioni sociali e ambientali.
Nel presentare il rapporto, proprio Tavares fece la seguente affermazione: “Grazie a un approccio olistico a 360 gradi con gli stakeholder, abbiamo compiuto notevoli progressi verso il nostro ambizioso obiettivo di zero emissioni di carbonio entro il 2038, contribuendo a proteggere il pianeta e, nel contempo, il futuro della nostra Azienda”.
Tra le principali iniziative in merito, veniva indicato lo sviluppo del rapporto sul clima (Capitolo 2 del Bilancio CSR). Il quale illustrava l’approccio olistico dell’Azienda alla decarbonizzazione e confermava la giusta direzione intrapresa da Stellantis per divenire, entro il 2038, un’azienda a zero emissioni di carbonio, in ogni suo ambito, con una compensazione a una cifra percentuale delle emissioni rimanenti. Già nel 2022, inoltre, la casa affermava di aver conseguito una riduzione dell’11% della “carbon footprint” negli scope 1 e 2 rispetto al 2021.
Confermando al tempo stesso l’impegno profuso per attuare la strategia di decarbonizzazione nello scope 3 per i prodotti e i servizi sostenibili. La strada per riuscirci prevedeva l’elettrificazione dei prodotti, l’inclusione dei criteri per le emissioni di gas serra nella scelta dei fornitori di materiali a maggiori emissioni e un approccio rigoroso a 360 gradi all’economia circolare.
Se nell’anno trascorso l’azienda ha proseguito nella direzione intrapresa, consolidando i risultati, non stupisce l’approccio bellicoso mostrato da Tavares. Resta però da capire se Stellantis mostrerà lo stesso piglio nel ben più probante confronto coi costruttori cinesi. A meno che, il gruppo non ritenga di procurarsi l’appoggio UE in questa guerra commerciale, proprio appoggiandola ora.