Come era facilmente immaginabile, la crisi di Stellantis ora va a riverberarsi in maniera inquietante sull’indotto. La prima azienda a pagare in tal senso sarà Fionda, i cui lavoratori saranno chiamati a pagare il prezzo di scelte sbagliate a livello politico e dirigenziale. Come del resto accade sempre quando il mercato non tira. In una situazione di questo genere sembra del tutto fuori luogo la posizione di chiusura ideologica manifestata dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che continua a fare orecchie da mercante di fronte all’ipotesi di un arrivo di aziende automobilistiche cinesi in Italia. Arrivo che ormai inizia a suscitare evidente favore tra gli imprenditori dell’indotto Stellantis.
L’indotto Stellantis è chiamato a pagare un duro prezzo alla crisi del marchio italofrancese
Chi aveva predetto l’imminente entrata in crisi dell’indotto di Stellantis ha purtroppo avuto ragione. Le vetture si vendono in numero sempre minore e, di conseguenza, urge tagliare sui costi. E quando emerge questa ipotesi, a pagare saranno i lavoratori.
Il primo a farvi ricorso è Fionda, azienda di stanza a Frosinone che conduce la sua produzione nello stabilimento di Cassino. Si tratta di una delle aziende che fanno parte storicamente dell’indotto ex Fiat, portando avanti le lavorazioni di qualità di cui necessitano le Maserati Grecale prodotte all’interno del sito ciociaro.
A destare non poca preoccupazione sono le dimensioni della sforbiciata alle proprie maestranze indicate dall’azienda. Ad essere coinvolti sarebbero un terzo degli operai, che sono al momento 93. Saranno proprio loro a pagare i bassi volumi produttivi, dopo che Fionda ha dato avvio alla procedura di licenziamento collettivo.
Al momento, infatti, da Cassino escono appena 8 Grecale al giorno in allestimento full electric, su un totale di 195 veicoli. Si tratta di dati troppo bassi per poter pensare di conservare a pieni ranghi la forza lavoro attualmente impiegata.
A proposito di Fionda
Fionda dedicava sino al 2016 i suoi sforzi produttivi alla progettazione e realizzazione di rivestimenti e di arredi navali, aeronautici ed automobilistici. In particolare, si era specializzata nella lavorazione di tessuti pregiati per rivestimenti.
Nel corso del primo semestre di quest’anno, la società ha deciso di concentrare le sue attività sull’automotive, una scelta che si è però rivelata poco saggia. I volumi di Maserati sono al momento troppo limitati per fornire una vera prospettiva per il futuro.
I sindacati si sono immediatamente attivati al fine di cercare di contenere la crisi. Hanno infatti proposto a Fionda di esaurire i 36 mesi di ammortizzatori sociali di cui l’azienda dispone, prima di andare avanti sulla strada dei 30 licenziamenti annunciati. Chiedendo inoltre di dare vita ad una valutazione relativa alla possibilità di fare ricorso ai contratti di solidarietà. Una possibilità che sarebbe resa tale anche dal fatto che nel corso dell’ultimo trimestre il fatturato è cresciuto.
Entrambe le ipotesi sono state rigettate da Fionda e in mancanza di un accordo, è stato chiesto l’intervento della Regione Lazio. Una situazione quindi molto grave, la quale si va a immergere in un quadro sempre più fosco.
Tra gennaio e giugno, la fabbrica che Stellantis gestisce a Cassino ha infatti dovuto subire una contrazione estremamente rilevante dei volumi produttivi. Il calo del 38,7% registrato nel periodo di rilevazione, infatti, è addirittura maggiore a quello che ha caratterizzato il semestre di lockdown per le esigenze sanitarie indotte dal diffondersi del Covid sul territorio nazionale.
Basta una rapida panoramica sul 2017 per comprendere le dimensioni del crollo in verticale del sito produttivo di Cassino. Sette anni fa, infatti, al suo interno lavoravano più di 4.500 dipendenti, con una produzione pari a 153.263 automobili nel semestre in oggetto. È bastata una manciata di anni per vedere i lavori di assemblaggio contrarsi ad un decimo appena, con 2.700 lavoratori addetti alle operazioni. Sempre sperando che non intervengano ulteriori novità in negativo.