Il titolo di Stellantis sta nuovamente muovendo verso l’alto. A favorire il trend sono le voci di una fusione tra la casa italofrancese e Renault, tornate a girare ancora una volta. L’ultima volta che era successo, nel mese di febbraio, era stato il Presidente di Stellantis, John Elkann a smentire. Non è bastato per spazzare via del tutto l’ipotesi, che del resto gira già dal 2019, anche perché sono gli analisti ad affermare le ragioni che spingono in questa direzione. Ma andiamo a vedere meglio la questione.
Fusione tra Stellantis e Renault: tornano le voci
Le indiscrezioni relative ad una fusione tra Stellantis e Renault sono ormai ricorrenti, tanto da assomigliare al classico fiume carsico che dopo aver a lungo corso nel sottosuolo, torna all’improvviso a risalire in superficie.
Già nel 2019 erano circolate indiscrezioni in tal senso. Allora era FCA la controparte del Gruppo Renault, ma non se ne fece nulla, con la successiva unione tra FCA e PSA che generò Stellantis. Le indiscrezioni circolanti hanno intanto avuto una prima ricaduta in borsa, facendo salire il titolo del gruppo italofrancese, nonostante lo stesso sia alle prese con grandi difficoltà di mercato.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo, le azioni di Stellantis stanno guadagnando circa quattro punti percentuali, attestandosi a quota 14,55 euro. Segno evidente che il mercato crede all’ipotesi di una fusione, nonostante la mancanza di riscontri oggettivi in tale direzione.
A questo punto, però, conviene cercare di capire se esistano margini per una trattativa, tese alla formazione di un super gruppo automobilistico, o se, al contrario, si tratti di una semplice speculazione borsistica condotta sulle ali di semplici supposizioni.
Fusione tra Stellantis e Renault: perché avrebbe senso
Esistono ragioni per condurre in porto la fusione tra Stellantis e Renault? La risposta è sicuramente affermativa. Per effetto di questa mossa, la famiglia Agnelli potrebbe infatti lasciare in maniera pressoché definitiva il nostro Paese, ove sono noti i guai con fisco e giustizia. L’ultimo episodio in tal senso è rappresentato dalla confisca di 74,8 milioni di euro disposti dalla Procura di Torino nei confronti dei fratelli Elkann, nell’ambito della vicenda relativa all’eredità familiare
Inoltre, potrebbero capitalizzare la cessione di GEDI, in quanto Stampa e Repubblica non gli servirebbero più per poter esercitare pressione su opinione pubblica e politica, evitando perdite sempre più estese anche su questo fronte.
Occorre inoltre ricordare che i precedenti dinieghi degli Agnelli ad una fusione tra Stellantis e Renault erano arrivati in un quadro molto diverso dall’attuale. La flessione del mercato delle auto elettriche sta provocando una crisi di tutto il settore, in quanto va ad intersecarsi con l’approssimarsi delle verifiche sul conseguimento degli obiettivi ambientali delineati dall’UE per il 2025. Una flessione pagata del resto da Stellantis, come testimoniato dallo stop alla produzione delle 500 full electric a Mirafiori.
Se Carlos Tavares mostra grande sicurezza di riuscire a rientrare senza problemi nei target indicati da Bruxelles, tanto da indicare come assurde le richieste di un ritardo in tal senso, le notizie in casa Stellantis non inducono di certo all’ottimismo. Come dimostrano del resto le crisi di Mirafiori e dell’indotto ex FIAT ancora collegato al gruppo. Una serie di difficoltà da cui la proprietà potrebbe pensare di uscire fondendosi con Renault.
Cosa dicono gli analisti?
Sin qui i motivi che, ad una prima occhiata, spingono a ritenere non certo lunare l’ipotesi di una fusione tra Stellantis e Renault. Proviamo ora a dare vita ad una rapida panoramica sui pareri degli analisti, partendo da quelli di Banca Akros, espressi in febbraio, quando iniziarono a circolare nuovamente le indiscrezioni al proposito.
In quell’occasione, gli analisti di Banca Akros confermarono il rating accumulate fissando il prezzo obiettivo a 25,5 euro. Nel farlo, ricordarono che recentemente “Renault ha interrotto la ricerca pluriennale di un’ipo per il suo business di veicoli elettrici Ampère.” Inoltre, “Renault ha ribadito di essere in grado di autofinanziare il suo futuro e ha spiegato che una generazione di cassa più forte ha influito sulla decisione di annullare il processo di quotazione”.
Gli esperti di Banca Akros sottolineavano, infine, come un accordo tra Stellantis e Renault fosse da considerare non solo fattibile, ma anche realistico. A renderlo tale il fatto che rappresenterebbe la premessa per un grande sforzo di taglio dei costi nel vecchio continente teso a contrastare le importazioni di veicoli elettrici cinesi. .
A complicare le cose, le dimensioni dei due gruppi. Come ricordato dagli analisti, Stellantis ha una capitalizzazione di mercato di circa 68 miliardi di euro, mentre Renault ne ha una di circa 10,5 miliardi di euro (sempre riferiti al febbraio 2024, NDR). Inoltre, i rispettivi fatturati sono molto diversi: Stellantis si attesta a circa 190 miliardi di euro, contro i circa 53 di Renault.
Gli analisti di Intermonte, a loro volta, sottolineavano che “una fusione sarebbe ovviamente un evento in grado di generare sinergie che nella storia sono state indicate tra il 3 e il 5% del fatturato, anche se l’impatto per l’azionista Stellantis sarebbe inferiore rispetto alla precedente fusione tra Fca e Psa (stime preliminari pari o inferiori al 15% sull’eps)”.
Gli esperti aggiungevano poi un dato di non poca rilevanza. Ovvero le problematiche che potrebbero sorgere in merito alla market share che la nuova entità avrebbe in Francia, Italia e Spagna, le cui quote “si sarebbero attestate al 52%, 43% e 32% rispettivamente nel 2023”. Un dato tale da far loro ritenere poco praticabile la fusione in oggetto.
La pazza idea di Macron
In questo quadro, occorre a questo punto immergere un altro dato, quello relativo al fatto che lo stato francese detiene una quota del 15,01% in Renault, e del 6,09% in Stellantis. La quota che lo stesso potrebbe raggiungere è quindi pari a circa il 7,3% di un’ipotetica entità combinata in termini di numero di azioni.
Proprio per questo, nel corso delle ultime ore qualcuno ha affermato che proprio Macron sarebbe protagonista della fusione tra Stellantis e Renault. Il presidente francese, in caduta libera di consensi, starebbe spingendo con forza in tal senso. Per rendere più agevole la strada starebbe puntando su Luca de Meo, il manager italiano che funge al momento da CEO del gruppo francese.
Resta da capire se la sua idea sia destinata a collimare con quella degli Agnelli. Sta a loro decidere se conviene vendere, o incassare i lauti dividendi garantiti dalla futura quota azionaria del maxi-gruppo, o se continuare ad accumulare grane gestendo un’azienda che sembra ormai ai ferri corti con la politica italiana. In molti sono pronti a giurare di sì.