La Ferrari 250 GTO, nell’allestimento iniziale o prima serie, prese forma nel 1962. In quella veste raggiunse il suo massimo splendore. Della mitica Gran Turismo Omologata c’è, però, anche una versione di taglio espressivo diverso: quella del 1964, che quest’anno compie il suo 60° compleanno. Le modifiche riguardarono quasi esclusivamente la carrozzeria, più simile a quella della 250 Le Mans, specie nel padiglione e nello specchio di coda.
Il vento del cambiamento fu il frutto della necessità di affinarne l’aerodinamica, per proseguire la felice scia vincente del modello, considerato il più iconico della casa di Maranello. Tre esemplari presero forma in questa veste. Altri quattro, della serie precedente, vennero aggiornati con il nuovo look, per un totale di sette esemplari con la configurazione estetica di cui ci stiamo occupando.
Doveroso dire che la Ferrari 250 GTO delle origini era (ed è) molto più bella e sensuale, ma anche la versione del 1964, per quanto meno dotata esteticamente, ha fascino da vendere. I progettisti dello step evolutivo non fecero il loro lavoro pensando ai concorsi di eleganza, ma concentrarono le attenzioni sugli aspetti funzionali del modello, che spinse ancora più in alto il profilo dinamico, pur con interventi minimi sulla meccanica. Gli sforzi andarono a buon frutto, consegnando alla casa di Maranello il terzo successo consecutivo nel Campionato Mondiale Marche.
Così il glorioso cammino sportivo della Ferrari 250 GTO ebbe un ulteriore sigillo, guadagnato con una veste estetica diversa. Le Cobra non ebbero un veleno così potente da lanciare contro di lei, per fermare la sua corsa vincente, anche nel 1964. Tra le vittorie messe a segno dalla leggendaria “rossa”, in quell’anno, meritano di essere citate quelle ottenute al Tour de France, alla 2000 km di Daytona e alla 500 km di Spa. Il motore V12 da 3.0 litri di cilindrata della 250 GTO “evoluta” era sostanzialmente identico a quello della versione iniziale, con 300 cavalli di razza al servizio delle prestazioni e….del godimento emotivo del pubblico, grazie al fascino inebriante delle note sonore emanate dal fantastico cuore meccanico, entrato anch’esso nel mito.