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Stellantis: in UK al via la causa contro due produttori di airbag e cinture di sicurezza

Stellantis sostiene che i due fornitori abbiano mantenuto per anni dei cartelli, imponendo sovrapprezzi su cinture di sicurezza, airbag e volanti

Stellantis

Il gruppo Stellantis ha avviato una causa legale da 771 milioni di euro a Londra contro due produttori di dispositivi di sicurezza, Autoliv e ZF/TRW. La casa automobilistica, formata dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e il Gruppo PSA nel mese di gennaio del 2021, sostiene che i due fornitori abbiano mantenuto per anni dei cartelli, imponendo sovrapprezzi su cinture di sicurezza, airbag e volanti. Secondo Stellantis, questi presunti accordi di prezzo elevato avrebbero influito sui costi per un periodo di circa un decennio, causando danni economici significativi all’azienda.

Al via a Londra la causa di Stellantis contro due produttori di dispositivi di sicurezza accusati di aver fatto cartello

Autoliv, azienda svedese, e TRW, acquisita nel 2014 dalla rivale tedesca ZF Friedrichshafen, sono state riconosciute dalla Commissione Europea come partecipanti a cartelli riguardanti la vendita di prodotti a case automobilistiche giapponesi ed europee. Nel 2019, le due società sono state sanzionate con una multa complessiva di 368,3 milioni di euro per aver partecipato a cartelli su prodotti forniti a diverse case automobilistiche europee. Inoltre, una divisione giapponese di Autoliv è stata multata per la sua partecipazione a cartelli che coinvolgevano forniture destinate a produttori automobilistici giapponesi.

logo stellantis

Il gruppo Stellantis ha dichiarato che le pratiche dei cartelli erano molto più estese rispetto a quanto rilevato dalla Commissione Europea. L’avvocato di Stellantis, Colin West, ha affermato nei documenti presentati in tribunale che era “intrinsecamente improbabile” che i cartelli gestiti da Autoliv e ZF/TRW avessero influenzato solo alcune case automobilistiche escludendo i marchi del gruppo automobilistico. D’altro canto, Autoliv e ZF/TRW hanno ribadito che la Commissione Europea ha condotto un’indagine approfondita per diversi anni, con la piena collaborazione delle aziende, senza rilevare che il gruppo automobilistico fosse direttamente coinvolta o danneggiata dalle pratiche del cartello.