Una Ferrari 365 GTC4 del 1972 sarà battuta all’asta dagli specialisti di RM Sotheby’s nella sessione di vendita di Los Angeles (California), in programma per il 26 ottobre. Le stime della vigilia non si spingono oltre quota 50 mila dollari. Potrebbe sembrare un prezzo da saldo, se non fosse che l‘auto destinata a passare di mano versa in condizioni pietose.
Per quasi cinque decenni, infatti, è rimasta in una collezione privata, nascosta agli sguardi, dopo essere stata acquistata a seguito di un incidente, i cui segni sono perfettamente conservati, in una tela maggiormente segnata dallo scorrere del tempo. Il crash avvenne nel 1977. Da allora, questo esemplare attende di essere riportato allo stato di forma iniziale.
Originariamente, la Ferrari 365 GTC/4 di cui ci stimo occupando fu importata negli Stati Uniti tramite la Modern Classic Motors. Rifinita in Blu Ribot, con interni in pelle Nego Cogolo, ebbe come primo proprietario il produttore di Hollywood James R. Burroughs. Ora, dopo una lunga latitanza in magazzino, riaffiora dall’ombra, per offrirsi alla tentazione di chi volesse sobbarcarsi l’impresa del restauro. Lo shopping potrebbe risultare conveniente, visto che non è previsto un prezzo di riserva, ma nelle vendite all’asta non si può mai prevedere dove andranno a finire i rilanci.
Identificata dal telaio numero 15633, l’auto messa in catalogo da RM Sotheby’s appartiene a una famiglia di 508 esemplari. Nello specifico, è il 423esimo della serie. Dispone di alzacristalli elettrici e aria condizionata. La Ferrari 365 GTC4 raccolse il testimone dalla 365 GT 2+2. Si tratta di una coupé, ma non ha due posti secchi come altre opere della casa di Maranello. Qui, infatti, ci sono due strapuntini posteriori, buoni per accogliere altrettanti bambini.
Portata al debutto al Salone dell’Auto di Ginevra del 1971, non seppe entrare nel cuore della gente come la 365 GTB/4 Daytona, cui si ispirava. Era però bella e filante. D’altronde, recava la firma stilistica di Pininfarina, che non ha quasi mai sbagliato un colpo. Sul telaio tubolare in acciaio trovava accoglienza un motore V12 da 4.4 litri di cilindrata, con 340 cavalli al servizio del piacere. Sulla versione destinata al mercato statunitense, dove le normative sulle emissioni erano meno permissive, questa cifra scendeva a 320 cavalli, ma il deficit energetico non si sentiva più di tanto.
Fonte | RM Sotheby’s