Per Stellantis il momento è estremamente negativo, come del resto testimoniato dai ripetuti crolli del suo titolo. Se nel corso dell’ultima seduta settimanale le sue azioni hanno recuperato l’1,75%, si può tranquillamente affermare che siamo in presenza della classica eccezione ad una regola consolidata. Basta infatti dare una rapida occhiata ai risultati inanellati nel corso dell’ultimo semestre, per capire meglio lo smottamento in atto. Nel corso degli ultimi sei mesi, infatti, Stellantis ha lasciato sul terreno più della metà del proprio valore. Un dato tale da rendere sempre più attendibili le voci di un congedo nei confronti di Carlos Tavares. A meno che non sia lo stesso CEO a decidere di gettare la spugna, come si vocifera da più parti.
Stellantis, il durissimo giudizio di Barclays
Il giudizio dei mercati è al momento impietoso. E non sembrano in vista miglioramenti, se solo si vanno ad esaminare i giudizi degli analisti, i quali continuano a susseguirsi bocciando inesorabilmente le prospettive future del gruppo.
Quello che ha richiamato la maggiore attenzione nel corso degli ultimi giorni è stato rilasciato da Barclays, che ha declassato il gruppo franco-italiano da “Overweight” a “Equal-weight”, provvedendo al contempo a diminuire il target price da 23 euro a 12,5 euro per azione (-46%). Così come sono state ridotte le stime EBIT per il triennio 2024/25/26 rispettivamente del 45%, 37 e 33%.
Un giudizio derivante dal recente disastroso profit warning rilasciato dalla casa, di fronte al quale gli analisti di Barclays non hanno avuto difficoltà a riconoscere il proprio stupore. Ecco quanto affermato nella nota rilasciata per l’occasione: “Francamente, siamo ancora sbalorditi dall’entità del taglio in così poco tempo”.
Al suo interno, peraltro, viene fatto notare che Natalie Knight, CFO del gruppo, non aveva mai abbandonato la previsione su un margine EBIT a doppia cifra per il secondo semestre del 2024 fino al 23 settembre. Ciò nonostante avesse affermato che Stellantis avrebbe dato priorità a una riduzione delle scorte negli Stati Uniti rispetto al margine di profitto nell’ipotesi di possibili compromessi. Un errore definito arrogante dallo stesso Tavares, il quale ha impedito al gruppo di adottare per tempo le necessarie contromisure.
Non molto più tenero, anzi, il giudizio di Barclays su questo comportamento. Tanto da affermare: “Ma riconosciamo anche che l’entità dell’avvertimento in così poco tempo ha compromesso in modo sostanziale i precedenti risultati di Stellantis, la reputazione del management e la credibilità di azienda adatta a tutte le condizioni atmosferiche.”
I giudizi negativi degli analisti continuano a susseguirsi
Se Barclays ha aperto la strada, sulla stessa si sono poi avviati anche molti altri analisti. A partire da quelli di RBC, i quali hanno declassato le azioni Stellantis da “outperform” a “sector perform“, con un prezzo obiettivo portato da 17 a 13 euro per azione.
Il broker ha aggiunto che non sarebbe assolutamente campata per aria l’ipotesi di possibili revisioni al ribasso delle previsioni di utili per il 2025. Un avvertimento mitigato soltanto dal fatto che una serie di fattori restano favorevoli nel lungo termine. In questo novero vanno compresi la bassa esposizione del gruppo al mercato cinese, al momento in fase di stasi, il buon posizionamento in Europa in termini di decarbonizzazione, tale da permettergli di centrare agevolmente gli obiettivi indicati dall’UE e la qualità della sua proposta su un altro mercato chiave come quello degli Stati Uniti.
Equita, a sua volta, ha provveduto a tagliare del 27% il target price di Stellantis, portandolo a 15 euro. Mentre il consensus Bloomberg vede ora gli hold oltre il 50%, contro il 40,6% di buy e il 9,4% dei sell. Se il prezzo obiettivo è ancora attestato a 16,55 euro, quindi sopra i livelli attuali, va anche rilevato come alcuni dei 29 analisti che compongono l’indice non hanno provveduto ad aggiornarlo dopo il warning del 30 settembre. Ed è difficile che lo facciano in positivo.