Stellantis si trova in un momento estremamente delicato. Con il titolo che crolla in borsa e una crisi di mercato che costringe l’azienda a ricorrere agli ammortizzatori sociali, per il gruppo è diventato necessario dare vita ad un drastico piano di riordino dei costi. Senza il quale diventa molto complicato riuscire a conservare liquidità.
E proprio in questa ottica, nell’azienda capeggiata da Carlos Tavares, non si sa ancora per quanto, è tornato a riaffacciarsi un metodo noto come “doghouse“. Un metodo teso a sorvegliare con grande attenzione le spese interne. A riferirlo è stato il Wall Street Journal, descrivendo i particolari dell’operazione.
Secondo il Wall Street Journal in Stellantis torna ad affacciarsi il metodo “doghouse”
Mettere in atto misure drastiche nel preciso intento di cercare di conservare la necessaria liquidità. Questa è la linea che Stellantis ha deciso di adottare per cercare di fronteggiare una situazione che altrimenti rischia di sfuggire di mano.
A riportare le indiscrezioni in tal senso è il Wall Street Journal. Secondo il quale il metodo scelto per farlo è quello noto come “doghouse”, una sorta di cane da guardia. Ovvero il controllo ferreo delle spese interne teso a limitare ogni possibile spreco.
A dimostrarlo sarebbe una missiva di posta elettronica inviata nel corso della passata settimana da Natalie Knight, CFO del gruppo guidato da Carlos Tavares. Proprio il suo oggetto, “The Doghouse is back”, testimonia l’esistenza in Stellantis di un metodo simile. Consistente nello scrutinio certosino da parte del suo team di collaboratori delle richieste di acquisti verso i fornitori esterni.
L’obiettivo che ispira tale misura consiste nella riduzione delle spese, che sarebbe reso naturalmente più facile da un sistema di controllo caratterizzato dalla massima rigidezza. Il cane da guardia evocato nella missiva non sarebbe peraltro una novità, in casa Stellantis. Anzi, sarebbe già già stato ripetutamente utilizzato per garantire risparmi per l’azienda e riuscire a fronteggiare i momenti più delicati da un punto di vista finanziario.
La conferma dell’azienda
Interpellata al proposito, Stellantis non ha avuto particolari difficoltà a confermare l’esistenza di una prassi simile, all’interno dell’azienda. Precisando, anzi, che il termine fa riferimento a quei progetti su cui occorre vigilare con la massima attenzione.
Questo è quanto affermato all’interno di una nota rilasciata dal gruppo italofrancese, diramata per l’occasione: “L’email interna indirizzata al team di leadership finanziaria rafforza i controlli sulle richieste di acquisto. Il termine ‘Doghouse’ è un’espressione utilizzata in passato da Fca, che si riferisce a progetti per i quali sono necessari ulteriori controlli e una maggiore attenzione”.
Per poi aggiungere che, in considerazione del fatto che non si tratta di una nuova politica, non sono previste le sue ricadute sulle richieste di acquisto, sugli ordini d’acquisto o sulle fatture già esistenti.
In definitiva, quindi, si tratterebbe soltanto di un provvedimento messo in campo per obbligare tutti a muoversi entro paletti molto stretti. Il percorso che ne scaturirebbe dovrebbe dare un aiuto sostanziale ad una riduzione delle spese in grado di aiutare Stellantis a mantenere la necessaria liquidità.
Il profit warning del 30 settembre è stato disastroso
Una nuova misura, il ritorno del metodo “housedog”, che giunge all’indomani del profit warning del 30 settembre, accolto malissimo dai mercati finanziari. I conti per il 2024 si profilano pessimi e in conseguenza di ciò Stellantis continua a lasciare valore sul terreno. Nel corso degli ultimi sei mesi, infatti, il gruppo ha perso oltre la metà della sua capitalizzazione di mercato, ingenerando una lunga fila di bocciature da parte degli analisti.
La revisione dei conti è del resto chiarissima, evidenziando un taglio del margine dal 10 al 5,5-7% e un free cash flow industriale atteso tra -5 e -10 miliardi, quando in precedenza era positivo. A provocare il disastro è la flessione delle vendite nel mercato americano, uno di quelli chiave per il gruppo a livello di profitti, che va a mixarsi all’accumulo eccessivo di scorte.
Basta fare un raffronto con lo scorso anno, quando il gruppo generava miliardi di dollari, per capire la gravità della crisi. Il flusso di cassa industriale, anche se “significativamente negativo” nel 2024, non impedirà a Stellantis di contare su una buona disponibilità di cassa alla fine dell’anno. Ciò non toglie la necessità di mantenere le spese sotto controllo, a costo di dispiegare misure drastiche.