Se il Governo pensa di giocare con le parole sul tema delle accise sul diesel e dell’allineamento con le accise sulla benzina, deve sapere che un atteggiamento di questo genere potrebbe avere conseguenze di larga portata. A sottolinearlo è Unatras, il coordinamento unitario degli autotrasportatori, che ha in questo modo fatto sapere la propria interpretazione del sedicente “allineamento” che secondo l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non sarebbe un aumento. Abbracciando la tesi esattamente opposta, ben sapendo che l’operazione prelude all’innalzamento delle accise sul diesel, non certo sull’abbassamento di quelle sulla benzina. Ipotesi che comporterebbe un aumento del carburante, con le previste ricadute sul prezzo delle merci trasportate. Un quadro tale da far paura a molti.
Accise diesel, Unatras non ci sta
Nella spasmodica ricerca di risorse per una Legge di Bilancio che si prospetta alla stregua di una stangata per i cittadini, il governo Meloni sembra destinato a trovare forti resistenze. A partire da quella degli autotrasportatori, che tramite la loro associazione di categoria, Unatras, hanno recapitato un messaggio molto forte all’esecutivo: non scherzate con le parole.
Il messaggio è stato per ora recapitato al Ministro del trasporti, Matteo Salvini. Proprio a lui è stato intimato di chiarire le reali intenzioni del centrodestra sul tema delle accise gravanti sul gasolio per autotrazione. In pratica si tratta di un vero e proprio avviso: andate avanti sulla strada dell’aumento, altro che allineamento, e scendiamo in sciopero. Con una conseguenza ben precisa, il vero e proprio blocco del Paese.
La stessa Unatras lamenta il fatto che, al momento, le uniche notizie sul tema vengono apprese dai media. Uno stillicidio di indiscrezioni che stona con il “silenzio assordante” che sembra all’improvviso aver colpito politici solitamente prodighi di annunci. Un atteggiamento in cui spicca proprio il Ministero dei Trasporti, con Salvini troppo impegnato per la kermesse folcloristica di Pontida, per potersi degnare di prestare attenzione ad una questione che rischia di infuocare il Paese. Tanto da ignorare la richiesta di convocazione inviata al suo dicastero nei giorni passati.
Lo sciopero non è un tabù
Unatras, comunque, non sembra intenzionata a fare marcia indietro sulla sua richiesta. Soprattutto alla luce dello stato di vera e propria agitazione che caratterizza le imprese. Uno stato d’animo giustificato del resto dalle ipotesi di aumenti dei costi a loro carico, e tale da arrivare a non escludere in linea di principio il ricorso allo sciopero generale della categoria.
Nella loro protesta, peraltro, potrebbero incrociare quella delle associazioni dei consumatori. Una saldatura che potrebbe rivelarsi infine letale per il governo, messo alle strette dall’esigenza di accontentare l’UE a scapito delle tante promesse elettorali.
Come è logico arguire, infatti, una misura come l’aumento delle accise sul gasolio rischia di riversare i propri effetti sui prezzi delle merci. In tal modo al danno per chi ancora ricorre a questo genere di motorizzazione, si andrebbe ad aggiungere quello a danno di tutti i consumatori. Causato dal previsto aumento dei prezzi che ne conseguirà.
A sostenerlo è il Codacons, in una sua nota emanata per l’occasione. L’associazione dei consumatori ha espresso i propri timori proprio a seguito della minaccia relativa alla proclamazione dello stato di agitazione da parte di Unatras. Questo il commento, al riguardo: “Si innescherebbe un effetto domino con rialzi di prezzi e tariffe in tutti i settori, e una conseguente riduzione dei consumi da parte delle famiglie, con ripercussioni negative per commercio, industria ed economia nazionale”.
Un quadro estremamente preoccupante
I calcoli al riguardo sono già stati fatti e da essi viene fuori un quadro estremamente preoccupante. Tra maggiori costi di rifornimento e rincari dei prezzi al dettaglio, ammonterebbe a ben 7,5 miliardi di euro il conto per le famiglie italiane conseguente dal rialzo delle accise sul gasolio. Un conto dovuto al fatto che in Italia l’88% della merce viaggia su gomma. I costi di trasporto e di logistica incidono quindi in modo diretto sui prezzi di negozi e supermercati
Senza contare l’effetto sul PIL, poiché un ulteriore aumento dei prezzi potrebbe spingere ad una ulteriore contrazione dei consumi. Considerato che già oggi siamo in fase di stallo, come certificato da Istat, le conseguenze per l’economia tricolore sarebbero disastrose.