Le vendite della Fiat 500e, la versione completamente elettrica dell’icona italiana, si sono rivelate deludenti sia in Europa che in Nord America. Dal suo debutto all’inizio dell’anno, sono state immatricolate solo 439 unità negli Stati Uniti e 381 in Canada.
Nonostante questi numeri decisamente scoraggianti, Stellantis non si arrende e ha pianificato un investimento di 110 milioni di dollari per lo sviluppo della 500 nei prossimi anni. Le ragioni del tiepido interesse dei consumatori non sono difficili da comprendere: autonomia limitata e prezzo elevato sono i principali colpevoli di questi risultati scarsi.
Quindici anni fa, la Fiat aveva conquistato il mercato americano con la 500, un’auto compatta, dal prezzo competitivo e con un fascino vintage italiano. La versione elettrica della 500 non è riuscita a replicare quel successo. La produzione della 500e è stata sospesa a inizio settembre nello stabilimento di Mirafiori, a Torino, indice di poco ottimismo sul modello.
L’investimento da 110 milioni di dollari sarà focalizzato su due fronti. In primis, migliorare le prestazioni della batteria, attualmente limitate a un’autonomia di 149 km. Poi, incoraggiare la versione ibrida della Fiat 500 per attrarre chi è scoraggiato dalla scarsa autonomia della variante elettrica. Non è un segreto che gli ibridi e i plug-in stanno guadagnando popolarità, mentre la quota dei veicoli elettrici è rimasta stabile dopo un iniziale e limitato boom.
Una Fiat 500 ibrida potrebbe davvero aiutare Fiat a ritrovare competitività negli Stati Uniti. Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha annunciato al Salone di Parigi che entro il 2026 l’azienda rivaluterà la sua gamma di marchi. “Valuteremo le performance di ogni brand intorno ai due terzi del piano Dare Forward 2030, per poter prendere decisioni nei prossimi due o tre anni”, ha dichiarato Tavares. La futura versione ibrida, dunque, potrebbe rappresentare un compromesso per convincere chi è ancora titubante, ma resta il dubbio: Fiat riuscirà a ribaltare la situazione?