Le Ferrari Daytona SP3 ed F80 sono due espressioni al top della filosofia del “cavallino rampante”. Entrambe in tiratura limitata, appartengono a due famiglie diverse e preziose del marchio. La prima è la più recente opera della Serie Icona, aperta dalle Monza SP1 ed SP2. L’altra è la più fresca interpretazione del concetto di supercar in salsa maranelliana, che ha avuto origine con la GTO del 1984 e continuità con le successive F40, F50, Enzo e LaFerrari. In comune hanno il marchio, lo spirito e l’esclusività, ma sono molto diverse fra loro.
Spostando le luci dei riflettori sul piano prestazionale, non c’è dubbio sul fatto che la Ferrari F80 vinca a mani basse il confronto, ma il romanticismo analogico del motore V12 aspirato della Daytona SP3 non ha prezzo e ripaga enormemente del gap prestazionale sull’altra, che emerge soprattutto in pista. Nel nome del modello della Serie Icona si celebra il ricordo della tripletta conseguita dalla casa di Maranello alla 24 Ore di Daytona del 1967.
Sua musa ispiratrice è stata la leggendaria 330 P4, ma nello specchio di coda a guidare le scelte stilistiche ci ha pensato la 250 P5 Berlinetta Speciale Pininfarina. La base strutturale è stata fornita da LaFerrari Aperta, con cambiamenti visivi e filosofici radicali. Qui, per esempio, manca la componente ibrida. Un bel modo per toccare il cuore di chi ama le belle auto di taglio classico e puro. Il look è forte e deciso, ma anche sensuale e flessuoso. Diciamo che le sue forme sono semplicemente stupende. Flavio Manzoni ha fatto un lavoro eccellente.
Sotto il cofano posteriore pulsa un V12 da 6.5 litri di cilindrata, che eroga 840 cavalli di potenza massima, genuini come un sentimento vero. Le sue note sonore sono le migliori che si possano desiderare. Al top le prestazioni, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 2.85 secondi e da 0 a 200 km/h in 7.4 secondi. La punta velocistica è nell’ordine dei 340 km/h. Per questa sportiva in serie limitata sono stati previsti soltanto 599 esemplari.
Decisamente meno bella di lei, anche se comunque da sogno, la Ferrari F80, erede delle varie GTO, F40, F50, Enzo e LaFerrari. Qui a catturare gli sguardi ci pensa la forza espressiva più che l’armonia stilistica. Nulla da eccepire sullo specchio di coda e sulla vista di 3/4 posteriore, ma la fascia nera a tutta larghezza, ispirata a quella della 365 GTB/4 “Daytona”, che raccorda i gruppi ottici frontali, apre il fianco a qualche perplessità, quasi quanto il design del parafango anteriore, che spezza l’armonia del profilo, altrimenti nettamente migliore.
Per i puristi, questa vettura è un po’ ingarbugliata e non intercetta il gradimento degli occhi e del cuore con la stessa fluidità dell’altra. Qui Flavio Manzoni si è espresso meno bene. Anche la scelta del V6 biturbo ed ibrido non premia sul piano emotivo, storico e sonoro come il V12 dell’altra, pur esprimendo, nel complesso, una cavalleria nettamente superiore, che si traduce in performance di un altro pianeta. Non c’è dubbio sul fatto che ci siano più romanticismo e appeal sulla Daytona SP3.
La Ferrari F80 si rifà, con una connessione stretta, alle 499P vincitrici di ben 2 edizioni della 24 Ore di Le Mans, confermando in tal mondo la filosofia della casa di Maranello, che lega le sue auto di frontiera all’universo agonistico e alle tecnologie del momento. Sul piano ingegneristico, la nuova nata del “cavallino rampante” è stratosferica. Ogni dettaglio costruttivo ed ogni elemento meccanico sono stati calibrati in modo certosino, con scelte mirate e nanotecnologiche.
Sublime anche la cura della veste aerodinamica, portata all’estremo e impreziosita da componenti attive. Non c’è dubbio sul fatto che la ricerca della migliore deportanza e dei migliori flussi termici abbia inciso sul look, rendendolo meno fluido di quanto ci si aspettasse. La supercar di punta del marchio emiliano, appena presentata, ha un DNA da corsa. Previsti 799 esemplari, già tutti venduti.
Per raggiungere livelli energetici maggiori rispetto a quelli espressi da qualsiasi altra “rossa” stradale, i tecnici di Maranello hanno puntato su un 6 cilindri biturbo e ibrido, da 3.0 litri di cilindrata, che sviluppa 1200 cavalli. Le prestazioni sono stellari, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.1 secondi e da 0 a 200 km/h in soli 5.75 secondi. La punta velocistica è nell’ordine dei 350 km/h. In pista, a Fiorano, pare che voli, ma non si hanno al momento dei crono di riferimento. Qui, la Daytona SP3 deve arrendersi, quasi impotente.