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Carlo Calenda: “Hanno distrutto Maserati, poteva essere la Porsche italiana”

A causa di scelte errate per Calenda il recupero di Maserati è davvero difficile

Carlo Calenda

Nei giorni scorsi il segretario di Azione Carlo Calenda ha visitato la sede di Maserati a Modena, prima di recarsi in piazza Grande per un evento elettorale a sostegno della lista “Emilia Romagna Futura”. Durante la sua visita, Calenda ha attraversato il centro della città, accompagnato dall’assessore Paolo Zanca e dal capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti.

Maserati: Carlo Calenda in vista alla sede critica Stellantis

Carlo Calenda ha dichiarato: “Il nostro principale avversario in queste elezioni non è la destra, ma l’astensionismo. La Maserati sta affrontando una crisi, con una riduzione della produzione del 70%, mentre qui si discute di altro. Ho lavorato per l’azienda. L’abbiamo rilanciata negli Stati Uniti e abbiamo ristrutturato la fabbrica. Vederla ora produrre solo 600 auto è davvero triste. Avevamo realizzato un lavoro straordinario, ma chi la dirige oggi sembra preoccuparsi solo dei dividendi e non fa investimenti significativi.”

Attualmente, Maserati, recentemente messa sotto la direzione di Santo Ficili, ha subito un calo del 70% nella produzione. Il leader di Azione evidenzia che “le attività di Ricerca e Sviluppo che avrebbero dovuto essere implementate sono state praticamente abbandonate. Risultato di questa situazione è la mancanza di visibilità sui tre stabilimenti. La quota di mercato è drasticamente diminuita, rendendo molto complesso un eventuale recupero”, ha concluso Carlo Calenda.

Maserati Modena
Lo stabilimento Maserati di Viale Ciro Menotti, a Modena

Inoltre Carlo Calenda ha dichiarato che “la situazione per l’industria automotive attualmente è disastrosa; il 2025 si preannuncia un anno catastrofico. Poiché Draghi aveva stanziato 5,2 miliardi, noi abbiamo presentato un piano molto dettagliato su come procedere: è fondamentale non solo la parte degli incentivi per la rottamazione, ma anche quella relativa al costo dell’energia e agli investimenti sugli accordi di sviluppo, che includono la ricerca. Il problema è che il governo ha annullato tutto”. Inoltre, ha aggiunto che il governo Meloni “non destina un euro alla politica industriale nell’anno in cui ci sarà la recessione, e questo è drammatico”.