I lavoratori della United Auto Workers (UAW) legati allo stabilimento di Belvidere, che è stato temporaneamente chiuso, hanno recentemente votato per autorizzare uno sciopero a causa del ritardo nella riapertura della fabbrica da parte di Stellantis. Questo voto è stato approvato con una schiacciante maggioranza del 91%. I leader del sindacato hanno quindi potuto dichiarare possibile lo sciopero, qualora lo considerino necessario.
Il sindacato aveva già ammonito Stellantis sui “mancati impegni” presi per riaprire lo stabilimento. In questo contesto è cresciuta sempre più la preoccupazione tra i lavoratori. Nel frattempo, Stellantis ha giustificato il ritardo, sottolineando che il contratto con i sindacati consente modifiche nei piani di investimento e nei livelli occupazionali. Secondo il gruppo industriale, infatti, non ci sarebbero violazioni da parte dell’azienda.
Nello scontro, il sindacato sostiene che il rinvio del piano per Belvidere vada contro gli accordi presi, concedendo ai lavoratori il diritto di scioperare. Nella complessa e lunga telenovela, che poco ha di teatrale e molto ha di drammatico per i lavoratori rimasti a casa, resta al centro l’accordo siglato lo scorso anno tra la UAW e Stellantis, che includeva anche l’impegno per la riapertura della fabbrica di Belvidere.
Già nel 2020 Stellantis aveva annunciato l’intenzione di consolidare i suoi impianti e creare un Mopar Mega Hub presso Belvidere. I nuovi piani, però, non sono ancora stati formalizzati. Nonostante le difficoltà, il sindacato ha continuato a spingere per una rapida attuazione di queste promesse, e in un recente incontro a Belvidere, il presidente della UAW, Shawn Fain, insieme al senatore Bernie Sanders, ha richiamato l’azienda al rispetto degli impegni presi.
Il sindacato UAW, indipendentemente dalla guida politica della Casa Bianca, vuole proseguire il confronto con Stellantis. Chiede a gran voce “leggi più giuste e politiche che sostengano i lavoratori locali”, in particolare nel settore automobilistico. Qui “le difficoltà per la sostenibilità dei posti di lavoro e le condizioni dei lavoratori sono sempre più evidenti”. Il sindacato lo riafferma a chiare lettere, anche all’indomani dell’elezione di Donald Trump. “Chiunque sia alla Casa Bianca non cambierà la lotta che stiamo portando avanti”.