Nei meravigliosi anni ’80, sognare in grande era la norma. In quel periodo storico piaceva il bello, in tutte le dimensioni, senza i freni inibitori del politicamente corretto. Gli slanci emotivi non venivano soffocati da reticoli mentali creati artificiosamente per appiattare il mondo. Tutto prendeva forma con grande intensità, in un quadro votato all’ottimismo e alla voglia di vivere. In quel periodo storico sono nate tante auto affascinanti, perfettamente allineate allo spirito del tempo.
Penso, soprattutto, alle Ferrari F40, GTO e Testarossa, ma anche le altre opere del “cavallino rampante” partorite in quel decennio si intonavano alla filosofia. Oltre a queste, in Italia presero forma altre auto speciali, firmate da marchi diversi. In questo post facciamo un breve viaggio alla scoperta di alcune delle creature tricolori più carismatiche della specie, nate negli anni ’80. Seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.
Ferrari F40: l’auto regina dei sogni
Questa è, senza ombra di dubbio, l’auto più iconica dell’era moderna ed una delle “rosse” più affascinanti di tutti i tempi. Solo gioielli come la 250 GTO o la 330 P4 hanno un carisma dello stesso livello. La veste estetica, firmata da Pietro Camardella per Pininfarina, è di uno splendore unico ed inebriante. Nessuna supercar nata prima o dopo di lei ha saputo raggiungere lo stesso livello di fascino. La Ferrari F40 sembra un prototipo scappato dalla pista di Le Mans, ma ha tratti armonici e fluidi, degni di una elegante scultura. Il suo stile è unico e dirompente. Quando la si vede in strada, eclissa ogni altro oggetto, automobilistico e non, presente nel campo visivo. Incredibile la sua presa scenica.
Non meno eccitante è la tela meccanica, dominata dal motore V8 biturbo da quasi 3.0 litri di cilindrata, che eroga 478 cavalli di potenza massima. Oggi molte auto fanno decisamente meglio in termini assoluti, ma tenendo conto della cubatura, siamo ancora al top, nonostante siano passati tanti decenni dal suo debutto. Inoltre, i brividi della spinta regalati da questa “rossa”, con le sue vigorose scariche di coppia, su un peso di soli 1100 chilogrammi, restano di riferimento. Ogni elemento della F40 è come uno strumento perfettamente accordato agli altri, in una sublime orchestra. Il merito è dell’unica regia progettuale, curata dall’ingegnere Nicola Materazzi.
Ferrari Testarossa: una miss a 4 ruote
Negli anni ’80 era il sogno di tutti. Non c’era persona che non desiderasse avere questa stupenda auto sportiva in garage. Chi non poteva permettersela in scala reale, si accontentava di un modellino in formato ridotto o di un poster in camera. La Ferrari Testarossa, in qualche modo, entrava nella vita di ogni famiglia. In lei si condensava al meglio lo spirito vivace ed esuberante di quel periodo storico. Pininfarina decise di osare e il risultato premiò al meglio i suoi sforzi. Incredibile la magia stilistica di questo modello, il cui specchio di coda e la cui vista di 3/4 posteriore restano ancora oggi un esempio di insuperata bellezza. Anche il resto è perfettamente all’altezza, in un quadro di preziosa coerenza espressiva, che lascia il segno.
Stiamo parlando di una delle auto più iconiche di tutti i tempi, di una delle più belle espressioni creative dell’intelletto umano. Sotto il cofano posteriore scrive le sue note sonore, di immensa presa emotiva, un motore a 12 cilindri da 5 litri di cilindrata, con angolo di 180 gradi fra le bancate, che eroga 390 cavalli di potenza massima, per spingere la Testarossa oltre la soglia dei 290 km/h. Questa non è una racing car, ma una granturismo coi fiocchi, che ha segnato un’epoca.
Ferrari GTO: auto iconica
Porta un nome ingombrante, ma ha saputo onorare al meglio il tributo alla nobile progenitrice, anche se non ha avuto una carriera agonistica sfolgorante come l’altra. La Ferrari GTO del 1984 è un’auto di incredibile splendore. Alcuni la mettono in cima alle preferenze fra le “rosse” dell’era moderna. Sicuramente ha fascino da vendere. Le sue forme sono scultoree. Con lei si guadagnerebbe la scena anche nella sala principale del Louvre. Si tratta di una espressione d’arte della miglior specie. I tratti muscolari ed eleganti della sua carrozzeria ne fanno un capolavoro assoluto. Impossibile resistere al suo richiamo ormonale.
Anche lei è stata una regina di cuori. I suoi poster erano presenti in tantissime case. Oggi resta in cima ai desideri, ma le quotazioni hanno ristretto ulteriormente la platea dei potenziali acquirenti che, pure nelle aste più prestigiose, trovano raramente un esemplare in vendita. La GTO doveva nascere in 200 esemplari, per ottenere l’omologazione in Gruppo B, ma prese forma in 272 unità, per non scontentare alcuni clienti. Cuore pulsante del modello è un motore V8 biturbo da 2855 centimetri cubi, con 400 cavalli di razza al servizio del piacere, su un peso di 1160 chilogrammi. Con lei bastano 4.9 secondi per raggiungere i 100 km/h. La velocità massima è di 305 km/h.
Maserati Shamal: tridente muscolare
Questa è una delle auto più entusiasmanti prodotte dal “tridente” negli ultimi decenni. Fu prodotta a partire dal 1989, in un numero estremamente ridotto di esemplari: solo 369 unità uscirono dallo stabilimento di Modena. Il suo look, firmato da Marcello Gandini, profuma di grinta ed energia, da ogni prospettiva d’osservazione.
Stiamo parlando dell’uomo che disegnò per Bertone anche la Lancia Stratos, la Lamborghini Miuria e la Lamborghini Countach, solo per citarne alcune. Sotto il cofano anteriore della Maserati Shamal pulsa un motore V8 da 3.2 litri, sovralimentato con una coppia di turbocompressori, che eroga 326 cavalli di potenza. Lo scatto da 0 a 100 km/h viene liquidato in 5.3 secondi, mentre la punta velocistica si spinge nel territorio dei 270 km/h.
Lancia Rally 037 Stradale: DNA racing
Fu presentata al Salone dell’Auto di Torino del 1982, come base per l’omologazione dell’omonima “belva” destinata ad affrontare le insidie del Campionato del Mondo Rally dell’anno successivo, nell’esuberante Gruppo B. Derivata dalla Beta Montecarlo, la Lancia Rally 037 Stradale aveva un look racing, abbinato a tecnologie di altissimo livello, per cercare di imporsi nel complesso mondo del motorsport, in una sfida difficile contro le rivali a trazione integrale.
Qui l’energia si scaricava sulle sole ruote posteriori. Il suo telaio è a struttura mista: monoscocca e tubolare. Un’impalcatura solida per la carrozzeria in poliestere, con rinforzi in vetroresina. Sotto il cofano posteriore trova accoglienza un’unità propulsiva a quattro cilindri con 16 valvole, da 2 litri di cilindrata, rinvigorito da un compressore a lobi denominato “Volumex”, per una potenza massima di 205 cavalli. L’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede meno di 7 secondi, mentre la punta velocistica varca la soglia dei 220 km/h.
Lancia Delta S4 Stradale: auto “bestiale”
Anche questa è un’auto perfettamente in sintonia con lo spirito esuberante degli anni ’80. È una creatura selvaggia, che fece da base per il mostro di Gruppo B creato in quel periodo dalla casa torinese. Nacque come erede della Rally 037, ma con due ruote motrici in più e una tecnologia più sofisticata. Il look è più squadrato e meno esotico, ma la grinta è di altissimo livello. Si vede subito che è nata per le corse. Qui non ci sono leziosità stilistiche: si bada al sodo.
L’energia dinamica giunge da un motore a 4 cilindri da 1.8 litri, con turbocompressore e compressore volumetrico, per avere un tiro pieno a tutti i regimi di rotazione. Ne deriva una potenza massima di 250 cavalli, espressa a 6750 giri al minuto. Questo gioiello meccanico è protetto dall’immenso cofano posteriore, che è uno degli elementi più scenografici del suo stile. Lo scatto da 0 a 100 km/h viene liquidato in 6 secondi, la velocità si spinge fino ai 225 km/h. Nella versione Stradale, la Delta S4 ha un abitacolo civilizzato, quasi da auto comune, ma di impronta sportiva. I sedili ed altri elementi avvolti da preziosa Alcantara danno la misura del concetto prima espresso.
Alfa Romeo SZ: la vettura a cuneo
Qui il “biscione” si è concesso licenze stilistiche particolarmente ardite. Ne deriva un look poco armonico e per nulla bello, ma ricco di carattere. Impossibile confondere l’Alfa Romeo SZ degli anni ’80 con qualsiasi altra auto. Si può dire che il carisma non le fa difetto, anche se il quadro prestazionale non è in linea col suo look così muscolare. In totale, la vettura prese forma in circa 1000 esemplari, durante il suo ciclo produttivo, che si è protratto dal 1989 al 1991. Da questa coupé fu poi derivata una versione scoperta, la RZ, ma qui non ci occupiamo della roadster.
La forza propulsiva dell’auto in esame giunge da un motore V6 Busso da 3 litri di cilindrata, disposto in posizione anteriore. Qui ci sono 210 cavalli di potenza massima al servizio del pedale del gas, espressi a 6200 giri al minuto. Le cifre specifiche sono buone, come le note di scarico, ma da un mezzo col look dell’Alfa Romeo SZ ci si sarebbe aspettati numeri più vigorosi, anche in virtù dell’ottimo comportamento dinamico. Non stordisce l’accelerazione, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 7 secondi netti. Va un po’ meglio per quanto riguarda la punta velocistica, pari a 245 km/h.