Stellantis ha annunciato la chiusura di una delle sue storiche fabbriche, quella di Luton, che da 120 anni produce vari modelli del marchio Vauxhall (la Opel britannica). La decisione metterà in difficoltà oltre 1.000 dipendenti, che si troveranno di fronte a una difficile scelta: trasferirsi a Ellesmere Port, a circa 225 chilometri di distanza, o perdere il lavoro.
Il gruppo industriale ha comunicato che la produzione nello stabilimento di Luton cesserà ad aprile, per concentrarsi interamente sulla fabbrica di Ellesmere Port, situata nel Cheshire, nel nord-ovest dell’Inghilterra. Si tratterebbe della prima fabbrica del Regno Unito dedicata esclusivamente alla produzione di veicoli elettrici.
Com’è noto da tempo, Stellantis sta affrontando non poche difficoltà a causa delle normative britanniche, che impongono alle case automobilistiche di vendere una percentuale crescente di veicoli elettrici a zero emissioni (ZEV), in vista del divieto totale dei veicoli a combustione fissato per il 2035.
In generale, la transizione verso l’elettrico stia avanzando, ma la domanda di veicoli a zero emissioni rimane incerta. Ogni veicolo in eccesso rispetto alle soglie ZEV imposte avrà una sanzione di 15.000 sterline, sebbene sia possibile acquistare crediti da altre aziende per coprire il gap. Una sfida pesantissima.
Stellantis, che possiede anche i marchi Peugeot, Citroen e Fiat, si trova a fronteggiare obiettivi ambiziosi. Successivamente alla chiusura, il gruppo ha dichiarato che fornirà un “supporto al trasferimento” ai lavoratori che decideranno di spostarsi a Ellesmere Port, offrendo anche un pacchetto interessante.
Le trattative con i sindacati sono ancora in corso per definire i dettagli. Jonathan Reynolds, ministro per le imprese del Regno Unito, ha definito la proposta di trasferimento come una soluzione migliore rispetto alla chiusura totale.
Tuttavia, il sindacato Unite, che rappresenta anche i lavoratori Stellantis di Luton, ha duramente criticato la decisione, definendola un “schiaffo in faccia” per i dipendenti costretti a trasferirsi a oltre 200 km di distanza, con tutte le difficoltà che comporta. “Indipendentemente dai benefici per Ellesmere Port, questa proposta non è accettabile”, ha dichiarato il sindacato, che ha annunciato di essere pronto a fare tutto il possibile per mantenere la produzione nello stabilimento di Luton e ha esortato il governo a fare lo stesso.