Tra le auto personali di Enzo Ferrari, un buon livello di notorietà è stato raggiunto dalla Ferrari 330 GT 2+2, di colore bianco. Questo modello, del 1964, ha raggiunto i 60 anni di età. Un compleanno importante, che merita di essere ricordato. Noi lo facciamo con un post celebrativo, focalizzato sugli aspetti salienti della vettura, nata per prendere il posto della precedente 330 America. Il debutto in società prese forma al Salone di Bruxelles.
Anche se non coinvolgente come altre auto del marchio, questa tre volumi esprimeva con grande eleganza le alchimie della sua carrozzeria. La firma stilistica era di Pininfarina, grande maestro del gusto nell’universo a quattro ruote.
Due le serie prodotte. A distinguerle ci pensava, fondamentalmente, il diverso trattamento del frontale: con quattro gruppi ottici nella prima serie (quella di Enzo Ferrari per intenderci), ridotti a due nella seconda serie, decisamente più raffinata nello specchio anteriore. In totale il modello sbocciò in un migliaio di esemplari. Il più celebre fu proprio quello del Commendatore, anche se fra i clienti ci furono personaggi del calibro di John Lennon.
La Ferrari 330 GT 2+2 è una gran turismo confortevole, ad alto indice prestazionale. Ai suoi tempi si distingueva per classe e tonicità dinamica. Sotto il lungo cofano anteriore trova accoglienza un motore V12 da 4 litri di cilindrata, che mette sul piatto 300 cavalli di potenza massima, a 6600 giri al minuto, su 1380 chilogrammi di peso a vuoto. Ne derivano performance di ottimo livello, ben rappresentate dalla punta velocistica, nell’ordine dei 245 km/h. Negli anni sessanta non erano tante le grosse coupé a quattro posti capaci di spingersi a livelli compatibili.
Ad irrorare il cuore di questa GT provvedono tre carburatori doppio corpo della Weber, che elargiscono abbondanti dosi di ottani. Fra le doti della Ferrari 330 GT 2+2, merita di essere citata la buona robustezza del telaio a traliccio di tubi di acciaio, capace di garantire una buona resistenza strutturale. Rispetto alla 250 GT 2+2, di cui riprendeva le architetture generali, aveva un passo più lungo di 5 centimetri, per migliorare l’abitabilità dei posti dietro. Gli spazi interni erano lussuosamente trattati, con ingredienti di eccellente livello, come i nobili pellami di rivestimento, che avvolgevano i sedili ed altri elementi della tela compositiva, regalando piacevoli note olfattive.
Anche se non sportiva come altre auto del “cavallino rampante”, questa “rossa” (pardon…bianca) era in grado di muoversi a grande velocità, più nell’anonimato (è un eufemismo) rispetto ad altre creature del marchio emiliano. Proprio per questo la Ferrari 330 GT 2+2 fu scelta da Enzo Ferrari come auto personale, in una certa fase della sua vita. Oggi la coupé in esame è un’arzilla sessantenne, che non catalizza gli sguardi, ma sa comunque ritagliarsi il suo spazio anche nei raduni e negli eventi più esclusivi.