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I produttori di auto sono condannati a portare il peso di fattori indipendenti dalla loro volontà, ACEA affianca la Germania

Sigrid De Vries

L’Associazione europea dei produttori di automobili (ACEA) ha deciso di prendere posizione con forza sulla questione della riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli indicata dall’Unione Europea per il prossimo 2025. Lo ha fatto pubblicando una dichiarazione in cui invita gli Stati membri dell’UE a concordare al più presto una “riduzione dei costi di conformità” collegati al nuovo regolamento.

A tal proposito, occorre ricordare che, in conformità con la normativa “CAFE” (Corporate Average Fuel Emissions), per il prossimo anno il limite di emissioni di CO2 per i veicoli venduti all’interno dell’UE scenderà a 93,6 grammi per chilometro. E, soprattutto, ogni produttore o gruppo automobilistico che superi tale dato medio con la sua gamma di veicoli sarà multato fino a 95 euro per ogni grammo in eccesso. Una sanzione che sarà poi moltiplicata per ogni veicolo venduto.

ACEA si unisce alla Germania nella richiesta di variazioni sulla normativa sulle emissioni per il 2025

Il regolamento in proposito, rientra nella legge che regola il divieto di vendita di automobili con qualsiasi nuovo motore a combustione a partire dal 1° gennaio 2035 all’interno dell’eurozona. Ove restasse quello attuale, potrebbe tradursi in una stangata per molte aziende, tale da metterne a repentaglio i conti. Stando ai numeri diffusi da Luca de Meo, il numero uno di ACEA e Renault, le multe potrebbero attestarsi oltre i 15 miliardi di euro.

Logo ACEA

Una stangata che, peraltro, arriverebbe in un momento molto delicato per l’industria automobilistica continentale. Molti gruppi automobilistici europei, infatti, sono impegnati a contrastare il combinato disposto tra calo della domanda di veicoli, soprattutto elettrici, e crescente concorrenza dei marchi cinesi.

Nella sua battaglia, la lobby dei costruttori europei si troverà ad affiancare il governo tedesco. Berlino, infatti, è a favore di un allentamento dei limiti in questione, offrendo la possibilità di compensare i deficit del 2025 con quote maggiorate nel biennio successivo. Un biennio nel corso del quale si prevede che le auto prodotte in Europa saranno già in grado di emettere una una quantità inferiore di C02.

ACEA chiede agli stati membri di agire ora

Proprio per evitare lo choc delle sanzioni previste a carico di chi sforerà i limiti indicati dall’Unione Europea, ACEA in vista del Consiglio Competitività Ue previsto per il 28 novembre, ha chiesto ai Paesi membri di agire ora e ridurre i costi di adeguamento alle emissioni relativi al 2025 .

Al contempo, l’associazione ha cercato di rassicurare le controparti sulla propria intenzione di conservare l’impegno espresso in precedenza verso la trasformazione del modello di mobilità in direzione di una maggiore sostenibilità. Oltre che nei confronti dell’obiettivo di neutralità climatica per il 2050 che è stato indicato dall’Unione Europea. Obiettivi che ACEA considera essenziali al fine di garantire il futuro a lungo termine del settore automobilistico nell’UE.

Auto in un parcheggio

Nel suo comunicato, l’associazione dei costruttori europei ha anche cercato di spiegare che con il trascorrere del tempo verso il 2025, i produttori si trovano ad affrontare una serie di sfide crescenti per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2. In questo novero includono da un lato la carenza di domanda di auto elettriche e dall’altro il deterioramento del clima economico. Un mix tale da complicare il compito indicato dalle istituzioni continentali.

Solo i produttori di auto sono condannati a portare il peso di fattori indipendenti dalla loro volontà

A spiegare ulteriormente la posizione assunta da ACEA è stata il direttore generale, la danese Sigrid De Vries, che ricopre l’incarico dal 2022. È stata lei a evidenziare che all’interno del settore europeo della mobilità, il peso di una trasformazione ostacolata da fattori indipendenti alla propria volontà sono esclusivamente i produttori di auto. Indicando tra gli stessi l’inadeguatezza dell’infrastruttura di tariffazione e l’insufficienza degli incentivi all’acquisto.

La stessa De Vries ha poi definito incoraggiante la posizione espressa dal governo tedesco. In particolare, lo sarebbe osservare come gli Stati membri dell’UE stiano discutendo opzioni concrete e praticabili per alleviare la pressione di conformità al regolamento che grava sulle case.

Ha inoltre indicato la giustezza di una visione caratterizzata dall’introduzione di periodi di conformità pluriennali, dispiegata mediante la possibilità di accumulare e prendere in prestito crediti di CO2 nel corso degli anni. Ora la palla passa nelle mani dell’UE.