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A Mirafiori la crisi non è per tutti: in arrivo aumenti per i capi reparto

Stellantis sta inviando delle lettere ai capi reparto e capi squadra delle Carrozzerie di Mirafiori per un prossimo adeguamento di stipendio

Stellantis Mirafiori

La crisi che sta attanagliando il settore dell’auto, non esclusivamente a livello nazionale, rappresenta una delle tematiche interessate da frequenti discussioni provenienti da più parti. All’interno della crisi dell’auto, se si guarda a un vero e proprio simbolo di quella che era la produzione automobilistica in Italia non si può fare a meno di considerare Mirafiori. Lo storico stabilimento torinese di casa Fiat vive probabilmente una delle fasi peggiori della sua storia, una crisi attuale che però potrebbe configurarsi non la medesima per tutti.

Secondo quanto riportato dalla redazione torinese del Corriere della Sera, già da qualche giorno Stellantis sta inviando delle lettere ai capi reparto e capi squadra del comparto Carrozzerie di Mirafiori in virtù di un prossimo adeguamento di stipendio. Un adeguamento che prevede una revisione positiva degli importi, con adeguamenti che vanno da un +4% a un più corposo +12%; dato che si traduce in un importo in crescita fino a 5.000 euro lordi l’anno.

Le sigle sindacali contestano gli aumenti di stipendio riservati ai capi reparto di Mirafiori

La situazione legata all’aumento degli stipendi per una ristretta fascia di dipendenti del gruppo impegnata a Mirafiori si è riservata le ire, e l’amarezza, degli oltre 2.800 operai che ormai da mesi percepiscono nient’altro che la cassa integrazione. Per meno di 1.000 euro al mese. Come dichiarato da Gianni Mannori, della FIOM Torino, non appare chiaro l’obiettivo reale di Stellantis: “troviamo che sia discutibile che i responsabili di linea prendano un premio di questa portata in un momento in cui la cassa integrazione fa da padrone in fabbrica”, ha ammesso Mannori. Ricordiamo che dopo due mesi di fermo totale della produzione a Mirafiori si era ricominciato a lavorare soltanto all’inizio di novembre su un solo turno e a rotazione sulle linee produttive della Fiat 500 Elettrica e su quelle delle Maserati GranTurismo e GranCabrio. Salvo poi fermarsi nuovamente con uno stop che si protrarrà fino agli inizi del prossimo mese di gennaio.

A Mirafiori si prospetta quindi un altro anno in cui la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali diventeranno sempre più protagonisti. Perlomeno fino a fine anno, visto che a partire dal mese di novembre dell’anno prossimo sarà avviata la produzione della nuova Fiat 500 Ibrida ovvero la variante dotata di propulsore endotermico ibrido dell’attuale 500 Elettrica. Un modello che secondo Carlos Tavares, CEO di Stellantis, dovrebbe contribuire fortemente al rilancio di Mirafiori.

Mirafiori
La Nuova 500 Elettrica è l’emblema della transizione ecologica del sito torinese

Gli incrementi salariali non tengono conto della politica di contenimento dei costi del Gruppo

Secondo quanto si legge ancora sul Corriere della Sera, gli aumenti di salario proposti ai capi squadra, capi reparto e anche ad alcuni team leader di Mirafiori rientrano in un programma di riallineamento voluto da Stellantis nell’ottica di premiare le performance espresse dai lavoratori. Parliamo quindi di incrementi salariali unilaterali che non hanno avuto necessità di negoziati con le sigle sindacali; condizioni sicuramente non nuove, ma che giustamente introducono ulteriori malumori in una fase di crisi come quella attuale.

Tali interventi esulano pure dalla recente politica di contenimento dei costi proposta da Stellantis e nota con la denominazione di dog-house; una metodologia imposta a più livelli per meglio fronteggiare la crisi che attanaglia il Gruppo. Per la prima volta, però, queste misure vengono introdotte anche all’interno dei lavoratori delle linee produttive. Secondo Igor Albera, della FIM CISL, “quando si danno aumenti importanti senza una logica condivisa si fa sempre più danno che vantaggio al collettivo”.

A Mirafiori, sulla base di ciò che riporta la testata, l’aumento salariale dovrebbe riguardare circa l’80% dei capi squadra e capi reparto per un complessivo di circa 50 lavoratori che non erano rientrati nelle misure degli ammortizzatori sociali; c’è poi chi, come Luigi Paone della UILM, si augura che “questa misura destinata a pochi non sia vera”.