Ottobre non è poi così lontano. Il decimo mese dell’anno aveva cominciato a proporre, e delineare, possibili impressioni del futuro prossimo di Carlos Tavares a poco meno di 4 anni dalla nascita di Stellantis con la fusione tra FCA e PSA. Proprio ad ottobre si era cominciato a parlare di 2026, prima, e di dimissioni anticipate poi introducendo l’evidenza di possibili incertezze interne e malumori sfociati nelle dimissioni presentate ieri al Consiglio di Amministrazione del Gruppo. Condizione che ha finito anche per corroborare le indiscrezioni fattesi sempre più pressanti sull’esistenza di malumori vaganti all’interno del management di Stlelantis. Ciò che emerge, rispetto ai ragionamenti proposti a ottobre quando Carlos Tavares, durante una visita presso lo stabilimento di Sochaux, aveva dichiarato che nel 2026 a 68 anni compiuti avrebbe avuto “un’età ragionevole per andare in pensione”, è una evidente accelerazione.
Si è formalizzata così una conclusione dei rapporti ufficialmente motivata dal fatto che “nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti”, secondo quanto ammesso da Henri de Casdtries, Senior Indipendent Director di Stellantis, nel comunicato diramato ieri dal Gruppo. Una ridefinizione dei rapporti che secondo alcune indiscrezioni sarebbe invece legata alle necessità della presidenza del Gruppo di rivedere decisioni intraprese dallo stesso Carlos Tavares.
Carlos Tavares lascia a Stellantis un’eredità complessa
Con le dimissioni di Carlos Tavares l’intero Gruppo Stellantis ragiona su una fase nuova, all’interno di un comparto, come quello dell’industria automobilistica, oggi interessato da una forte crisi. Di certo ciò che Tavares pone dietro alle sue spalle ora che se ne va è un’eredità particolarmente complessa, dove gli aspetti positivi trovano commistioni in condizioni negative. In una fase di criticità registrata dall’intero settore dell’auto le politiche ragionate da Carlos Tavares, su tutte la gestione delle economie di scala e la razionalizzazione dei costi con tagli e ridefinizioni dei valori produttivi all’interno degli stabilimenti, hanno incontrato ostacoli non indifferenti. A cominciare dai continui bracci di ferro con le sigle sindacali, soprattutto con duri attacchi registrati negli Stati Uniti, e poi con il Governo Italiano.
Appare allora sempre più evidente che le indiscrezioni relative a pressioni da parte degli investitori, su un accordo di risoluzione dei rapporti con Tavares, trovino ora un maggiore fondamento nella realtà dei fatti. I consistenti cali nei profitti registrati da Stellantis per tutto il 2024, con ricavi scesi del 27% durante il terzo trimestre dell’anno e consegne di veicoli ridotte del 20%, pare che all’interno del Gruppo non siano stati associati a un contesto generale comunque sfavorevole ma anche a una gestione capitanata da Carlos Tavares e non completamente condivisa.
Secondo quanto si legge ad esempio su Millionaire oggi, alcune fonti che hanno assistito ai colloqui interni in questa fase hanno ammesso che Tavares si stava concentrando troppo su prospettive a breve termine “rischiando di compromettere il futuro del Gruppo e irritando tutti nel processo” ovvero “sembrava più interessato a salvare la propria reputazione, rischiando di creare problemi a lungo termine per Stellantis”.
Il successore non arriverà in fretta
All’indomani delle dimissioni di Carlos Tavares dalla carica di CEO di Stellantis non sembra esserci la necessità di intervenire velocemente per individuare un possibile successore. Va però detto che il presidente John Elkann, che ora ha dato vita a un Comitato Esecutivo ad interim, si era espresso già un paio di mesi fa sulla necessità di ricercare un sostituto per il dopo Tavares; segno che qualche cambio di passo imminente era comunque già nell’aria, al netto delle più che ovvie speculazioni. L’impressione è che con la necessità di aver assunto momentaneamente i poteri esecutivi del Gruppo, Elkann voglia riportare Stellantis in acque più tranquille per poi affidarla a un management di rispetto sebbene non prima della prima metà del 2025.
Guardando verso questa direzione Stellantis ha già dato conferma che le linee guida fornite agli investitori a fine ottobre rimangono tali, mentre si fa spazio un più che ovvio toto nomi sul CEO di domani. Tra i nomi emersi già nei giorni scorsi i più insistenti rimangono quelli di Jean-Philippe Imparato, oggi a capo del mercato europeo di casa Stellantis, e Luca De Meo oggi CEO di Renault. Chiunque prenderà il posto di Carlos Tavares dovrà ristabilire i rapporti logoratisi in questi mesi fra Stellantis, sigle sindacali e governi oltre alla necessità di rivedere la strategia industriale dell’intero Gruppo.
Le dimissioni di Carlos Tavares certificano, ulteriormente, la crisi del comparto dell’auto in Europa. Stellantis si inserisce così in un contesto di difficoltà europea in cui era entrata già Volkswagen da più di qualche mese introducendo una delle fasi più oscure per l’industria dell’auto del Vecchio Continente; spremuta dalle incertezze della transizione all’elettrico e da prezzi sempre più alti che riducono la domanda e gli acquisti. Bisognerà ora capire come rinsavire e come superare una fase che si prevede non di facile risoluzione.