Le recenti dimissioni di Carlos Tavares si inseriscono in un contesto di grave crisi del panorama dell’auto a livello europeo. Il CEO di Stellantis ha infatti chiesto le dimissioni dalla carica di CEO del Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA in virtù di incertezze interne e malumori che, pare, si protraggono ormai da diverso tempo.
Sulla difficile condizione che grava ormai da tempo sulle spalle di Carlos Tavares ci sono le difficili tensioni che il manager portoghese ha dovuto affrontare con i governi, a cominciare dal nostro Governo Nazionale, e con le sigle sindacali. Proprie queste ultime rappresentano una fetta importante delle discussioni che hanno animato soprattutto questi ultimi mesi in cui la pressione, in termini di cali di profitti conseguenti ai cali di produzione e di vendite, si è fatta via via sempre più crescente. Sono apparse importanti le problematiche emerse fra Stellantis, Tavares e le sigle sindacali statunitensi, ma non meno corpose anche quelle con i principali sindacati di categoria italiani.
Le sigle sindacali, all’indomani delle dimissioni di Carlos Tavares, chiedono principalmente nuove tutele
In questi ultimi mesi dominati da incertezze sempre maggiori i principali sindacati di categoria si sono fatti sentire sempre di più. Era quindi più che lecito attendersi ovvie reazioni legate alle dimissioni messe in campo da Carlos Tavares. Il tenore delle dichiarazioni espresse dalle sigle sindacali è più o meno lo stesso, da più parti.
Il segretario generale della FIM CISL, Ferdinando Uliano, ha ammesso che le dimissioni di Tavares “rappresentano un momento di svolta per l’azienda e per il settore automobilistico italiano” aggiungendo che risulta fondamentale adesso individuare un nuovo amministratore delegato nel più breve tempo possibile. Condizione però esclusa da Stellantis che ha dichiarato già di introdurre un nuovo CEO soltanto a partire dalla prima metà del nuovo anno. Ciò perché, sempre secondo Uliano, è necessario che questo sia in grado di “rispondere positivamente alle nostre richieste”; richieste che la FIM CISL traccia nella necessità di introdurre una nuova piattaforma small, nuovi modelli oltre che investimenti in ricerca e sviluppo, serve confermare la giga-factory di Termoli, garanzie che non ci siano chiusure di stabilimenti e licenziamenti unilaterali, che avrebbero conseguenze devastanti per le famiglie e i territori”. Priorità già note e analizzate in più occasioni.
È al momento accanto ai dipendenti in protesta della Transnova di Pomigliano d’Arco la FIOM CGIL che fa sapere come all’indomani delle dimissioni di Carlos Tavares i lavoratori dell’azienda citata rischiano di perdere il loro posto di lavoro a fine anno. Ciò in virtù del non rinnovo delle commesse da parte di Stellantis. Il segretario generale della CGIL, Michele De Palma, aveva ammesso che la sigla vuole “un piano industriale e occupazionale subito” mentre Edi Lazzi, segretario generale di FIOM Torino, chiede di guardare avanti perché “chiunque sia il nuovo CEO deve immediatamente cambiare passo rispetto a Tavares” aggiungendo che risulta ancora più necessario “un piano industriale complessivo e in particolar modo per Mirafiori, fatto di investimenti, nuovi modelli e assunzioni”.
Di parere simile anche il segretario generale della UILM, Rocco Palombella, il quale si augura che il nuovo management sia in “discontinuità rispetto al passato, rispetto agli impegni occupazionali, produttivi e industriali nel nostro Paese. Il nuovo AD abbia a cuore gli stabilimenti e i lavoratori italiani. Riporti in Italia la produzione di auto e rilanci il polo del lusso della Maserati. Per gestire la transizione serve responsabilità e tutela dell’occupazione e delle professionalità”.
Le reazioni della politica
Già ieri sera, sin da subito, era emersa una nota stampa secondo la quale il presidente di Stellantis, John Elkann, aveva informato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella delle dimissioni di Carlos Tavares dalla carica di CEO del Gruppo.
Nella politica, da più parti, rimane però la preoccupazione come quella espressa “per il futuro degli stabilimenti, dell’indotto, di tanti lavoratori alle prese con stop, commesse che saltano, cassa integrazione”, come ammesso dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte; l’ex Presidente del Consiglio ha anche chiesto che John Elkann venga a riferire in Parlamento. Stesso punto di vista del Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, e di Antonio Misiani che è responsabile economia nella segreteria del PD il quale ha ammesso come le dimissioni di Carlos Tavares “evidenziano quanto sia grave la crisi che ha investito Stellantis e tutto l’automotive europeo” chiedendo poi a Elkann di intervenire in Parlamento. Non si è fatta attendere nemmeno la reazione di Carlo Calenda, di Azione, che ha ammesso “non rimpiangeremo Tavares”; Calenda non si era risparmiato nei confronti di Carlos Tavares nell’ultimo periodo.
La maggioranza vede l’attacco della Lega che si chiede “quanto prenderà Tavares come premio economico”, con Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che ha invece aggiunto che “era ora che Tavares se ne andasse” chiedendo un incontro con Elkann in Parlamento. “Con le dimissioni di Carlos Tavares si apre una nuova fase in cui ci auguriamo che l’Italia torni centrale”, ha invece ammesso il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.