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Piano Italia, ci sono novità reali o Stellantis si sta rivendendo l’usato come nuovo?

Stabilimento Stellantis Pomigliano d'Arco

Ad un giorno di distanza dalla sua effettuazione, il Tavolo Automotive è naturalmente al centro della discussione. I toni di esaltazione del governo, a beneficio dell’opinione pubblica, sono infatti tutt’altro che condivisi da molti osservatori, i quali hanno facile gioco a ricordare che ormai sta diventando una triste consuetudine il continuo rilancio di piani destinati a restare sulla carta. Mentre i sindacati non hanno problemi ad affermare che siamo ancora una volta alle semplici parole. Proviamo quindi a dare uno sguardo a quello che è emerso nel corso dell’incontro avvenuto al ministero delle Imprese e del Made in Italy per cercare di capirne qualcosa di più.

Il 2025 sarà un anno durissimo: parola dei sindacati

La prima cosa che emerge dal Tavolo Automotive è che il 2025 sarà un anno durissimo per i lavoratori di Stellantis. Del resto già è noto come i prossimi mesi vedranno uno sfruttamento intensivo degli ammortizzatori sociali da parte del gruppo italofrancese. I sindacati, infatti, si sono visti recapitare l’ennesimo avviso al proposito, per il 18° anno consecutivo. Basti pensare chedal 7 gennaio al 2 agosto si fermeranno i settori carrozzeria linea 500 Bev (1.005 addetti), Stellantis Europe di San Benigno (334 dipendenti) e Carrozzeria Maserati (794 dipendenti). Più fortunati i loro colleghi di Presse (300 addetti) e Costruzione Stampi (96 lavoratori), che si fermeranno un mese in meno.

Stabilimento Stellantis Pomigliano

Le prime novità, quindi, dovrebbero arrivare non prima del 2026, con uno scatto a partire dal 2028. A prefigurare un anno di sacrifici è peraltro la nuova soglia di emissioni a partire dal prossimo gennaio. Per evitare fino a due miliardi e mezzo di multe, Stellantis dovrà vedere il totale di auto elettriche vendute nella sua gamma dal 12 al 21%. Un obiettivo proibitivo, il quale costringerà probabilmente a stoppare ancora la produzione di termiche. Un quadro talmente complicato da spingere il responsabile per l’Europa, Jean Philippe Imparato, a definire una “sfida esistenziale” quella che attende il gruppo. Anche perché dall’UE giungono segnali negativi sul mutamento delle regole in questione.

Le novità reali: due modelli in più a Melfi e l’arrivo della piattaforma Stla a Pomigliano d’Arco

Le vere novità dovrebbero arrivare a Pomigliano d’Arco e Melfi. Per quanto concerne il primo sito, Stellantis ha assicurato che porterà la piattaforma Stla Small, destinata a fare da base a due modelli compatti. Per Melfi, invece, annuncia due modelli in più rispetto ai cinque che già erano in programma a partire dal prossimo anno. Non ci sono però date, come non si sa nulla sul terzo modello di gamma alta previsto per Cassino. Un modello che dovrebbe andare ad aggiungersi a Alfa Stelvio (2025) e Alfa Giulia (2026). Per questi due modelli si sta procedendo ad una valutazione che potrebbe sfociare nel varo di ibridi.

Ad essi si aggiungerà la nuova generazione di 500, assegnata a Mirafiori. E qui siamo quasi alle calende greche, considerato lo stato in cui versa l’automotive mondiale. Si parla infatti, al minimo, del 2029. In pratica, la lista presentata da Imparato per lo storico impianto torinese è puro riciclo per la grande maggioranza dei progetti. La motorizzazione ibrida dal novembre 2025 era infatti già stata assegnata da tempo, mentre Green Campus, Battery Center e reparto cambi hanno poco a che vedere con la missione produttiva di Mirafiori.

Lo stesso Imparato ha indicato nell’arrivo a Pomigliano della nuova piattaforma un passo fondamentale in ottica futura. Mentre per l’impianto lucano si tratterebbe di una “messa in sicurezza”. Ha inoltre affermato che tutti gli stabilimenti resteranno attivi e che la capacità produttiva è destinata a crescere a partire dal 2026.

Stabilimento Stellantis Cassino

Un ottimismo tutt’altro che condiviso dai sindacati, a partire dalla UILM, che per bocca di Rocco Palombella ha affermato: “Ancora tante parole e pochi fatti, non ci sono le condizioni per dichiarare che è iniziata una nuova fase”. Un giudizio cui arriva in soccorso quello della FIOM, il sindacato da sempre più critico verso Stellantis. Secondo il suo leader, Michele De Palma, un effettivo cambiamento si può avere solo abbattendo la cassa integrazione e aumentando il lavoro con missioni produttive per tutti gli impianti, oltre che nell’ambito di ricerca e sviluppo. Difficile dargli torto.

Su Termoli non c’è nessuna garanzia

Sin qui il bicchiere mezzo pieno. Nel computo definitivo del Tavolo Automotive, però, occorre calcolare anche l’altra metà del contenitore, quello mezzo vuoto. In cui spicca la questione relativa alla gigafactory di Termoli. Basta dare uno sguardo a quanto affermato da Imparato, ovvero le seguenti parole: “ACC (la joint venture con Mercedes e TotalEnergies) resta aperta a studiarne la realizzazione in base all’evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese”.

Detto in parole semplici, tutto rimane in alto mare, tanto da spingere Samuele Lodi (FIOM) ad affermare, senza girarci intorno: “Una scelta incomprensibile non garantire la fabbrica di batterie . Un Paese costruttore che va verso la transizione non può farne a meno.” Resta quindi sullo sfondo la questione dei quasi 400 milioni di euro di finanziamenti collegati al Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR). Prima concessi e poi tolti dal governo Meloni, dipendono dalla sicurezza sui tempi di realizzazione. Che, al momento, non esiste.

Stabilimento Stellantis Melfi

Se non avrà questi soldi, però, Stellantis si può consolare comunque. Il ministro Adolfo Urso, infatti, ha già assicurato altre risorse pubbliche per il settore: 800 milioni per la riqualificazione della filiera e 1,1 miliardi tra contratti di sviluppo e accordi per l’innovazione.

Al bicchiere mezzo vuoto vanno poi aggiunte altre questioni non proprio secondarie. A partire dalla fabbrica di Atessa, ove viene prodotto il Ducato. Un sito che è praticamente collassato da giugno, dopo aver retto su buoni ritmi produttivi, per il quale sarà necessaria la spinta verso l’elettrificazione. Infine, Maserati, per la quale Imparato ha spiccato poche parole di prammatica: “Deve tornare a fare squadra con la Motor Valley per un progetto comune.” Ovvero immergersi in un polo del lusso a Modena che potrebbe rinvigorire il marchio. In attesa che ci riesca, occorre soltanto incrociare le dita e sperare che la situazione migliori. In caso contrario, la fase successiva sarà quella del “si salvi chi può”.