Alla fine è arrivata anche lui, il gruppo Stellantis, che si unisce al coro di perplessità sullo stop alla vendita di auto a benzina e diesel in Europa a partire dal 2035. La posizione che rappresenta un cambio di rotta rispetto alle precedenti dichiarazioni del gruppo.
“Ci auguriamo che le autorità europee comprendano la serietà della situazione: è il momento di agire con un approccio diverso,” ha dichiarato Jean-Philippe Imparato, nuovo portavoce del gruppo in Europa, durante la presentazione del Piano Italia al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).
Il suo intervento segna un’evoluzione nella linea del gruppo, che sotto la guida del precedente CEO Stellantis, Carlos Tavares, aveva sostenuto con decisione la transizione verso il full electric. “Il cambiamento climatico è reale e dobbiamo assumerci la responsabilità di agire per le prossime generazioni,” aveva affermato Tavares nell’ottobre scorso. Adesso, però, il contesto è cambiato.
Con le vendite in calo di Stellantis, l’approccio di Tavares verso un’elettrificazione totale è stato messo in discussione, e Imparato ha assunto un ruolo di primo piano nelle trattative politiche, in attesa della nomina di un nuovo CEO. Un segnale di questo ripensamento è il ritorno di Stellantis nell’associazione europea Acea, che si batte per una revisione del phase-out dei motori termici.
Insieme al ministro Adolfo Urso, Imparato sostiene l’idea di una transizione più graduale, proponendo di mantenere in commercio auto a combustione alimentate da e-fuel e biofuel, purché questi garantiscano emissioni nette di gas serra pari a zero. Il documento informale elaborato dal governo italiano in collaborazione con la Repubblica Ceca ha già raccolto consenso tra diversi Stati membri dell’Ue, e il commissario europeo per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, ha confermato la disponibilità al dialogo.
Nel frattempo, il gruppo Stellantis si trova ad affrontare un altro scoglio. Bisogna, infatti, evitare le pesanti sanzioni previste per il mancato rispetto delle emissioni medie di nuova immatricolazione entro il 2025. Imparato ha già stimato una multa di 300 milioni di euro per ogni punto percentuale di ritardo rispetto al target del 21% di auto elettriche, per un totale potenziale di 2,7 miliardi. A dir poco spaventoso per un gruppo come Stellantis già alle strette.