I ladri hanno rotto i lucchetti del cancello dell’ex stabilimento Maserati di Grugliasco, accedendo senza difficoltà al piazzale interno. Qui, hanno sottratto oltre 300 metri di cavi in rame. Sebbene il valore economico del bottino sia relativamente contenuto, con un danno stimato di poche migliaia di euro, ciò che preoccupa maggiormente è il significato simbolico di questo furto. I predatori dell’”oro rosso” hanno asportato gli ultimi oggetti di valore rimasti nella struttura ormai dismessa. A Grugliasco cresce l’ansia che lo stabilimento, già in disuso, possa ora precipitare in uno stato di completo abbandono.
I ladri hanno sottratto oltre 300 metri di cavi in rame presso l’ex stabilimento di Maserati a Grugliasco
La palazzina uffici è ormai spoglia, con loghi e insegne della proprietà rimossi da tempo. Tutti i capannoni sono stati completamente svuotati, e la vigilanza sul sito non è più garantita in modo costante. Il futuro dell’ex stabilimento Maserati appare oggi più incerto e oscuro che mai. L’area verde di fronte all’ingresso si è trasformata in una piccola giungla, mentre il vento ha accumulato sui gradini lattine vuote, bicchieri di plastica e confezioni di snack abbandonati. Sotto la pensilina, dove una volta gli operai attendevano l’autobus, ora rimangono solo graffiti e scritte vandaliche, simboli di un passato che sembra sempre più lontano.
Il sindaco di Grugliasco, Emanuele Gaito, esprime profonda preoccupazione per la situazione: «La vicenda della Maserati rappresenta solo la punta dell’iceberg. Tutto il distretto industriale di corso Allamano, che per anni ha gravitato attorno all’automotive, rischia un pericoloso svuotamento. Non vedo alcun progetto concreto o intervento strutturale all’orizzonte. Ci troviamo di fronte a un intero settore in difficoltà, che parte dalla crisi di Lear e si estende ai problemi di realtà come Yazaki, Martur e Proma. Quella che doveva essere un’eccellenza del lusso sta invece andando verso una desertificazione. È necessario agire subito, prima che sia troppo tardi».
Gaito propone una risposta collettiva e coordinata: «Non possiamo più affrontare questi problemi singolarmente, né considerarli solo locali. È indispensabile aprire un tavolo di confronto coinvolgendo Regione, Città Metropolitana e tutti i soggetti interessati, dai sindacati alle organizzazioni industriali. Non si tratta di fare polemiche o scaricare colpe, ma di individuare rapidamente strategie praticabili. Sono pronto a farmi promotore dell’iniziativa, ma bisogna agire senza ritardi».