Miki Biasion, pilota veneto e due volte campione del mondo nei rally nel 1988 e 1989 insieme al suo storico navigatore Tiziano Siviero, ha scritto pagine memorabili della storia sportiva di Lancia. Oggi il suo ruolo è diverso rispetto agli anni d’oro degli anni ’80 e ’90, ma resta significativo. Parlando con l’ANSA, Biasion ha espresso il desiderio di contribuire con la propria esperienza a un progetto moderno legato a Lancia, sottolineando quanto gli manchi questa opportunità, come è accaduto a molti dei suoi colleghi che sono rimasti legati come ambasciatori ai brand con cui hanno corso.
Biasion ha espresso il desiderio di contribuire con la propria esperienza a un progetto moderno legato a Lancia
“Quando l’anno scorso mi hanno presentato i progetti per il rilancio di Lancia, sia sul fronte dei nuovi modelli che del ritorno alle competizioni, è stato come realizzare un sogno”, ha dichiarato Biasion. Ha aggiunto: “Non ho esitato a offrire tutto il mio supporto, condividendo non solo la mia esperienza, ma anche la mia visione sull’importanza di un marchio come Lancia, che ha scritto pagine fondamentali nella storia dell’automobilismo italiano e che gli appassionati desiderano da tempo vedere di nuovo in prima linea nelle gare”.
Il ritorno di Lancia nei rally si concretizza non solo attraverso il lancio di una nuova vettura, ma anche con l’introduzione di un trofeo a essa dedicato: il Trofeo Lancia Rally. Questo trofeo, articolato in sei tappe del Campionato Italiano Rally Assoluto, rappresenta il massimo livello competitivo a livello nazionale ed è nato dall’idea del due volte campione del mondo.
“L’idea del trofeo – ha spiegato Biasion – è partita da me, ispirandomi al percorso dei grandi piloti italiani che hanno debuttato a livello mondiale, tutti provenienti da trofei simili. Sono sempre stato un forte sostenitore di queste competizioni, perché permettono ai piloti, giovani e meno giovani, di confrontarsi a parità di vettura, mettendo in risalto le capacità individuali più che in altre categorie”.
“Le persone di Stellantis con cui ho collaborato – ha raccontato Biasion – mi hanno fatto rivivere l’atmosfera di 30 anni fa, quando nei rally si lavorava con un furgone officina, all’aperto in un parcheggio, all’inizio di un tratto di strada chiusa al traffico.”