La Peugeot Darl’mat sbocciò su iniziativa di un rivenditore del marchio e fu declinata in diversi modi, ritagliandosi uno spazio nella storia, anche se pochi appassionati conoscono questo modello. Nella sigla c’è il cognome di Emile, un meccanico che nel 1923 divenne concessionario ufficiale della casa transalpina, a Parigi. Dotato di grande visione, sapeva che per attirare e fidelizzare i clienti doveva stupirli con qualcosa di nuovo ed esclusivo. Così decise di dar vita ad alcune fuoriserie, dal look distintivo, oltre che molto efficaci sul piano dinamico. Impossibile non girarsi al loro passaggio, per le sinuose alchimie delle carrozzerie sfoggiate dalle originali proposte.
Un posto di primo piano, in questo ambito, spetta alla già citata Peugeot Darl’mat, bella nelle forme e incisiva persino nella mitica 24 Ore di Le Mans. Fu proprio la gara endurance della Sarthe, che vide per la prima volta nel 1934, a fare innamorare Emile delle auto sportive. La sua ammirazione per quella tipologia di veicoli fu tradotta in una serie di esemplari esclusivi, nati partendo da modelli più convenzionali del “leone”. I risultati furono superiori alle aspettative che, legittimamente, si potevano avere.
La prima Peugeot Darl’mat fu la “Spécial Sport” (o 302 DS), sviluppata dalla 302 del 1936, sul cui telaio venne “poggiata” una nuova carrozzeria, disegnata da Georges Paulin. Per la traduzione in materia del corpo grafico si fece appello alla bravura del carrozziere Marcel Pourtout. L’auto era affascinante, per le alchimie della silhouette, ma al concessionario francese che la volle interessava pure che fosse efficace in gara, perché il suo obiettivo era quello di iscriverla alla 24 Ore di Le Mans, una delle sfide più coinvolgenti del motorsport internazionale.
Verrebbe da dire “nomen omen”, perché la celebre locuzione latina si adatta perfettamente al significato bretone di Darl’mat, che significa “tieniti forte”. E bisogna davvero tenersi forte per resistere al richiamo ormonale prodotto sugli appassionati da questa creatura. A dispetto della sua indole sportiva, il modello sfoggia uno stile elegantissimo ed aerodinamico, che lo rende unico nel comparto delle auto di indole muscolare. Fra gli elementi distintivi del design, le curve flamboyant tipiche dell’Art Déco e dei carrozzieri francesi degli anni 30.
Sulla fiancata, dietro i passaruota, spiccano i dischi in alluminio lucido a diametro crescente che decorano gli sfoghi d’aria del motore. Questi, a mio avviso, sono gli unici elementi di appesantimento visivo, in un quadro dialettico orientato alle sinuosità e all’equilibrio volumetrico, che infonde con grazia la suggestione della velocità e del dinamismo. La Peugeot Darl’mat si adatta ai red carpet e può sfilare con nonchalance nei più prestigiosi concorsi di eleganza del pianeta. Il suo spirito è però racing, almeno nei propositi di chi l’ha voluta.
In questo quadro non stupisce l’iscrizione di tre esemplari della specie alla 24 Ore di Le Mans del 1937. Per la missione, alcuni irrobustimenti furono eseguiti sullo chassis, mentre il motore ricevette una iniezione energetica, che spinse la potenza dai 55 CV iniziali ai 73 CV delle unità destinate al circuito della Sarthe. Qui la vettura francese riusciva a toccare i 170 km/h sul lungo rettilineo di Hunaudières. L’impresa agonistica andò a buon fine, perché tutti gli esemplari iscritti terminarono la corsa, occupando il secondo, terzo e quinto posto nella categoria 2 litri e il settimo, ottavo e decimo posto assoluto in classifica generale. Niente male, vero?
Andò ancora meglio l’anno dopo, quando entrò in azione la Peugeot 402 Darl’Mat, con meccanica della più grossa 402, ma con il telaio a passo corto (2,88 metri) della serie precedente. Qui la differenza era nel vigore della scuderia del nuovo motore da 1.991 centimetri cubici, in grado di sviluppare 85 CV di potenza massima. La carrozzeria, ancora una volta, porta la firma di Marcel Portout e si concede alla vista con un trionfo di rotondità.
Pure in questo caso furono tre gli esemplari schierati al via della 24 Ore di Le Mans, uno dei quali, con Charles de Cortanze e Marcel Contet, giunse primo nella categoria 2 litri, ottenendo nel 1938 il quinto posto assoluto nella classifica finale della leggendaria sfida automobilistica d’oltralpe. Emile scelse le corse non soltanto per appagare il suo cuore racing, ma anche come volano commerciale. Insomma, per lui la sfida della Sarthe era anche una sorta di canale pubblicitario, in grado di dare impulso alle vendite.
Il grande successo mediatico che seguì alla nuova performance nella regina delle gare endurance spinse la domanda, portando a quota 104 le unità di Peugeot Darl’Mat costruite tra la fine del 1936 e la fine del 1938. Di queste, 54 presero forma tra 302 DS e 402 DS. Altre 50 furono di tipo 402 con cambio elettromagnetico. Prodotte in versione roadster sport, cabriolet e coupé, oggi queste auto del “leone” sono contese a suon di rilanci nelle più prestigiose aste internazionali, con valori prossimi in alcuni casi al milione di euro.