Il tempo vola: sono passati già 40 anni dalla nascita della Fiat Croma, il cui lancio sul mercato avvenne nel 1985. Uno dei suoi punti di forza era il design piacevolissimo, firmato dal Centro Stile Fiat, ma con la supervisione di Tom Tjaarda e Giorgetto Giugiaro. Perfetto l’equilibrio tra i volumi, per un’armonia espressiva che ancora oggi stupisce.
Tutto, nel suo corpo grafico, scorre fluidamente. Questo rende la carrozzeria dell’ammiraglia torinese molto gradevole agli occhi, pur in assenza di forti elementi di personalizzazione, come sulla successiva Lancia Thema, nata sulla stessa piattaforma, ma più ingessata e verticale nei tratti.
Il ciclo produttivo della Fiat Croma fu particolarmente lungo, spingendosi fino al 1996. Oltre 10 anni di vita commerciale, quindi, anche se in due step diversi. La vettura a due volumi e mezzo della casa torinese prese forma nell’ambito del progetto “Tipo Quattro”, condividendo la piattaforma con altri tre modelli: oltre alla già citata Thema, fecero parte del gruppo la Saab 9000 e l’Alfa Romeo 164.
Lo sharing riguardava l’autotelaio, le sospensioni, l’ossatura delle fiancate, il padiglione e l’impiantistica. Ancora più stretto il rapporto con la Lancia Thema e la Saab 9000, grazie all’uso delle stesse portiere, ma è difficile accorgersene, per la diversità delle architetture visive.
Le sinergie industriali ebbero dei riflessi positivi sul contenimento dei costi, diluendo su più canali l’onda degli investimenti di progettazione e industrializzazione. Se ne giovarono sia i prezzi di listino che la redditività aziendale dei marchi coinvolti. Oggi l’uso di architetture comuni è un fatto diffuso e capillare, ma a suo tempo la pratica era poco rituale, quindi molto più innovativa dal punto di vista strategico.
La Fiat Croma piacque subito alla gente. Se lo stile non faceva fatica a guadagnare il cuore, anche il rapporto qualità/prezzo riusciva a conquistare con la forza delle sue credenziali. Questa miscela, insieme all’economia di esercizio, concorse al successo del modello, testimoniato dai numeri.
Certo, l’ammiraglia della Fabbrica Italiana Automobili Torino non era una vettura orientata al lusso come la Thema, ma per lo specifico target aveva tutto il necessario. Anche la minore personalità stilistica, fonte di un look meno appariscente della cugina, veniva vista come un valore aggiunto dai clienti che si orientavano ad essa.
Sotto il cofano anteriore della Fiat Croma trovarono accoglienza diversi motori, per accontentare i variopinti gusti degli utenti, in base agli specifici bisogni. Nel listino erano presenti versioni con cuori a benzina a carburatori, da 1.6 e 2.0 litri di cilindrata. Nella cubatura più grossa furono proposte anche due varianti a iniezione, una aspirata e una turbo, che si spingeva fino alla ragguardevole potenza di 155 cavalli, per una buona tempra prestazionale. La versione meno potente della gamma a benzina fermava l’indice della cavalleria a quota 83.
Per le diesel si spaziava dai 75 cavalli dell’unità da 2.5 litri ai 100 cavalli dell’unità da 2.4 litri, anch’essa abbastanza tonica, nonostante il peso. Nel 1988 fece il suo esordio un motore 2.0 litri turbodiesel a iniezione diretta da 90 cavalli. Poi giunse il restyling, datato 1991, ma quella è un’altra parentesi, che si allontana dall’auto del quarantesimo anniversario, celebrato in questo post.