Un video elettrizzate sulle Ferrari è stato pubblicato nelle scorse ore sul canale YouTube di Supercar Driver. Inutile dire che è diventato subito virale, per l’intensità delle scariche di adrenalina regalate al pubblico. Protagoniste delle riprese sono delle “rosse” da sogno: 250 Testa Rossa, 250 GT Berlinetta SWB, F40, 640 F1, F50, Enzo, 360 Challenge Stradale, 430 Scuderia, 599 GTO, 458 Speciale, Daytona SP3.
Ci sono, quindi, due auto dell’era romantica, una monoposto di Formula 1 e diverse sportive stradali per pochi eletti, dalle possibilità economiche indubbiamente grandi. Le opere d’arte del “cavallino rampante” protagoniste del filmato, oltre che dal marchio e dall’esclusività, sono legate dal fatto di ritrovarsi in un circuito speciale di Supercar Driver, battezzato Corsa Cavallino, che prevede otto eventi nel corso del 2025.
Il video è una sorta di biglietto da visita, per chi ama guidare le fuoriserie, senza limitarsi alla semplice contemplazione statica. A dominare i fotogrammi, come dicevamo, ci pensano alcune auto speciali della casa di Maranello, che fanno parte del programma, grazie al coinvolgimento di diversi collezionisti. Passiamole brevemente in rassegna, seguendo l’ordine con cui entrano in scena nel cortometraggio.
Iniziamo con la Ferrari 250 Testa Rossa del 1957, una delle stelle più brillanti della galassia del “cavallino rampante”. Questa creatura, nata per le corse, ha tratti scultorei che la proiettano nella dimensione dei capolavori d’arte. Con lei si possono vincere i più prestigiosi concorsi di eleganza, grazie alle alchimie dialettiche della carrozzeria in alluminio, plasmata con sublime grazia da Scaglietti a Modena.
Il suo palmares sportivo è degno di tanto fascino: tre i mondiali marche vinti dal Commendatore con questa vettura, nel 1958, 1960 e 1961. Sotto il cofano anteriore pulsa un motore V12 da 3 litri di cilindrata, che eroga 300 cavalli di razza, conditi da musicalità meccaniche inebrianti.
Stesso timbro di voce per la Ferrari 250 GT Berlinetta SWB del 1962, cui spetta la seconda fase delle riprese nel video odierno. Questa è una “rosse” più iconiche e desiderabili di sempre. Magistralmente disegnata da Pininfarina, rappresenta una delle migliori espressioni dell’estro creativo applicato in ambito automobilistico. Parlare di un capolavoro non è fuori luogo. Qui la sportività e l’eleganza si coniugano in un matrimonio da manuale.
Nata in un’epoca di grande romanticismo, in cui mezzi del genere potevano appagare al meglio il conducente, sia su strada che in pista, seppe raggiunge i vertici prestazionali in entrambi i contesti. Molto luminoso il curriculum agonistico, grazie soprattutto alla versione Competizione. Sulla declinazione stradale del modello, la spinta era affidata a un motore V12 da 3.0 litri di cilindrata, con 240 cavalli di potenza massima, abbinati a un quadro sonoro da antologia, che si sublima nell’allestimento racing, dove la scuderia si porta a quota 280 cavalli.
Poi tocca alla Ferrari F40 guadagnare spazio sul set, con l’incredibile forza delle sue credenziali. Questa è la supercar più bella e seducente di tutti i tempi. Il suo carattere esuberante ne fa una perla unica, elevandola al rango di testimonial di una specie, quella delle auto, che rappresenta al meglio. Sublime il fascino della carrozzeria, che coinvolge emotivamente più di ogni altra.
L’Accademia di Svezia dovrebbe istituire il Premio Nobel per l’Estro Creativo, da conferire a Pietro Camardella, che ha firmato lo stile del modello per Pininfarina. Questa “rossa”, nata per celebrare i 40 anni di vita della casa di Maranello, sembra un prototipo scappato dal circuito della Targa Florio o di Le Mans, ma ha le note giuste per imporsi all’attenzione del pubblico nei più prestigiosi musei d’arte del pianeta.
Con lei in circolazione, tutte le altre auto passano in secondo piano, spesso riducendosi visivamente a strampalati ammassi di lamiera. Al top anche il motore V8 biturbo da quasi 3.0 litri di cilindrata, che sviluppa 478 cavalli di potenza massima, con scariche di coppia travolgenti, fonte continua di pulsazioni adrenaliniche. Il tutto su un peso di soli 1100 chilogrammi. Facile intuire quali livelli di performance e di sensazioni possa regalare una simile “belva”, che merita a pieno titolo la nomina a regina di cuori.
Altra protagonista delle riprese è la Ferrari 640 F1, nota anche come F1-89, che ha difeso con onore i colori della casa di Maranello nel difficile mondo dei Gran Premi. Anche se non portò a casa il titolo mondiale, seppe rilanciare il team emiliano nella massima categoria del motorsport, con la forza delle sue innovazioni, firmate dal geniale progettista inglese John Barnard. A lei va il merito di aver introdotto il cambio semiautomatico sequenziale nell’universo dorato del Circus.
Dopo di lei, nel video, entra in scena la Ferrari F50 del 1995, che alle monoposto di Formula 1 si lega più di ogni altra vettura, essendone in pratica una declinazione stradale a due posti, ammorbidita per consentire una guidabilità e un’affidabilità più congrue all’uso quotidiano.
Questa dispensatrice di emozioni si offre allo sguardo con tratti meravigliosi, anch’essi disegnati da Pietro Camardella per Pininfarina. Lo splendore estetico si sublima nella configurazione barchetta, che ne esalta la magia. Sulla sua monoscocca in fibra di carbonio è imbullonato il gruppo motopropulsore che, insieme alla trasmissione, svolge una funzione portante. Il cuore è, come dicevamo, da corsa. In pratica è quello del bolide da Gran Premio di cui ci siamo occupati prima, portato a 4.7 litri di cilindrata.
L’architettura è V12 con angolo di 65 gradi fra le bancate. Notevole la potenza massima, nell’ordine dei 520 cavalli a 8500 giri al minuto. Il quadro prestazionale è all’altezza, come testimoniano l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3.87 secondi, da 0 a 1000 metri in 21.7 secondi e la velocità massima di 325 km/h. Per quanto da sogno, queste cifre non bastano a raccontare la sua efficienza dinamica, di riferimento.
Sua erede spirituale è stata la Ferrari Enzo del 2002, che porta un nome davvero impegnativo. Per onorare al meglio il fondatore della casa di Maranello doveva per forza esprimere l’eccellenza. Così è stato. Il design, con lei, ha esplorato nuovi orizzonti creativi, ma pur non avendo rimandi specifici alla tradizione, si capisce subito la sua provenienza, a prescindere dai marchi disseminati sull’avveniristica carrozzeria, dalle proporzioni ardite ma incredibilmente connesse, che stordiscono i sensi, consegnandoli alla dimensione del piacere.
Anche questa vettura appartiene alla stirpe delle regine della gamma moderna del “cavallino rampante”, aperta dalla GTO nel 1984 e attualmente rappresentata dalla F80. L’inedita cifra stilistica della Enzo ha un grande fascino ed entra nell’apparato emotivo, con molto mordente. Spettacolare l’apertura verticale delle portiere, che aggiunge ulteriore magia alla miscela espressiva. Anche in questo caso Pininfarina ha fatto un lavoro eccellente.
L’ingegneria è ai massimi livelli. Al top anche i materiali usati per la costruzione. Sotto il cofano posteriore batte un V12 aspirato da 6.0 litri di cilindrata, che suona meglio dell’orchestra filarmonica di Vienna. Oltre 660 i cavalli sviluppati, per una spinta travolgente ad ogni colpo sul pedale dell’acceleratore. Il crescendo è rossiniano, come merita un’opera d’arte, dove l’estro si coniuga alla tecnologia, per una miscela spaziale.
Altra protagonista del video è la Ferrari 360 Challenge Stradale del 2003, che mette ancora più sale alla 360 Modena, stringendo un rapporto più intimo con le corse. Il taglio racing emerge già sul piano visivo, con piccole ma efficaci modifiche, capaci di fare la differenza. L’assetto è più ribassato, conferendo un’immagine meglio piantata a terra.
Qui la connessione con le auto impegnate nell’omonimo campionato monomarca del “cavallino rampate” è molto stretta. Nel suo sviluppo si è fatto appello anche all’esperienza accumulata nelle gare granturismo. Rispetto alla coupé standard, il peso è stato ridotto, l’aerodinamica è stata affinata, il carico energetico è stato incrementato. Tutti fattori che concorsero alle maggiori prestazioni. Il motore V8 da 3.6 litri, portato a 425 cavalli, conferisce una bella spinta, efficacemente contrastata dai freni carboceramici.
Il suo posto venne preso dalla Ferrari 430 Scuderia del 2007, altra protagonista del cortometraggio. Qui i contenuti ingegneristici e prestazionali si spinsero ancora oltre, pur in presenza di una guidabilità migliore. Come riferito in un’altra circostanza, allo sviluppo del modello concorse un certo Michael Schumacher.
La ricetta base era la solita: minor peso e più potenza. Rispetto alla F430, da cui derivava, la Scuderia era più leggera di 100 chilogrammi e con 20 cavalli in più nel cuore V8 da 4.3 litri, portato a 510 cavalli, offerti con sonorità meccanica racing. Anche il carattere del modello era pistaiolo. Ancora oggi stupisce per le sue metriche in termini di performance e dinamismo, nonostante i molti anni portati sulle spalle.
Il cambio elettroattuato F1 consente dei passaggi di marcia fulminei, mentre i freni carboceramici regalano arresti affidabili e perentori. L’impatto scenico della carrozzeria è più corsaiolo rispetto alla vettura di partenza. Non ci sono appendici alari, per il contributo dato dalla sesta faccia (il fondo), che contribuisce alla causa della deportanza, con un discreto “effetto suolo”. Di grande presa emotiva la magnifica carrozzeria, firmata da Pininfarina. Fra gli elementi di innovazione tecnologica, il manettino e il differenziale elettronico (E-Diff).
Al suo posto, qualche anno dopo, giunse la Ferrari 458 Speciale del 2013, che sembra freschissima di presentazione, per il suo stile moderno e senza tempo, dominato da una grande pulizia formale, che toglie capacità abrasiva alle rughe, del tutto assenti sul corpo grafico. Anzi, per dirla tutta, alcuni modelli più recenti sembrano nati prima di lei, in termini di anzianità stilistica. Non parliamo poi della purezza e dell’armonia espressiva.
Senza alcun dubbio siamo al cospetto di una delle berlinette più belle degli ultimi decenni. Con lei si accende la passione, che viene catapultata nell’Olimpo con una fiamma ardente di esclusività e divertimento di guida. Fra i plus, il motore aspirato, poi sostituito da unità sovralimentate, sui modelli successivi. Questo la rende ancora di più una perla, anche nella prospettiva collezionistica.
Sotto la meravigliosa carrozzeria di questa “rossa”, in posizione posteriore centrale, trova accoglienza un V8 da 4.5 litri, che mette 605 cavalli al servizio del piacere. Rispetto alla 458 Italia la dotazione energetica è molto più corposa, con riflessi positivi sul quadro prestazionale, reso ancora più tagliente dal peso inferiore e della migliore efficienza aerodinamica.
Questa vettura è un inno alla gioia, una poesia materica che abbraccia ogni curva e ogni rettilineo con grinta ineguagliabile. Incredibile la purezza di guida del modello, che entra nel cuore dalla porta principale, con sensazioni di impagabile intensità. Anche qui l’ingegneria è al top. Nel suo periodo storico segnò i nuovi riferimenti della specie.
Le immagini relative ad essa sono seguite nel video da quelle della Ferrari 599 GTO, berlinetta estrema, derivata dalla GTB Fiorano e prodotta in serie limitata di 599 esemplari. Qui il monumentale motore V12 aspirato da 6 litri di cilindrata sviluppa 670 cavalli di potenza massima a 8250 giri al minuto, con una coppia di 620 Nm a 6500 giri al minuto. Suggestive le sue note sonore, che lasciano a bocca aperta, compiaciuti da tanto godimento uditivo. Queste alchimie sonore accompagnano una spinta estrema, che incolla al sedile, regalando emozioni del massimo livello.
Non poteva essere diversamente, trattandosi di un’auto che porta nella sigla l’acronimo di Gran Turismo Omologata, riprendendo quello della 250 più famosa e prestigiosa di tutti i tempi. L’omaggio alla nobile antesignana non è stato sicuramente un passo falso, in linea con quanto già accaduto con la precedente GTO del 1984, considerata una delle più iconiche supercar di sempre.
La vettura di cui ci stiamo occupando sembra la versione stradale della 599XX, vettura laboratorio di uso pistaiolo e non agonistico, cui in qualche modo è connessa. Per un mezzo del genere, ampiamente dimensionato, il peso di 1495 chilogrammi è davvero basso e concorre a un quadro prestazionale di altissima gamma. Questa supercar in serie speciale della casa di Maranello divenne subito una instant classic. Molto sofisticati i controlli elettronici, che regalano un’azione altamente chirurgica, con un sottosterzo ridotto al minimo e un comportamento estremamente reattivo in ogni situazione.
Ultima protagonista del video è la Ferrari Daytona SP3. Dai tempi della F40 non si vedeva in listino una “rossa” così sfacciata e coinvolgente nello stile. Il suo fascino la rende quasi surreale. Questa supercar è nata come terzo atto della Serie Icona, che rende omaggio ai modelli più carismatici della tradizione del “cavallino rampante”. Prima di lei era stato il turno delle favolose Monza SP1 e Monza SP2, sotto forma di barchetta ad uno e due posti.
La Daytona SP3 è invece una magnifica berlinetta con tettuccio asportabile, per regalare a chi sta a bordo le emozioni della guida en plein air. Impossibile non farsi sedurre dalle sue alchimie espressive. Nello stile si colgono, in modo chiaro, i richiami alla leggendaria 330 P4. Lo specchio di coda, invece, segna una parentela con la 250 P5 Berlinetta Speciale Pininfarina.
Questa è una sportiva che crea dipendenza. Le citazioni storiche sono state eseguite con gusto, proiettandole decisamente verso il futuro, perché qui non si tratta di un remake. Base di partenza è stata LaFerrari Aperta, ma il look è completamente diverso. Al powertrain è stata tolta la componente elettrica, quindi non siamo più al cospetto di un veicolo ibrido. Un valore aggiunto per gli appassionati.
La spinta è tutta affidata al motore V12 aspirato da 6.5 litri di cilindrata, che mette sul piatto la bellezza di 840 cavalli, con note sonore pazzesche, meritevoli di tutela dell’Unesco. In questa veste, si sublima l’architettura meccanica simbolo della casa di Maranello. Le prestazioni sono missilistiche, il look è da capolavoro d’arte. Cosa pretendere di più?