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Stellantis: dopo l’incontro con Trump, investimenti e nuovi posti di lavoro negli USA

Stellantis diventa il primo fra i grandi gruppi automobilistici a prendere iniziativa negli Stati Uniti dopo il cambio di amministrazione

Stellantis Mack

Emergono alcuni particolari successivi all’incontro fra John Elkann, presidente di Stellantis, e il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump. Temendo l’insorgenza di ovvie problematiche legate all’eventuale introduzione di dazi per le produzioni da svolgere in Messico e Canada, John Elkann, e quindi Stellantis, ha cercato di ragionare su un’alternativa che vede nella Casa Bianca il suo principale interlocutore.

Il Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA ha visto nel 2024 un’annata in cui le vendite globali hanno fortemente risentito dei dati negativi espressi proprio negli Stati Uniti, un mercato fra i più redditizi per i costruttori di automobili. In questo modo, in virtù degli investimenti annunciati, Stellantis diventa il primo fra i grandi gruppi automobilistici globali a prendere iniziativa negli Stati Uniti dopo il recente cambio di amministrazione.

Stellantis ha annunciato investimenti negli Stati Uniti con la volontà di incrementare i valori produttivi del Gruppo

Risulta già noto che il presidente di Stellantis, John Elkann, ha già incontrato il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, almeno un paio di volte nei giorni scorsi. Incontri che ora chiarificano la necessità di ragionare su investimenti necessari ad ampliare i valori produttivi proprio negli USA. Ad annunciare i prossimi investimenti negli USA, e il fatto che Elkann ha incontrato Trump già prima del giuramento presidenziale, è stato il Chief Operating Officer di Stellantis per il Nord America, Antonio Filosa.

Filosa, in una lettera recapitata ai dipendenti del Gruppo, ha ammesso che Stellantis destinerà importanti risorse per gli stabilimenti americani che rientrano “nel nostro impegno per far crescere la produzione di automobili negli Stati Uniti”, si legge nella lettera. Allo stesso modo John Elkann ha voluto condividere “il nostro entusiasmo per il forte impegno di Trump nei confronti dell’industria dell’auto statunitense e per i livelli occupazionali negli USA e per l’economia in generale”, secondo quanto si legge ancora nella missiva di Antonio Filosa. C’è quindi la volontà di correre ai ripari per trovare una soluzione utile a mitigare gli effetti degli eventuali prossimi dazi introdotti da Trump, incrementando l’impronta manifatturiera del Gruppo negli Stati Uniti.

John Elkann
John Elkann alla presentazione delle nuove Fiat 600 e Fiat Topolino

Ma gli investimenti non sono solo relativi allo sblocco di miliardi che con l’Amministrazione Biden erano rimasti bloccati, piuttosto c’è la necessità di improntare una nuova fase di relazioni fra i sindacati locali, Stellantis e la nuova amministrazione presieduta da Trump. C’è infatti la volontà di operare in maniera differente recuperando anche più di 1.500 nuovi posti di lavoro con l’avvio dei lavori su una nuova generazione di pick-up da produrre presso lo stabilimento Stellantis di Belvidere, in Illinois. Altri investimenti certi sono quelli relativi alla sede di Detroit, dove nascerà la nuova generazione di Dodge Durango (e probabilmente anche un nuovo SUV di grandi dimensioni a marchio Alfa Romeo), ma anche a Toledo, in Ohio, dove Stellantis produrrà le Jeep Wrangler e Gladiator, e Kokomo nell’Indiana. Nel frattempo la Casa Bianca, tramite un post su X, festeggia “la rinascita manifatturiera americana” con Stellantis che “sta riportando 1.500 nuovi posti di lavoro negli USA”.

Sono preoccupate le reazioni dei sindacati in Italia

Diversa la situazione in Italia, dove le sigle sindacali coinvolte hanno reagito alla notizia con una ovvia irritazione. La FIOM-CGIL, tramite il segretario nazionale con delega all’automotive, Samuele Lodi, ha ammesso: “in Italia gli investimenti promessi, comunque insufficienti, non sono ancora arrivati, e i lavoratori di molti stabilimenti stanno ancora vivendo una pesante cassa integrazione. Mentre Elkann vede Trump, il governo Meloni non ha ancora convocato le parti a Palazzo Chigi come abbiamo più volte richiesto”. Fa seguito Ferdinando Uliano, della FIM CISL, che ammette come “l’impegno profuso da Stellantis negli USA venga ora preso anche in Europa e in Italia che devono essere centrali nella strategia di Stellantis. Quello che ci aspettiamo è che lo stesso impegno venga profuso per la produzione Maserati e per la gigafactory di Termoli”.