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Le 3 Alfa Romeo più seducenti ed epiche dell’era moderna

Anche negli ultimi anni Alfa Romeo ha saputo far sognare gli appassionati.

Alfa Romeo 8C Competizione
Foto Alfa Romeo

I più giovani forse non lo sanno, ma Alfa Romeo vanta una delle storie automobilistiche più nobili di tutti i tempi. Il processo evolutivo della casa del “biscione” è costellato di tappe avvincenti, sia nella produzione di serie che nel mondo delle corse. Le imprese messe ai segno da alcuni suoi modelli e i sogni scatenati da altri hanno scritto l’impalcatura di un carisma che non conosce frontiere, a dispetto di alcune scelte aziendali sbagliate fatte lungo il cammino.

I primi esemplari a sua firma furono la 24 HP e la 12 HP, ma la nascita del mito si collega ad altre opere, nate nel corso degli anni. Alcune hanno assunto status di capolavori di stile e ingegneria, altre si sono imposte con autorità nel mondo delle corse o in quello dei desideri. Anche nell’era moderna della casa milanese sono nate delle vetture eccezionali. Qui ne abbiamo scelte tre, che rappresentano al meglio questa opulenza Made in Italy. Se lo gradite, seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.

8C Competizione: c’è il V8 di Maranello

Alfa Romeo 8C Competizione

Forse è l’auto più bella del marchio, fra quelle nate nell’era moderna. La sua miscela fra sportività ed eleganza è encomiabile. Inutile girarci intorno: l’Alfa Romeo 8C Competizione ha un fascino stellare. Il merito è di un Wolfgang Egger particolarmente ispirato. Senza ombra di dubbio, il designer tedesco ha saputo interpretare al meglio l’impresa a lui assegnata, dando vita a una scultura a quattro ruote, che seduce fin dal primo sguardo. Gli immediati apprezzamenti raccolti fra il pubblico del Salone di Francoforte del 2003, dove fu svelata come concept car, non fanno altro che confermarlo.

La produzione del modello definitivo ebbe inizio nel 2007, per protrarsi fino al 2010, quando fu completato l’ultimo dei 500 esemplari previsti. Nei tratti sinuosi della carrozzeria si coglie un legame ideale con la 33 Stradale del 1967, ma lo stile è completamente diverso. Il fatto che sia un’Alfa Romeo si coglie a chilometri di distanza. Questa vettura potrebbe tranquillamente fare a meno dei loghi aziendali, perché non rischia di essere confusa coi modelli di altri marchi. La sua riconoscibilità è immediata.

Anche se il suo comportamento dinamico non è dei più raffinati, sul piano emotivo regala un livello di coinvolgimento sconosciuto a gran parte delle supercar contemporanee. Un immenso contributo al piacere sensoriale giunge dal motore, proveniente da casa Ferrari. Sotto il cofano anteriore, infatti, trova accoglienza un V8 da 4.7 litri, Made in Maranello, che sviluppa 450 cavalli di potenza massima. La sua presenza imprime una spinta molto vigorosa, come testimoniano l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4 secondi netti e la punta velocistica di 292 km/h. Ciò che le cifre non raccontano è la magia del sound, che conquista il cuore. L’Alfa Romeo 8C Competizione sposa l’architettura Transaxle, per un migliore bilanciamento dei pesi, ma l’assetto poteva essere curato meglio, per completare in modo più brillante il pacchetto. Di notevole efficacia i freni carboceramici della Brembo, che garantiscono un’ottima resistenza al fading.

Alfa Romeo 4C: la piccola che fa la supercar

Alfa Romeo 4C
Foto Alfa Romeo

Rispetto alla 8C Competizione, sfoggia delle architetture completamente diverse. Qui il motore è alla spalle dell’abitacolo. L’arrivo del modello ha ridato il sorriso agli alfisti più sfegatati, che hanno potuto respirare ancora una volta le emozioni di taglio più sportivo. Nel concepirla, i vertici della casa del “biscione” hanno avuto una bella idea, premiata dall’entusiasmo dei fans. Questo è emerso sin dal debutto, avvenuto al Salone dell’Auto di Ginevra del 2013. Lungo il suo ciclo produttivo, andato avanti fino al 2021.

Prodotta negli stabilimenti Maserati di Modena, l’Alfa Romeo 4C ha i cromosomi migliori del marchio di cui si fregia. Il suo stile e le sue doti ingegneristiche e dinamiche sono degne della nobile storia aziendale. Come sulle mitiche GTA, qui il tema della leggerezza è stato affrontato con tutti i riguardi. Basti dire che il peso è di appena 895 chilogrammi. Questo traguardo è stato reso possibile grazie all’uso di una monoscocca in fibra di carbonio, sviluppata insieme a Dallara, che non spinge l’indice della bilancia oltre quota 65 chilogrammi, pur garantendo livelli di resistenza torsionale e flessionale al vertice.

L’uso di materiali esotici, come quelli compositi, concorre al fascino dell’Alfa Romeo 4C, ma ciò che coinvolge in prima battuta è lo stile da supercar in scala, elegante e al tempo stesso feroce. Il suo splendore si sublima nello specchio di coda, dove sembra di essere al cospetto di un’auto ben più costosa. Peccato la lunghezza ridotta, che ingessa un po’ il profilo laterale, ma il passo corto agevola la maneggevolezza. Al volante di questa sportiva del “biscione” sembra di condurre un’auto da track-day. Grazie alla leggerezza, la spinta infusa dal piccolo motore a quattro cilindri turbo da 1.750 centimetri cubi di cilindrata, che eroga 240 cavalli di potenza massima, raggiunge livelli molto energici. Le cifre stanno a confermarlo: qui l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in soli 4.5 secondi, come sulla Ferrari 360 Modena da 400 cavalli. La punta velocistica sfiora i 260 km/h.

La liasion ideale con le supercar più blasonate, oltre che dallo chassis e da alcuni tratti della tela grafica, emerge anche dal cambio a doppia frizione a 6 marce, con paddle dietro il volante. Ottimo il divertimento regalato dalla trazione posteriore, ma un’auto del genere, per essere goduta in fondo, nel pieno della sicurezza, va sfruttata in pista, non sulle strade di tutti i giorni, dove rispettare i codici stradali e del buonsenso è doveroso. La comodità non è il suo forte e l’assenza del servosterzo appesantisce le manovre, ma non si può avere tutto dalla vita.

Alfa Romeo 33 Stradale: il ritorno del mito

alfa romeo 33 stradale

Porta il nome di una delle auto più belle del mondo, nata nel 1967 dal genio creativo di Franco Scaglione, che disegnò per lei delle forme scultoree, da capolavoro d’arte. Anche il design rimanda ai suoi stilemi, ma non raggiunge la stessa purezza espressiva. Impossibile, del resto, anche solo avvicinarsi allo splendore della coupé cui si ispira. L’Alfa Romeo 33 Stradale è comunque una splendida supercar, accolta come una bellissima boccata di ossigeno dagli appassionati del “biscione”, sempre in cerca di modelli in grado di onorare al meglio la nobile tradizione del marchio.

Qui l’impresa è riuscita al meglio, ad un livello quasi stellare, anche tenendo conto del prezzo di acquisto, lontano anni luce da quello delle normali vetture della casa milanese. Le cifre milionarie non impediscono però di sognare, anche a quanti non potranno mai accarezzare l’idea di portare una sportiva di questo calibro nel garage personale. In linea con la sua esclusività, la vettura in esame è una limited edition, destinata a prendere forma in soli 33 esemplari, già tutti venduti prima della presentazione ufficiale. L’Alfa Romeo 33 Stradale ha fatto subito breccia nel cuore di altrettanti collezionisti, che non si sono fatti sfuggire l’opportunità di assicurarsene una.

Questa fuoriserie si appropria di un know-how tecnologico d’eccellenza e dalle seduzioni regalate dallo stile italiano, che continua a fare scuola nel mondo. Figlia di nobili processi artigianali, la super-coupé del “biscione” unisce le prestazioni estreme ad una tecnologia di riferimento. La spinta fa capo a un motore V6 biturbo da 3.0 litri di cilindrata, che mette sul piatto una potenza massima di oltre 620 cavalli. In alternativa è disponibile un powertrain 100% elettrico da oltre 750 cavalli, ma quasi tutti hanno scelto la soluzione endotermica. Non avevo alcun dubbio su questo: chi compra un oggetto per emozionarsi non può prediligere la soluzione alla “spina”, specie avendo un’alternativa a scoppio, come in questo caso.

Con il sistema propulsivo più caliente, romantico e convenzionale, la “belva” lombarda è in grado di bruciare in meno di 3 secondi il passaggio da 0 a 100 km/h, per spingersi con grande rapidità fino alla punta velocistica di 333 km/h. Le cifre, produttive e delle performance, non sono casuali, come avrete capito. In tutto c’è un riferimento alla sigla del modello, il cui appeal è di livello superiore. Molto spinta la ricerca aerodinamica, che ha inciso sulla purezza dello stile, allontanandolo in termini di pulizia grafica e di scorrevolezza visiva da quello della mitica progenitrice del 1967, ma le forme del capolavoro di Franco Scaglione sono evocate comunque in modo prezioso. Chapeau!