L’attuale stato di stasi del progetto di Gigafactory per Termoli, e per altri impianti della stessa tipologia da disporre in Europa, da parte di ACC risale alla prima metà dello scorso anno. Sembra però non esserci pace per la Gigafactory Stellantis di Termoli, così come per quella di Kaiserslautern in Germania. A porre in essere un nuovo pacchetto di dubbi è ora ACC, Automotive Cells Company, ovvero la joint venture sorta proprio fra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies che per bocca del CEO della compagnia petrolifera francese, Patrick Pouyanné, ha ammesso che probabilmente oggi è il caso di “concentrare gli sforzi su uno stabilimento invece che su tre”.
In una prima fase la messa in pausa del progetto delle Gigafactory europee in cui è coinvolta Stellantis era apparsa legata al consistente calo della domanda di nuovi veicoli elettrici, forte di un rallentamento complessivo che l’anno scorso ha registrato il suo apice in tutta Europa. In questo contesto le previsioni iniziali sembrano essere venute meno, con conseguenti margini di esercizio da rivedere completamente. C’è poi un discorso strettamente legato all’approccio tecnologico per le batterie di domani. ACC aveva puntato inizialmente su batterie di tipo Li-NCM (Nickel-Cobalto-Manganese), col mercato che invece sta andando verso la direzione tracciata da accumulatori di tipo LFP (Litio-Ferro-Fosfato) non tenuti in considerazione, almeno inizialmente, dalla joint venture. Non è un caso che proprio Stellantis si è rivolta a CATL per avviare una partnership utile a garantire una fornitura di batterie LFP per ridurre i costi finali dei suoi nuovi modelli elettrici.
Le dichiarazioni di Pouyanné potrebbero porre un freno ai piani di sviluppo della Gigafactory Stellantis di Termoli
Sebbene il passaggio quasi obbligato per ACC sarebbe stato quello di migrare verso la tecnologia LFP, per far fronte alle nuove esigenze del mercato, il punto di vista del CEO di TotalEnergies potrebbe indurre a ragionamenti differenti sull’approccio alle Gigafactory in cui Stellantis è coinvolta. Secondo Patrick Pouyanné sarebbe quindi sconsigliato agire su diversi siti produttivi spari in Europa puntando invece all’esclusivo ampliamento del sito francese di Billy-Berclau; in questo modo verrebbe meno la volontà di introdurre una Gigafactory presso lo stabilimento Stellantis di Termoli, così come in relazione a quella che sarebbe dovuta sorgere presso lo stabilimento tedesco di Kaiserslautern.
Lo stabilimento francese ha infatti aperto i battenti un anno e mezzo fa e oggi non risulta pienamente operativo, dal momento che sono ancora in essere le attività utili ad incrementare i volumi e la capacità produttiva. Allo stesso tempo risultano in essere anche le opere utili a realizzare una seconda struttura, legata a quella principale, che entrerebbe in funzione entro la fine di quest’anno. Secondo Puoyanné sarebbe rischioso, dal punto di vista finanziario, agire su siti produttivi diversificati prima che l’unico stabilimento di questo tipo (quello francese di Billy-Berclau, ndr) risulterà completamente operativo.
In virtù di un assetto societario che vede TotalEnergies detenere il 25% del pacchetto azionario, con Stellantis e Mercedes-Benz che invece dispongono rispettivamente del 45% e del 30%, si comprende bene come le dichiarazioni del numero uno del colosso petrolifero francese abbiano un peso non indifferente nell’apparato decisionale della joint venture. Di conseguenza gli ulteriori dubbi su Termoli e Kaiserslautern potrebbero ostacolare i piani di sviluppo locali sia di Stellantis che di Mercedes-Benz, che dalle Gigafactory avrebbero dovuto trarre benefici sulla produzione di batterie destinate ai propri modelli elettrici per i locali mercati di riferimento.