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Stellantis: consumatori chiedono 285 milioni di danni per airbag Takata

La causa è stata formalmente depositata presso il Tribunale di Torino, con l’obiettivo di tutelare i consumatori

Airbag Takata

Tre associazioni di consumatori hanno avviato un’azione legale contro Stellantis e Psa Groupe Italia, chiedendo un risarcimento danni complessivo di 285 milioni di euro. Il caso riguarda le automobili Citroën C3 e DS3, equipaggiate con airbag difettosi prodotti dalla Takata, un problema di sicurezza che ha coinvolto milioni di veicoli a livello globale. 

Codacons, Adusbef e Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi hanno chiesto a Stellantis 285 milioni di euro di danni

La causa è stata formalmente depositata presso il Tribunale di Torino, con l’obiettivo di tutelare i consumatori che hanno acquistato o utilizzato questi modelli senza essere adeguatamente informati sui rischi legati agli airbag potenzialmente difettosi. Il malfunzionamento dei dispositivi di sicurezza potrebbe infatti causare gravi lesioni in caso di incidente, aumentando il pericolo per conducente e passeggeri. 

L’iniziativa punta non solo a ottenere un risarcimento economico per i proprietari delle vetture coinvolte, ma anche a fare luce sulle responsabilità delle case automobilistiche nella gestione del problema e nelle eventuali campagne di richiamo effettuate in Italia.

Le associazioni Codacons, Adusbef e Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, promotrici dell’azione legale, hanno stimato un risarcimento pari a 1.500 euro per ciascun proprietario delle 190.000 vetture coinvolte nel caso degli airbag difettosi Takata. Questo calcolo porta la richiesta complessiva a 285 milioni di euro, una cifra significativa che riflette l’impatto del problema sulla sicurezza dei consumatori. 

Stellantis logo

Il Tribunale di Torino, già l’11 ottobre scorso, aveva ordinato a Groupe PSA Italia (azienda oggi sotto il controllo di Stellantis) di risolvere i ritardi e le criticità legate alla campagna di richiamo dei veicoli interessati. Tuttavia, la società ha contestato la decisione e ha presentato un reclamo in appello. La questione è ora al vaglio della Corte d’Appello, che dovrà pronunciarsi sulla validità della sentenza e sulle eventuali responsabilità del gruppo automobilistico nella gestione del problema di sicurezza.