Oggi è San Valentino. Quale auto può rappresentare meglio la ricorrenza, se non l’Alfa Romeo Giulietta Sprint? Forse nessuna, almeno nel Belpaese. Del resto, stiamo parlando della “fidanzata d’Italia”: un appellativo che le fu affibbiato per il legame affettivo della gente nei suoi confronti. Naturale, quindi, pensare a lei per celebrare la festa degli innamorati, nell’universo a quattro ruote.
La vettura del “biscione” fu svelata al Salone di Torino del 1954, allo sbocciare della primavera. Immediato il feeling che si creò con gli appassionati…e non soltanto con loro. Gran parte del merito era ascrivibile al fascino della carrozzeria, che seppe ammaliare tutti. Ancora oggi l’Alfa Romeo Giulietta Sprint esercita un grande potere di richiamo nel cuore di chi la incontra per strada, a prescindere dall’età anagrafica.
Al carisma delle sue forme e all’energia del suo carattere si è “piegato” anche il noto rocker toscano Piero Pelù, possessore di uno splendido esemplare della specie, in tinta Azzurro Capri, di cui ci siamo occupati in un precedente articolo. Antesignana del boom economico degli anni ’60, questa vettura fu la prima prodotta su larga scala negli storici stabilimenti milanesi del Portello. Notevole il successo di mercato.
La riuscita stilistica della proposta deve ringraziare l’estro creativo di Franco Scaglione che seppe disegnare, per la carrozzeria Bertone, un’auto dai tratti felicemente ispirati. Il suo look esprimeva energia da tutti i pori, ma lo faceva con grandissima classe. Anche da ferma, questa realizzazione sembrava in movimento. Un effetto in parte dovuto al lunotto molto inclinato e avvolgente, con due “pinnette” laterali, ispirate alla moda statunitense di quegli anni.
L’eccellenza della tela stilistica si miscelava a un quadro prestazionale piuttosto tonico, che onorava bene la tradizione del marchio. Da segnalare una chicca: l’Alfa Romeo Giulietta Sprint, prima del lancio, ebbe una gustosa anteprima interna. Questa fu riservata agli addetti ai lavori e alle autorità. Nella circostanza prese forma uno show molto scenografico, con l’arrivo in elicottero di due attori negli shakespeariani costumi di Romeo e…Giulietta. E qui ritorna in mente la connessione con la festa di San Valentino, celebrata oggi.
La coupé milanese, che anticipò il debutto dell’omonima berlina, invertendo il tradizionale ciclo delle presentazioni automobilistiche, seppe colpire subito nel segno. In pochi giorni vennero raccolti migliaia di ordini: roba seria, sul piano numerico, specie pensando alla sua natura di mezzo a matrice sportiva, quindi diretto a un preciso target di utenza.
Compatta e prestazionale, l’Alfa Romeo Giulietta Sprint fissava nuovi standard tecnico-prestazionali nel suo segmento di mercato, dove conquistò il titolo di best in class. Sotto il cofano anteriore liberava la sua energia un motore a quattro cilindri bialbero in alluminio da 1.3 litri di cilindrata, con 65 cavalli a 6000 giri al minuto, su un peso di 880 chilogrammi.
L’unità propulsiva era in grado di spingere il modello fino a una punta velocistica nell’ordine dei 170 km/h. In quegli anni non era certo una cosa da ridere. Tutt’altro. Un carburatore a doppio corpo ne placava la sete, dando energia dinamica al mezzo, che esprimeva il suo carattere con piacevoli sonorità, pretese dagli appassionati su una vettura del genere.
Anche nell’universo agonistico il modello seppe mettersi in luce. Basti dire che la versione “Veloce” riuscì ad aggiudicarsi innumerevoli vittorie, su tutte il primo posto di classe alla 1000 Miglia del 1956, che ne consacrò il valore prestazionale e la tenuta della meccanica, anche nelle sfide più impegnative, come la mitica “Freccia Rossa” bresciana.
Come dicevamo, l’Alfa Romeo Giulietta Sprint divenne subito la “fidanzata d’Italia”, guadagnando consensi trasversali. Notevole, in particolare, la mole di apprezzamenti raccolti nella borghesia medio-alta, che divenne la sua clientela più corposa, in un quadro commerciale che superò di slancio le più ottimistiche previsioni fatte dal management. Questa vettura ebbe il merito di riaccendere il fuoco della passione per il marchio lombardo, rispolverandone il vecchio fulgore.
Sul piano emotivo, l’auto in esame regalava grandi soddisfazioni e aveva poco da invidiare ad alcuni modelli dall’indole prestazionale più marcata e dal prezzo più elevato. Piacevole la manovrabilità del cambio a quattro marce, in grado di accompagnare al meglio le sue danze, specie sulle strade più sinuose. La coupé compatta del “biscione” aveva il carattere giusto per divertirsi nelle arterie viarie di tutti i giorni, senza violare i limiti del codice e, soprattutto, del buon senso. Anche nell’universo agonistico la Giulietta Sprint seppe mettere in mostra la sua tempra, tirando fuori gli artigli in un buon numero di gare. Buon San Valentino, “fidanzata d’Italia”.
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