Da quando Flavio Manzoni disegna le Ferrari, i pareri sulle doti stilistiche delle auto di Maranello non sono più uniformi come in passato, quando Pininfarina ne firmava le carrozzerie. Mentre una volta si aveva la quasi matematica certezza che ogni nuova “rossa” sarebbe stata impeccabile nei suoi tratti espressivi, oggi la cosa non è scontata. Come riferito in altre circostanze, l’impressione è che il designer sardo abbia degli slanci di grande genialità, ma che non riesca ad accordarli sempre alla perfezione.
Nelle auto da lui create i dettagli e l’idea di base sono quasi sempre impeccabili, ma la vista d’insieme è talvolta disturbata da qualcosa, da una nota stonata. Alcuni modelli di Manzoni sono però degli autentici capolavori, degni dell’arte di Pininfarina. Del resto, stiamo parlando di un autentico fuoriclasse.
Oggi ho scelto quelle che, a mio avviso, sono le 3 Ferrari più carismatiche a sua firma. A differenza di altre, hanno fluidità dialettica e coerenza lessicale. Inoltre vantano un impatto estetico forte, direi iconico. Nella lista mancano gioielli come la 458 Speciale, la F12berlinetta, la F12 tdf e la 488 GTB che però, in qualche modo, si connettono direttamente o indirettamente all’impronta di Pininfarina. Anche altre Ferrari di Flavio Manzoni sono spettacolari, ma qui ne dovevo scegliere 3, che passo ad illustrarvi, non in ordine di importanza: la sequenza è dettata solo dalla data di nascita.
Ferrari LaFerrari
Questa supercar è la più “anziana” del gruppo odierno, essendo stata svelata nel 2013. Stiamo parlando di un fiore all’occhiello della casa di Maranello, che ha dato nobile continuità alla stirpe delle sportive “limited edition” aperta nel 1984 dalla GTO e proseguita con le F40, F50 ed Enzo. Oggi al suo posto c’è la F80, decisamente meno gradevole sul piano stilistico, anche se di presenza scenica mostruosa e con un livello prestazionale nettamente più alto. La Ferrari LaFerrari è stata la prima “rossa” stradale con alimentazione ibrida. Qui la tecnologia è estrema, su tutti i fronti. Il travaso del know-how agonistico emerge a 360 gradi.
Anche lo studio aerodinamico è stato molto avanzato, come sulle monoposto da Gran Premio, per ottenere la massima deportanza senza sporcare la carrozzeria con antiestetiche appendici alari. Il risultato è un’auto di sublime purezza grafica, in relazione al segmento di appartenenza. Le porte a farfalla aggiungono un tocco di teatralità, perfettamente intonato allo spirito del modello. Il compito della spinta è affidato a un motore V12 da 6.5 litri di cilindrata, che eroga 800 cavalli. A questi vanno aggiunti i 163 messi sul piatto dalla componente elettrica, innestata sotto forma di KERS, come sulle Formula 1 di quegli anni, per una potenza combinata di 963 cavalli.
Tanta energia viene liberata con note sonore da sogno, che inebriano i sensi. La spinta è formidabile. Anche l’handling è al top. La Ferrari LaFerrari scatta da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi e da 0 a 200 km/h in 6.9 secondi. La velocità massima si spinge oltre la soglia dei 350 km/h. Il tutto in un quadro di grande efficienza. Identiche le performance messe a segno dalla versione Aperta, che allarga la gamma emotiva, con la fruizione en plein air. In questa veste ha preso forma in 210 unità contro le 500 della versione chiusa.
Ferrari Monza SP2
Questa, dal punto di vista formale, è la più pura tra le vetture ad alto indice di carisma disegnate da Flavio Manzoni. Esiste anche in versione monoposto, battezzata Monza SP1, ma qui ho scelto quella a due posti, perché la trovo più allineata al genere di cui ci stiamo occupando, oltre che più bella. In più regala il piacere di condividere le emozioni con un’altra persona, che non è roba da poco. Con lei e l’appena citata sorella monoposto si è aperta la Serie Icona, una famiglia di auto speciali in tiratura limitata che rende omaggio ai modelli più affascinanti del passato del “cavallino rampante”.
Muse ispiratrici sono auto di notevole prestigio storico, evocate nello stile e nella filosofia, ma con un approccio moderno. Per armonia e purezza, la Ferrari Monza SP2 regge il confronto con le migliori opere di Pininfarina. Credo che il carrozziere torinese, se fosse stato chiamato ad interpretare lo stesso tema, non si sarebbe espresso in modo sostanzialmente diverso. Questa straordinaria barchetta, pensata per essere goduta nella sola dimensione a cielo aperto, regala emozioni straordinarie, sia in veste statica che dinamica. Lecito parlare di una scultura a quattro ruote.
Sotto il lungo cofano anteriore trova ospitalità un altro capolavoro: un motore V12 da 6.5 litri di cilindrata, che eroga 810 cavalli di razza, la cui azione è accompagnata da musicalità meccaniche da antologia. Una roba unica, che si ritaglia uno spazio esclusivo nel cuore. Il quadro prestazionale è di altissimo livello, ma le cifre non bastano a far comprendere il piacere emotivo vissuto a bordo. Le diamo comunque, per dovere di cronaca: accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.9 secondi e da 0 a 200 km/h in 7.9 secondi. Si spinge oltre quota 300 km/h la velocità massima: un dato straordinario per una “barchetta”. Nello stile della Ferrari Monza SP2, come in quello della sorella Monza SP1, si colgono gli influssi stilistici delle 750 Monza e 860 Monza, di cui è in un certo senso la discendente della nostra era.
Ferrari Daytona SP3
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Questa “rossa”, pur evocando lo stile della 330 P4 e della 250 P5 Berlinetta Speciale Pininfarina, ha un carattere tutto suo, che la rende unica nel panorama automobilistico mondiale. La sua carrozzeria ha carisma da vendere. Impossibile non farsi coinvolgere emotivamente alla sua vista. Questa è un’opera d’arte a quattro ruote, che merita di rappresentare al meglio il marchio del “cavallino rampante”. Dai tempi della mitica F40 non si vedeva una Ferrari così sfacciata. Rispetto alla F80, anch’essa molto vigorosa nel look, ha maggiori note di stile e di armonia compositiva. Sicuramente è una creatura scultorea, che esprime in modo plastico i suoi volumi, regalando emozioni uniche a chi la vede.
La Ferrari Daytona SP3 è un’auto affascinante. I suoi tratti profumano della nobile tradizione della casa di Maranello. Guardandola, viene naturale pensare alla 330 P4, considerata dagli appassionati e dagli addetti ai lavori come la più bella Sport di tutti i tempi. Qui, però, non siamo al cospetto di un remake: i richiami alla leggendaria progenitrice, per quanto evidenti, non hanno condizionato l’esecuzione stilistica, che segue un approccio tutto suo. Non era facile muoversi in questo sentiero, ma l’operazione è riuscita al meglio. Il risultato è un’auto che crea dipendenza. In lei c’è l’essenza del mito. Questo modello appartiene alla Serie Icona, nel cui ambito ha aperto un altro capitolo. Il nome del modello rende omaggio alla tripletta conseguita dalla casa di Maranello alla 24 Ore di Daytona del 1967.
Basata sull’architettura de LaFerrari Aperta, la Daytona SP3 si priva della componente elettrica che ibridizza l’altra. Qui, ad animarne le danze, provvede il solo motore V12 aspirato da 6.5 litri di cilindrata, con 840 cavalli al servizio del piacere. L’unità propulsiva è stata mutuata dalla 812 Competizione, ma con l’aggiunta di ulteriore grinta. Un capolavoro assoluto, destinato alla leggenda, per le sue ingegnerie, per le modalità di erogazione della potenza e per le sublimi melodie meccaniche regalate all’apparato uditivo. Anche qui i numeri prestazionali sono al top: accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.85 secondi e da 0 a 200 km/h in 7.4 secondi. La velocità massima si fissa oltre i 340 km/h. Le sensazioni a bordo raggiungono un livello ancora maggiore di quello espresso dalle cifre. Solo 559 gli esemplari previsti per questa limited edition.