Il gruppo Stellantis ha deciso di estendere l’uso dei motori diesel 1.5 BlueHDi e 2.2 MultiJet fino al 2030. Questi motori, in passato utilizzati principalmente per veicoli commerciali ma anche presenti in modelli per il mercato privato, rappresentano una sfida per le case automobilistiche europee nel bilanciare l’adozione della propulsione termica e quella elettrica. Le normative legislative spingono verso un’offerta orientata alle “zero emissioni”, ma la transizione rimane costosa e le vendite non decollano come atteso. Inoltre, i costruttori rischiano multe se la media delle emissioni di CO2 dei loro modelli supera limiti sempre più rigidi.
Motori diesel 1.5 BlueHDi e 2.2 MultiJet: Stellantis ha deciso di estendere la loro produzione fino al 2030
Stellantis ha adottato una strategia attuale di aumento dei prezzi per i modelli a benzina e diesel, incentivando i clienti a considerare l’acquisto di veicoli elettrici. Tuttavia, data la situazione attuale, il colosso euro-americano ha deciso di prolungare l’uso dei motori termici oltre le previsioni iniziali. Questa mossa include anche l’estensione della vita utile dei motori diesel attualmente in produzione, dimostrando un approccio prudente alla transizione verso la mobilità elettrica.
Il motore quattro cilindri turbodiesel DV5, meglio conosciuto come 1.5 BlueHDi e prodotto nello stabilimento Stellantis di Metz-Trémery in Francia dal 2017, era inizialmente destinato a uscire di scena nel 2025. Tuttavia, come vi abbiamo scritto ieri, secondo quanto riportato dai colleghi di Les Echos, questo propulsore subirà un aggiornamento tecnico che gli consentirà di rimanere in produzione e in commercio fino al 2030. L’adeguamento è necessario per rispettare la normativa Euro 7, che entrerà in vigore il 29 novembre 2026 per tutti i nuovi modelli omologati e diventerà obbligatoria per l’intera gamma a partire dall’anno successivo. Oltre agli aggiornamenti richiesti dalle normative sulle emissioni, si spera che Stellantis approfitti dell’occasione per risolvere alcuni problemi di affidabilità riscontrati nel tempo.
Attualmente, sul mercato francese, modelli come la Peugeot 308 e la Citroën C5 Aircross rientrano tra le ultime vetture compatte non premium ancora disponibili con motorizzazione diesel. Alcuni concorrenti diretti del gruppo Volkswagen, come la Golf e la T-Roc, offrono ancora varianti a gasolio, ma secondo le nostre fonti stanno gradualmente virando verso propulsioni ibride. Renault, invece, ha già escluso il diesel dalle opzioni di modelli come la Symbioz e l’Austral.
L’estensione della produzione del motore DV5 rappresenta anche un’opportunità importante per il sito di Metz-Trémery, dove vengono assemblati anche i propulsori elettrici M2, M3 e M4. Attualmente, lo stabilimento lavora ben al di sotto della sua capacità massima, a causa di una domanda di veicoli elettrici inferiore alle previsioni. Parallelamente, Stellantis ha deciso di aggiornare anche il quattro cilindri turbodiesel 2.2 MultiJet, noto internamente come B.B2, di origine Fiat e prodotto nello stabilimento italiano di Pratola Serra. Questo propulsore, al momento destinato esclusivamente ai veicoli commerciali, vedrà la sua produzione prolungata fino alla fine del decennio.
L’ultima versione del MultiJet, introdotta nel 2024, è già stata progettata per rispondere ai requisiti della normativa Euro 7. Il suo aggiornamento sarà implementato con il restyling previsto per il 2027 di alcuni veicoli commerciali di Stellantis, come il Fiat Ducato, il Peugeot Boxer e l’Opel Vivaro. Secondo il quotidiano economico, il gruppo potrebbe persino valutare una nuova variante di questo propulsore da destinare alle autovetture.
Inoltre, la recente uscita di scena di Carlos Tavares dalla carica di CEO di Stellantis avrebbe favorito l’approvazione di alcuni progetti che fino a poco tempo fa erano bloccati ai livelli dirigenziali inferiori. Tra questi potrebbero rientrare proprio nuove strategie per il settore del diesel, che dimostrano come il colosso automobilistico non sia ancora pronto a rinunciare completamente ai motori termici, nonostante la spinta verso l’elettrificazione.