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5 coupé Fiat che hanno spostato il baricentro del marchio

Nella storia della casa torinese non sono mancate delle vetture spumeggianti.

Fiat Coupé

Nel listino Fiat hanno fatto capolino, durante lo svolgimento della storia del marchio, alcune interessanti auto sportive o di indole sportiva. Diverse di queste avevano la configurazione coupé. La loro presenza in gamma ha dato ulteriore luce al marchio, conosciuto soprattutto per prodotti di natura diversa, più legati alla fruibilità quotidiana.

Oggi abbiamo deciso di passare in rassegna alcune di queste auto. Ne abbiamo scelte cinque, in rappresentanza della specie, senza nessuna voglia di fare una classifica o una selezione. Il nostro vuole essere soltanto un modo per ricordare un filone che, nel suo piccolo, ha fatto parte dell’heritage aziendale. Se lo gradite, potete seguirci nel nostro viaggio alla scoperta di queste vetture. Siete pronti a conoscerle? In caso di risposta affermativa, girate idealmente la chiave d’avviamento, iniziando lo scroll della pagina.

Fiat Coupé

Fiat Coupe Turbo
Fiat Coupe Turbo

Pur essendo relativamente accessibile, per un certo tempo espresse un fascino ammantato di esclusività. Molta gente sognava di possederla, magari per vivere in scala le emozioni visive regalate da auto di più alto lignaggio. Anche se non era propriamente bella, sapeva far girare la testa, grazie alla forte identità espressiva infusa da Chris Bangle, autore del suo stile. Questa sportiva fece il suo debutto nel 1994. Di grande presa emotiva il suo frontale, ma anche gli interni, firmati da Pininfarina, sapevano catturare il cuore.

Buone le sue doti dinamiche, che diventavano muscolari nelle versioni più spinte. Sotto il cofano anteriore della Fiat Coupé trovarono spazio dei motori a 4 cilindri in linea, da 1.8 litri (131 cavalli) e 2.0 litri (139 cavalli). Con la cilindrata più alta fu proposta anche una versione sovralimentata da 190 cavalli. Nel 1996, le motorizzazioni duemila guadagnarono un frazionamento a 5 cilindri, con 20 valvole.

Benefico l’effetto sulla potenza massima, cresciuta a 147 cavalli sulla versione aspirata e a 220 cavalli su quella turbo, che era in grado di bruciare in 6.3 secondi il passaggio da 0 a 100 km/h. La forza propulsiva manteneva la sua foga anche oltre, portando abbastanza in fretta fino alla velocità massima di circa 250 km/h. Siamo a livello di auto di ben altro lignaggio. Qui, però, le spese di gestione sono meno impegnative, in linea col target di riferimento, rappresentato da una clientela quasi normale, non da paperoni che possono concedersi ogni genere di lusso.

Fiat 128 Coupé

Fiat 128 Coupé

Anche questa vettura fa parte della tradizione sportiva della casa torinese. Certo, non era una belva da pista, ma regalava buone sensazioni di guida a chi stava al volante, donando in piccolo l’impressione di trovarsi su un’auto più corposa. Il debutto della Fiat 128 Coupé prese forma al Salone dell’Auto di Torino del 1971, dove incassò l’immediato apprezzamento del pubblico, anche se poi la crisi petrolifera frenò gli ordini, tenendoli sotto il suo potenziale, che era ancora più alto.

Pur se compatta nelle dimensioni, questa vettura aveva grande carattere stilistico, in entrambe le serie in cui prese forma. A suo favore giocavano la praticità e i costi di acquisto e gestione non particolarmente impegnativi. Nella prima serie era possibile scegliere fra due motorizzazioni a quattro cilindri: da 1.1 e da 1.3 litri, rispettivamente con 64 cavalli e 75 cavalli di potenza massima.

In quest’ultima veste copriva il chilometro con partenza da fermo in 33.86 secondi e poteva raggiungere i 164 km/h di velocità massima. La seconda serie, battezzata 128 3P, fece il suo debutto nel 1975. Il taglio stilistico era completamente diverso e più snello, complice anche il posteriore fortemente inclinato, con portellone apribile di ampie dimensioni. Intatte le scelte motoristiche. Anche il quadro prestazionale non differiva molto rispetto a prima.

Dino 2400 Coupé

Fiat Dino Coupe
Fiat Dino Coupe

Qui si sale ai piani più alti della galassia sportiva, in seno alla produzione della casa torinese. La Fiat Dino 2400 Coupé profuma di grande nobiltà. A fare la differenza ci pensa lo splendido motore V6 da 2.4 litri, che ne alimenta le danze, regalandole grinta ed emozioni musicali di alta gamma. Questo cuore, custodito sotto una carrozzeria i cui tratti grafici esprimono con eleganza il grande tono energetico del modello, sviluppa una potenza massima di 180 cavalli. Ai suoi tempi non erano pochi per un’auto del genere. Tutt’altro.

A rappresentarne bene il quadro prestazionale ci pensa la punta velocistica, nell’ordine dei 205 km/h. I muscoli, qui, sono più vigorosi che sulla sorella da 2.0 litri, che ha aperto la famiglia. Pure le dinamiche risultano più incisive, grazie alle scelta delle sospensioni a ruote indipendenti anche sull’asse posteriore, in luogo dello schema a ponte rigido dell’altra. Questa scelta regalò dei benefici anche sul fronte del piacere di guida, che in un’auto dall’indole sportiva come la Fiat Dino 2400 Coupé è di primaria importanza, essendo l’apice della sua essenza.

Belli, come dicevamo, i lineamenti dell’auto, che sfoggia con classe i suoi muscoli. Il merito è di Bertone, la cui matita è stata felicemente ispirata. La nota carrozzeria torinese ha saputo vestire al meglio l’auto, nata in prima battuta dall’accordo tra la Fiat e la Ferrari, per consentire alla casa di Maranello di ottenere l’omologazione della Dino 166 F2.

124 Sport Coupé

Fiat 124 Sport Coupé
Fiat 124 Sport Coupé

Questa vettura fu lanciata nel 1965 e il suo ciclo produttivo andò avanti fino al 1975. Circa 310 mila gli esemplari realizzati, nell’ambito delle tre serie in cui prese forma, variante SEAT compresa, a riprova di un grande successo commerciale. Le linee della carrozzeria, firmate da Mario Boano per il centro stile interno, giocavano sui tagli geometrici, con diversi spigoli vivi a segnare l’esecuzione grafica. Il carattere estetico sicuramente non mancava.

In questo modello i tecnici cercarono di conciliare al meglio l’impronta sportiva con la funzionalità. I quattro posti non erano striminziti per una coupé ed erano la prova di questo approccio. Per alimentarne le danze, gli uomini della casa torinese puntarono su diverse motorizzazioni a quattro cilindri, offerte alla scelta della clientela: da 1438, 1592, 1608 e 1756 centimetri cubi.

La loro energia giungeva al suolo, sulle ruote anteriori, col supporto di un cambio manuale a 5 rapporti nella seconda e terza serie della vettura, mentre sullo step iniziale questa trasmissione era disponibile solo come optional, in alternativa a quella a 4 marce. La prima serie della Fiat 124 Coupé fu lanciata al Salone di Ginevra del 1967. Il suo cammino commerciale andò avanti per due anni. Nel 1969 giunse la sua evoluzione, con ritocchi estetici e meccanici. Nel 1972 sbocciò la terza serie, con frontale rivisto, che accompagnò il modello al suo congedo.

Fiat 130 Coupé

Fiat 130 Coupé
Fiat 130 Coupé

Il suo aspetto imponente e sfarzoso la poneva molto in alto nell’immaginario collettivo ed anche il prezzo faceva una bella selezione. La Fiat 130 Coupé derivava dall’omonima vettura prodotta dalla casa torinese a partire dal 1969. Il suo debutto in società avvenne nel 1971. Lo stile non aveva niente a che spartire con quello, poco gradevole, della berlina. Del resto, in questo caso, la firma era di Pininfarina, che raramente ha sbagliato un colpo nel corso della sua lunga storia, legata ad alcuni dei più grandi capolavori di casa Ferrari.

Qui, a differenza che sulle “rosse”, dove prevalevano i tratti sinuosi, c’erano tratti tesi e spigoli vivi, ma l’eleganza sportiva non era per nulla compromessa. Anzi, nel suo segmento di mercato la Fiat 130 Coupé era una delle auto più ammalianti offerte alla scelta della clientela. Grande la sua personalità. Negli stabilimenti del carrozziere piemontese veniva completato l’assemblaggio degli esemplari. Quella di Pininfarina fu quindi una parte attiva, non solo sul fronte stilistico, ma anche su quello produttivo.

Sotto il cofano anteriore liberava la sua energia un motore a 6 cilindri, con angolo di 60 gradi fra le bancate, da 3235 centimetri cubi di cilindrata, in grado di sviluppare una potenza massima di 165 cavalli a 5600 giri al minuto, con un picco di coppia di 25,5 kgm DIN a 3400 giri al minuto, per una velocità di 195 km/h. Purtroppo il modello non ebbe il successo che avrebbe potuto avere, per la reputazione del brand, legato a prodotti di segmenti inferiori, per situazioni di contesto e per alcune scelte ingegneristiche fatte sull’unità propulsiva, che spingevano i consumi verso livelli da bolidi da F1. Il confronto con la concorrenza del tempo, su questo fronte, era impietoso, specie tenendo conto dei costi di gestione bassi che Fiat aveva sempre saputo garantire nelle sue proposte.

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