La Peugeot 402 Andreau è una di quelle auto che hanno saputo guadagnare la scena con il fascino delle innovazioni stilistiche portate in dote. Qualche giorno fa ci eravamo occupati della versione “standard” del modello. Oggi le nostre attenzioni sono puntate su una concept car ante litteram, che ha saputo anticipare il tema dell’alleanza coi flussi d’aria, diventato imperante nell’era in cui viviamo.
Riferendoci ad essa, possiamo dire che fu la prima vera berlina di lusso aerodinamica. Non ci vuole molto a capire la sua connessione con la branca della fluidodinamica che studia la dinamica dell’aria e la sua interazione con i corpi solidi. Uno dei segni più evidenti di questo approccio, felicemente seguito dall’ingegnere Jean Andreau, è la grande pinna posteriore. Anche la totale assenza di spigoli vivi, in un corpo sinuosamente raccordato, aiuta ad evidenziarlo.
Il fatto che il modello porti il nome del suo progettista è un fatto irrituale. Serve a mettere in evidenza l’importanza fondamentale del contributo dato nello sviluppo di un mezzo così innovativo e, più in generale, del suo impegno nell’evoluzione del marchio del “leone”. Stiamo parlando di un genio; di un autentico visionario che aveva anche lavorato per Bugatti, attraverso lo studio Arts & Métiers. L’aerodinamica era il suo pallino.
In questo ambito sapeva raggiungere i migliori risultati, senza incidere negativamente sull’eleganza delle carrozzerie a sua firma, che spesso profumavano anzi di classe e bellezza. La Peugeot 402 Andreau è una buona prova del suo approccio al tema. Questa vettura nacque come studio progettuale assegnato al celebre ingegnere dalla casa automobilistica francese. Il suo codice di progetto era 402 n4x. L’incarico era molto preciso: trasferire sul mezzo tutta la sua esperienza in campo aeronautico, realizzando un design sorprendente.
Peugeot 402 Andreau: design di alta gamma
Qui la ricerca della liaison coi flussi non doveva deprimere l’eccellenza stilistica, ma l’arte della bellezza doveva connettersi alle note dell’efficienza funzionale. Non si era, quindi, al cospetto di una “semplice” prova di stile, ma di una complessa sfida di design, nella sua dimensione più autentica. Insomma, si doveva partorire un’estetica contraddistinta da una grande efficacia “pratica” e “scientifica”, quindi non solo connessa al godimento visivo.
L’esperienza di Jean Andreau nell’ambito dei velivoli alati fu molto utile in tal senso, portando a un traghettamento di conoscenze che oggi persiste, ma che a suo tempo era quasi un unicum, almeno pensando ai comuni mezzi di trasporto stradali, come la 402. Il suo concept realizzato sulla base di quella berlina fu particolarmente fruttuoso ed apprezzato. Non si trattava di un solo esercizio da salone, ma anche di un mezzo perfettamente funzionante e versatile, come un’auto di tutti i giorni, cui veniva aggiunta una ricercatezza rara sul fronte aerodinamico.
La Peugeot 402 Andreau dimostrò, in modo empirico, i grandi benefici prodotti sui consumi e sulle prestazioni da un accurato studio dei flussi. In questo caso il risultato fu raggiunto con una vettura dall’affascinante profilo a goccia, esotico e al tempo stesso affascinante. In un certo senso era un look ardito ed estremo, ma di grande piacevolezza grafica. Notevole la sua armonia. Qui i metalli scorrono senza soluzione di continuità, in modo plastico e gradevole.
Ad esaltare la portata dell’impresa ci pensò il fatto che, già nella configurazione standard, l’auto usata per questo lavoro era già molto avanti nello specifico ambito, con un’estetica di suo rivoluzionaria per gli anni 30. Il merito era ascrivibile ad Henri Thomas, che, seppur in maniera prudente, sulla 402 base strizzò l’occhio all’aerodinamica e alle tendenze est-europee e americane dello Streamline. La cosa veniva messa in risalto anche nella comunicazione ufficiale, con lo slogan “dal vento della velocità è nata la linea Peugeot, la linea aerodinamica”.
Un lavoro progettuale difficile
L’eleganza, l’efficienza e le linee levigate della donor car imposero per la Peugeot 402 Andreau un supplemento di sforzo creativo, per realizzare un adeguato stacco, come si conviene ad una concept car, che vuole anticipare un trend. A riprova della bontà della base, non si può non notare la similitudine del frontale, già talmente originale, pulito ed efficiente da richiedere solo modifiche di dettaglio. Più marcati i cambiamenti nel resto della tela grafica. Non fu facile dargli forma, per la bontà del prodotto di partenza, ma lo sforzo era necessario per spingersi oltre il suo stile distintivo.
Il fatto che alcune parti della carrozzeria fossero condivise con l’altra non si nota neppure, grazie alla qualità dell’esecuzione, armonica in modo impeccabile. Neppure la vistosa pinna posteriore, di cui vi abbiamo parlato, sporca la trama espressiva, un po’ come accade sulle auto Bugatti che ne hanno fatto uso. Fra gli elementi del design della Peugeot 402 Andreau, diversi sono quelli che hanno fatto scuola, segnando le produzioni automobilistiche successive, come il parabrezza panoramico, i vetri laterali senza montanti, le fiancate rastremate, le cerniere delle porte incassate, i parafanghi carenati, i copriruota integrali. Se si pensa che questa vettura nacque nel 1936, possiamo davvero dire che si era molto avanti.
Ancora oggi questa creatura a quattro ruote esalta per il suo approccio stilistico scenografico, abbinato a contenuti molto concreti. Non si tratta di un volo pindarico fine a se stesso, ma di un esercizio di ingegneria aerodinamica, testimoniato dal CX di 0.34, contro lo 0.68 di una 402 di serie. In quegli anni era un dato incredibile per un prodotto del genere. A parità di motorizzazione (4 cilindri da 2 litri con 70 cavalli), la velocità massima si spingeva a 140 km/h, contro i 115 km/h della versione standard, mentre i consumi di benzina calavano del 30%. Se non è progresso questo, ditemi voi…
Che fine ha fatto la Peugeot 402 n4x Andreau? Il prototipo, battezzato all’epoca “Anno 1940”, ebbe poi quattro altri quattro esemplari della stessa specie a fargli compagnia. Uno solo di essi è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale. Oggi può essere ammirato al museo Peugeot a Sochaux. Se vi doveste trovare da quelle parti, una visita è d’uopo, come omaggio a questa vettura visionaria e alle altre che hanno segnato la storia della casa del “leone”.
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