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Opel nel 1985 puntò sul catalizzatore nella gamma, precorrendo i tempi

Una prova di sensibilità ambientale, premiata dalla clientela del tempo.

Opel catalizzatore
Opel Ascona 1.8i LS mit Katalysator, 1984

Sono passati 40 anni da quando Opel decise di puntare in modo deciso sul catalizzatore. Era il gennaio del 1985 quando il marchio di Rüsselsheim svelò al mondo una Ascona-C 1.8i dotata di quel dispositivo, ancora misterioso nella società dell’epoca, almeno con riferimento alla gente comune. Fu l’inizio di un cammino visionario, che negli anni si rivelò vincente, anche sul piano del marketing.

Nell’autunno del 1989, la marmitta catalitica era installata di serie su tutti i modelli della gamma del “blitz“. Opel divenne in tal modo il primo costruttore tedesco a portare a termine un’impresa del genere. Una prova della sua attenzione per l’ambiente e per l’innovazione. L’obiettivo, nel caso specifico, era quello di ridurre l’impatto dei veicoli a combustione interna. Grazie alle reazioni chimiche prodotte dentro il catalizzatore, venivano trattenuti alcuni dei principali inquinanti provenienti dai gas di scarico, minimizzandone gli effetti nocivi.

Anche se nel 1985 trovare dei distributori di benzina verde non era facile, Opel decise comunque di percorrere la strada green, scommettendo sulla marmitta catalitica. Prima destinataria, come già scritto, fu la Opel Ascona-C 1.8i, a gennaio del 1985. A partire dal mese di ottobre dello stesso anno, ogni modello della gamma Opel era disponibile anche in versione catalizzata, sotto forma di opzione, con un supplemento di prezzo.

Opel catalizzatore
Opel-Katalysator, 1992

Con il dispositivo in dotazione, la Opel Corsa 1.3 divenne la vettura di cilindrata fino a 1.4 litri con la migliore tecnica di riduzione delle emissioni nocive, rispettando al meglio le severe normative statunitensi in materia. In breve tempo, le versioni con marmitta catalitica divennero un’alternativa a quelle “convenzionali”, senza differenze nel costo d’acquisto. A lanciare il nuovo trend furono la Omega-B e la Senator.

Nel 1988 giunse in listino la nuova Opel Vectra, in sostituzione della Ascona. A lei toccò il compito di guadagnare il rango di prima berlina tedesca della sua categoria equipaggiata di serie con la marmitta catalitica. L’anno dopo, tutti i modelli a benzina del “blitz” in listino furono dotati del dispositivo, come standard. Una decisione coraggiosa ma lungimirante, premiata dai riscontri di mercato, connessi anche alla migliore percezione del brand che ne ebbero i clienti. Con tale scelta, Opel assunse un ruolo guida nell’ambito della protezione ambientale, almeno per quanto riguarda l’industria automobilistica tedesca. Un sigillo di un percorso da tempo orientato in questa direzione.

La strategia trovava corrispondenza nel desiderio della clientela del marchio di concorrere attivamente alla tutela dell’ecosistema e alla sostenibilità ambientale, in chiave ante litteram. L’accoglienza si spinse oltre le più rosee aspettative. Notevoli gli investimenti fatti da Opel sullo sviluppo della tecnologia catalitica. Alcuni calcoli parlano di un oltre un miliardo di marchi dal 1984 alla fine di quel decennio. Per fortuna i costi furono spalmati su un gran numero di modelli, nati anche in epoca successiva. Il centro di sviluppo tecnico di Rüsselsheim e i vertici aziendali fecero la scelta giusta, anche se non era facile prevederlo.