La Ferrari Purosangue è stata sottoposta alle cure di Mansory, con un allestimento specifico, denominato Pugnator, che oggi siamo in grado di mostrarvi in video. Si tratta, come avrete capito, di un tuning, non di un lavoro eseguito dalla casa di Maranello. La caratterizzazione estetica è forte, in linea con quanto visto su altre realizzazioni dell’azienda tedesca, specializzata in elaborazioni automobilistiche di alta gamma.
Qui non ci si è presi cura del buon gusto, ma gli sforzi creativi si sono concentrati su una vistosa appariscenza, che sporca del tutto la magnifica pulizia stilistica del modello di partenza. Una certa fascia di clientela vuole questo, preferendo la stravaganza alla bellezza più pura. Ecco allora un fiorire di elementi in carbonio aggiunti al corpo grafico, per dare forza bruta a una carrozzeria ampiamente rivista con spoiler, minigonne, branchie, flap, alettoni e chi più ne ha più ne metta.
Il risultato è disgustoso, secondo i canoni ordinari dello stile, ma ad alcuni interessa soltanto farsi notare, con prodotti esclusivi ed after market, capaci di distinguere, anche se con un approccio lontano anni luce dal senso del gusto. L’importante, per loro, è guadagnare il centro della scena, a prescindere dai commetti più o meno benevoli che ne possono derivare. Da cultore dell’eleganza, aborro al cospetto di una simile interpretazione stilistica.
A peggiorare il quadro ci pensa il fatto che il tuning sia stato eseguito su una “rossa“, anche se irrituale come la Ferrari Purosangue. Qui si sconfina dunque nell’eresia, ma nel mondo c’è chi vive in modo meno religioso il rapporto con le opere del “cavallino rampante“. Rispetto all’equilibrio stilistico dell’auto di partenza e alla finezza dei suoi lineamenti, comunque, non si può che percepire il decadimento visivo prodotto dall’allestimento di cui ci stiamo occupando. La migliore deportanza ottenuta nella nuova veste è una blanda arte giustificativa, che non cambia il giudizio.
Una vecchia locuzione latina recita che “de gustibus non est disputandum” (“dei gusti non si deve discutere”). Questa perla di saggezza mi costringe a digerire il rospo, anche se penso che l’arte non vada toccata, specie se le modifiche vengono eseguite con l’accetta per accontentare chi non sa apprezzarla. Tornando alla Pugnator di Mansory, una cosa mette tutti d’accordo: la qualità dei materiali e delle lavorazioni eseguite dal preparatore tedesco, i cui artigiani sanno svolgere con estrema professionalità il loro compito.
Questa sublime capacità tecnica la si riscontra anche nell’abitacolo, finemente e lussuosamente rifinito, pur se lontano dal senso del gusto di quello di serie. Trattandosi di un tuning, eseguito da uno dei maggiori specialisti della materia, non poteva (purtroppo) essere risparmiato il motore. Anche qui si registra un’eresia, seppur prodotta con alte competenze ingegneristiche. I tecnici di Mansory hanno portato la potenza massima del V12 da 6.5 litri della Ferrari Purosangue a 755 cavalli, 30 in più della versione di serie. Importante anche il passo in avanti compiuto dalla coppia, cresciuta a 730 Nm. Se ne giovano le performance, ma quelle standard erano già al top.