Nel periodo tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 (del secolo scorso) l’industria automobilistica italiana seppe produrre delle vetture di grande carisma, anche nel comparto delle berline a tre volumi. Due di queste avevano una capacità prestazionale importante, abbinata ad un’immagine elitaria. Stiamo parlando della Lancia Thema 8.32 (o Thema Ferrari) e dell’Alfa Romeo 164 Quadrifoglio Verde. Erano modelli che ci rendevano orgogliosi, perché rappresentavano al meglio il nostro gusto e le nostre capacità ingegneristiche. Oggi sono ricordate con un pizzico di nostalgia e con la speranza che le case del Belpaese tornino a fare presto delle robe del genere. Facciamo un breve ripasso delle loro caratteristiche, partendo dalla più nobile della coppia.
Lancia Thema 8.32
La Lancia Thema 8.32 fu la versione più iconica e prestigiosa dell’ammiraglia della casa torinese. Gli appassionati la chiamavano anche Thema Ferrari. Questo fa capire subito la ragione del suo fascino esclusivo. Sotto il cofano anteriore, infatti, libera la sua energia un motore V8 da 3.0 litri di cilindrata, Made in Maranello. La raffinata unità propulsiva, a 32 valvole, suona con le classiche note delle opere emiliane, anche se con tono minore. La magia sonora c’è tutta.
Anche la potenza non manca, pur essendo inferiore a quella della Ferrari 308, da cui mutua il cuore. Sulla Lancia Thema 8.32 i cavalli erogati sono 215, mentre la coppia fissa il suo picco a quota 29 kgm. Quanto basta per spingere il modello, con grande vigore, fino alla velocità massima di 240 km/h: una cifra non comune per una trazione anteriore. Ai suoi tempi era il riferimento della specie. Solo l’arrivo di nuovi dispositivi elettronici rese possibile fare meglio su questo fronte, in anni successivi.
Il debutto del modello, nella prima serie, prese forma nel mese di maggio del maggio 1986 (anche se le consegne iniziarono all’alba del 1987). Per un certo tempo questa fu l’auto a trazione anteriore più potente offerta sul mercato. Doveroso un primato del genere per un modello con l’energia del “cavallino rampante” in corpo.
Il nobile lignaggio del motore trovava corrispondenza in un allestimento interno straordinariamente prezioso e raffinato, con pelle Poltrona Frau e radica di rosa a profusione. Anche fuori si coglieva una connessione ideale con le “rosse”, soprattutto per i cerchi in lega a cinque razze e per la griglia metallica anteriore. L’elemento più caratterizzante era però l’alettone retrattile posteriore. Il conducente poteva regolare le sospensioni su diversi livelli di taratura. Nella seconda serie della Lancia Thema 8.32 giunse un leggero restyling, con diverse alchimie dei proiettori anteriori, ora più piccoli, e foggia diversa di altri dettagli. Piccoli elementi che segnavano la differenza.
Alfa Romeo 164 Quadrifoglio Verde
L’Alfa Romeo 164 è stata la berlina italiana a mio avviso più bella degli anni ottanta. Sua versione di punta era la Quadrifoglio Verde. Qui la spinta era affidata a un motore V6 aspirato da 3.0 litri di cilindrata, con 24 valvole, in grado di sviluppare una potenza massima di 232 cavalli a 6.300 giri al minuto e una coppia di 276 Nm a 5.000 giri al minuto. Impossibile non innamorarsi di questo cuore sonoro, rotondo e generoso, capace di soddisfare al meglio i bisogni di ogni appassionato.
Oltre che sul piano emotivo, è permeante anche su quello delle metriche. L’unità propulsiva in esame, infatti, garantisce una spinta vigorosa, a dispetto di un peso non da fuscello. I numeri stanno a testimoniarlo: accelerazione da 0 a 100 km/h in 7.5 secondi e da 0 a 1.000 metri in 27 secondi netti. La punta velocistica si spinge nel territorio dei 245 km/h, in linea con la Lancia Thema 8.32. Non erano molte, ai suoi tempi, le berline capaci di esprimersi agli stessi livelli dinamici e con la medesima colonna sonora. Del resto, stiamo parlando della versione più emozionante della famiglia 164.
La sua dotazione energetica giunge al suolo con il supporto di un cambio manuale a 5 rapporti, che svolge con decoro la sua missione. Rispetto alle sorelle più tranquille, l’Alfa Romeo 164 Quadrifoglio Verde è più aggressiva, essendo dotata di spoiler maggiorati e minigonne, oltre che di cerchi specifici. La caratterizzazione estetica conferisce ulteriore grinta al modello, ma a scapito dell’eleganza di partenza, in parte intaccata. Resta comunque un’opera stilistica di sublime splendore, anche sul piano della classe, pur essendo focalizzata sul DNA sportivo, con rimandi vagamente racing.
Ricordiamo che il design della berlina del “biscione”, nella configurazione di partenza, porta la firma di Enrico Fumia per Pininfarina. Il risultato? Una meravigliosa auto a tre volumi, in grado di coniugare al meglio le note del dinamismo con quelle della raffinatezza. Anche per questo fu scelta come auto personale da Enzo Ferrari. Il Commendatore puntò sulla versione TS da 2 litri di cilindrata, che dava meno nell’occhio, senza deludere sul piano prestazionale. Questa la miscela cercata dal fondatore del marchio del “cavallino rampante”.
La versione del 1993 dell’Alfa Romeo 164 Quadrifoglio Verde, protagonista del nostro post, lasciò poi spazio alla Q4 a trazione integrale, dotata della stessa unità propulsiva di origine “Busso”. Qui migliorava la sicurezza attiva, ma si perdeva un pizzico di potere prestazionale, per il maggior peso. Al conducente la possibilità di scegliere fra diversi livelli di smorzamento delle sospensioni: “Auto”, più morbida, e “Sport”, più rigida, per gli amanti della guida chirurgica. I freni, erano ovviamente a disco sulle quattro ruote. Svolgevano con dignità il loro lavoro.