Probabilmente le aspettative di molti, qualche ora prima dell’attesa audizione di John Elkann, nelle vesti di presidente e CEO ad interim di Stellantis, vertevano pure su qualche dettaglio in più per cementare finalmente l’idea di un futuro prossimo a marchio Maserati, definito e possibilmente definitivo, che invece continua a non venire fuori dal cilindro. Nella discussione di John Elkann, davanti alle Commissioni Attività Produttive e Industria di Camera e Senato, non c’è stato alcun ragionamento che potesse far pensare a una direzione da far prendere al Costruttore del Tridente.
Come già risultava evidente, in accordo anche con altre dichiarazioni del recente passato provenienti dai vertici di casa Stellantis, il futuro di Maserati insiste nella più totale incertezza. Anche adesso che l’unica parvenza di discussione è stata ridotta da John Elkann ieri all’aver ammesso che in Stellantis stanno “lavorando al futuro di Maserati, che è indissolubilmente legato all’Italia, a Modena e alla Motor Valley”; con Modena che si candida a diventare Polo dell’Alta Gamma, senza precisare date e indirizzi da seguire.
Nel futuro di Maserati l’unica certezza è l’incertezza del domani
Prosegue anche all’indomani dell’audizione di John Elkann in Parlamento l’incertezza su cui gravita Maserati. Il Costruttore del Tridente non trova quindi nemmeno in questa sede quelle certezze che ormai cerca da tempo. Lo sanno bene i sindacati che suggeriscono ad Elkann, nel caso della FIOM, di “assumersi in prima persona le responsabilità di amministratore delegato”. Altri ammettono che nell’audizione sono mancate “risposte chiare sul rilancio del Tridente”.
Nell’incertezza generale, John Elkann pare aver confermato indirettamente le indiscrezioni emerse nei giorni scorsi sullo spostamento completo della produzione Maserati a Modena; escludendo quindi Mirafiori, dove oggi il Tridente produce le GranTurismo e GranCabrio pur potendo contare su valori produttivi complessivi particolarmente ridotti. Ciò si lega alla definitiva chiusura, con messa in vendita annessa, dello stabilimento ex Bertone di Grugliasco un tempo al centro di quel Polo del Lusso fortemente voluto da Sergio Marchionne. Un set di condizioni che secondo Rocco Cutrì, segretario generale della FIM-CISL Torino, e Igor Albera, segretario responsabile auto delle medesime sigle sindacali, “lasciano intendere la decisione definitiva di spostare la restante produzione Maserati a Modena segnando l’atto finale del progetto del cosiddetto Polo del Lusso”. In definitiva la sintesi è quella proposta da Edi Lazzi, segretario della FIOM CGIL Torino: “ho la netta sensazione che Elkann stia utilizzando una strategia gattopardesca: cambiare tutto perché nulla cambi. È cambiato l’atteggiamento, ma nei fatti non ci sono novità”.

A Modena è crisi profonda
Qualche ora prima dell’audizione di John Elkann in Parlamento, presso la Maserati di Modena erano rientrati circa 200 operai impiegati presso lo storico stabilimento produttivo di viale Ciro Menotti. Un rientro momentaneo, dopo ben tre mesi e mezzo di cassa integrazione in regime di solidarietà. Secondo quanto ammesso da Giuseppe Violante, RSA FIOM Maserati, si è trattato di un rientro in sede in cui “si respirava sfiducia, preoccupazione e rabbia”. Ciò in accordo col fatto che a rientrare presso lo stabilimento erano stati circa il 60-70% dei dipendenti, con la rimanente parte che potrà rientrare successivamente sulla base delle esigenze produttive dei vari reparti; come ammesso ancora da Violante, “sono previsti per tutti 5-6 giorni di lavoro fino alla fine di marzo mentre su aprile non si sa ancora nulla”.
Nell’incertezza generale, corroborata dal nulla di nuovo espresso da John Elkann ieri, la situazione della Maserati di Modena risulta sempre più grave e preoccupante. Il 2025, d’altronde, si è aperto con una crisi ancora più marcata in termini di vendite visto che i primi due mesi dell’anno hanno già fatto registrare un dato in decrescita, rispetto ai primi due mesi del 2024, superiore al 30%. Condizione che, se l’andazzo dovesse proseguire lungo questa direttrice, porterà il Costruttore del Tridente a una performance ancora più deludente rispetto alle sole 9.760 unità immatricolate da gennaio a dicembre del 2024.
In virtù delle scarne dichiarazioni di John Elkann sul conto di Maserati, pare che la navigazione a vista (quanto mai silenziosa) sia destinata a proseguire in un contesto dominato da impareggiabili difficoltà. Tale configurazione si lega quindi alle dichiarazioni di qualche mese fa proposte da Jean-Philippe Imparato, in qualità di Chief Operating Officer di Stellantis per l’Europa, che in merito al Piano Italia (dove anche in quel caso si forniva solo qualche cenno sul futuro di Maserati) ammetteva che su Maserati c’era bisogno di “un piano dedicato e separato” aggiungendo poi che “il piano ci sarà, ma non è ora il momento giusto”. Probabilmente nemmeno ieri era “il momento giusto”. Chi sa quando arriverà può farsi avanti.