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Stellantis, la grande fuga dall’Italia continua: cosa raccontano gli ultimi esuberi

Il Piano Italia di Stellantis sembra più un piano di disimpegno, con uso massiccio degli ammortizzatori sociali e premi di risultato ridotti.

stellantis campania

La ritirata strategica di Stellantis dall’Italia prosegue senza sosta. In meno di 48 ore, il colosso dell’auto ha annunciato 350 nuovi esuberi in Campania, suddivisi tra 50 posti in meno a Pratola Serra e 300 a Pomigliano.

A lanciare l’allarme è la Fiom-Cgil, con i segretari Samuele Lodi, Mauro Cristiani, Mario Di Costanzo e Giuseppe Morsa, che denunciano una situazione occupazionale sempre più drammatica. Mentre Stellantis “si vanta” della centralità dell’Italia nei suoi piani, i numeri dicono tutt’altro, come affermano i sindacati. La produzione automobilistica è crollata a livelli da anni Cinquanta, con solo 283.090 unità prodotte nel 2024. Per rendere l’idea, si tratta degli stessi volumi registrati nel 1956, quando l’auto non era ancora alla portata di tutti.

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La Fiom si dice contraria alle uscite volontarie, perché Stellantis “non sta facendo nulla” per invertire la tendenza. “Niente assunzioni, niente ricambio generazionale, niente piani concreti per gli stabilimenti”, afferma il sindacato. L’annuncio della produzione della piattaforma Small a Pomigliano dal 2028 è stato ottenuto “grazie alla lotta dei lavoratori”, ma la data è troppo lontana. Aspettare fino al 2030 per la nuova Panda significa rischiare anni di agonia per lo stabilimento.

E mentre gli operai arrancano tra ammortizzatori sociali e salari sempre più magri, “gli azionisti di Stellantis si godono un utile netto di 5 miliardi di euro”. Dal 2015 a oggi, Stellantis ha tagliato ben 14.000 posti di lavoro. Solo nel 2024 sono state registrate 3.600 uscite volontarie e per il 2025 la strategia sembra essere la stessa.

stellantis - campania

Il famigerato Piano Italia sembra più un piano di disimpegno, con un uso massiccio degli ammortizzatori sociali e premi di risultato ridotti. Nel 2024, il bonus è stato di appena 600 euro, il più basso di sempre. La Fiom-Cgil chiede a Stellantis di investire davvero nel nostro Paese, con risorse per ricerca e sviluppo, nuovi modelli per riempire le fabbriche di lavoro, e soprattutto nuove assunzioni.

Nel frattempo, “il governo taglia dell’80 per cento il fondo per l’automotive e fantastica su riconversioni militari”. I sindacati chiedono un tavolo a Palazzo Chigi, perché questa crisi non può più essere ignorata. “Non dobbiamo riarmarci, dobbiamo rilanciare la nostra industria”, concludono i rappresentanti della Fiom.

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