Negli ultimi anni, lo scorpione di Abarth è diventato un simbolo sempre più comune. Per le strade non è raro vedere Fiat 500 e Fiat Punto elaborate e vendute con lo storico logo, ma la maggior parte degli acquirenti moderni sono più interessati allo stile che al “pedigree”. Il nome Abarth invece trasuda storia e tradizione. Nasce in epoche lontane: bisogna infatti guardare indietro negli anni ‘50 e ‘60. Karl Abarth era un ingegnere austriaco nato nel 1908 sotto il segno dello Scorpione. Da giovane era ossessionato dalle moto: le modificava per farle andare più veloce e in questo diventò piuttosto bravo.
Dopo la guerra si trasferisce in Italia dove ha rivolto la sua attenzione alle auto e ha cambiato il suo nome in Carlo. Abarth forma la sua squadra corse, inserendo quattro vetture nella Mille Miglia del 1949. Per aiutare a finanziare questi sforzi, ha iniziato lo sviluppo di sistemi di scarico innovativi, che divennero popolari con diversi produttori, tra cui Alfa Romeo, Maserati e Ferrari.
Quando Fiat ha lanciato la 600 nel 1955, Abarth l’ha vista come il punto di partenza per una vettura sportiva leggera. Ha usato parti della vettura come base per la Abarth 750s carrozzata da Zagato e Bertone, vettura che ha collezionato record di durata e la vittoria della Mille Miglia, cementando il rapporto di Abarth con la Fiat e inaugurando giorni di gloria per il marchio sportivo dello Scorpione.
Il modello nella foto, l’OT 1300, corse sottoforma di prototipo nella 500 km classica al Nurburgring nel 1965. Il motore da 1,3 litri sviluppava 147 CV, una quantità incredibile di potenza per un piccolo motore qual era in quel momento. Divenne una delle vettura da corsa di maggior successo di Abarth.
Oltre ad una insolita velocità di punta per una piccola macchina del genere, la caratteristica più distintiva è la struttura sul tetto che ha dato alla vettura l’appellativo “Periscopica”.
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Non è in realtà un periscopio, ma una presa d’aria, molto simile ad una “pinna”. I tubi di raffreddamento dell’olio che attraversano l’abitacolo causerebbero un caldo insopportabile all’interno della vettura. Alle alte velocità, il “periscopio” spinge aria verso il basso sugli occupanti, mantenendo la temperatura a un livello più accettabile durante le gare di endurance.
Non c’è dubbio che l’accorgimento tecnico della “Periscopica” sia tanto semplice quanto geniale. Ciò dimostra che all’epoca la potenza e la velocità sapeva ben coniugarsi con l’ingegnosità e lo stile, sfornando auto belle, veloci e allo stesso tempo dalla linea fuori dagli schemi, che hanno fatto la storia dell’automobilismo italiano rendendo il Belpaese sinonimo dell’automobile sportiva costruita come un’opera d’arte.
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Approfondimenti:
La recensione di Autoclassic (pdf) Fiat-Abarth-OT1300