La possibile fusione tra FCA e Renault continua ad essere l’argomento della settimana per il mondo dei motori. Se i francesi accetteranno la proposta della dirigenza FCA, infatti, ci troveremo di fronte ad uno dei principali gruppi industriali del settore automotive, con un giro d’affari di 170 miliardi ed un utile netto di oltre 8 miliardi all’anno.
Considerando anche Nissan e Mitsubishi, le case nipponiche “alleate” di Renault, il nuovo gruppo diventerebbe, con ampio margine, il gruppo industriale di riferimento del mercato delle quattro ruote con oltre 15 milioni di unità prodotte ogni anno ed enormi potenzialità di crescita sfruttando le risorse ed i punti di forza attuali delle varie aziende in gioco.
Secondo un report degli analisti di Intermonte, in caso di fusione tra FCA e Renault, la struttura dell’azionariato del nuovo gruppo dovrebbe presentare Exor come azionista di maggioranza con una percentuale del 13% del capitale complessivo. A seguire ci saranno Nissan e lo stato francese, con una percentuale del 7%. Diversi fondi di investimento (Tiger, Harris, Blackrock, Vanguard) potranno contare su quote comprese tra il 2 ed il 3% mentre Daimler dovrebbe poter contare su di un 1% del capitale complessivo. La restante parte delle quote resterebbero sul mercato.
La suddivisione delle quote azionarie nel processo di fusione tra FCA e Renault è uno degli argomenti centrali della proposta avanzata da FCA alla casa francese e, molto probabilmente, sarà uno dei temi princiapli delle trattative tra i dirigenti delle due aziende. Si tratta, di fatto, di un’operazione molto delicata che andrà affrontata nei minimi dettagli.
Come confermato in una lettera ai dipendenti inviata nei giorni scorsi dall’amministratore delegato del gruppo italo-Mike Manley, che per questioni “personali” ha appena venduto buona parte delle sue azioni FCA, se la fusione andrà avanti potrebbe essere necessario attendere più di un anno per il completamento del processo di creazione della nuova società.
Si tratta, infatti, di una situazione davvero intricata con entrambi i gruppi che hanno forti interessi in gioco. La trattativa, se Renault deciderà di avviarla in modo completo accettando di sedersi ad un tavolo con FCA, potrebbe essere una delle più lunghe mai registrate in un’operazione di questo tipo nel settore automotive.
Quale sarà il ruolo di Nissan?
A complicare la situazione c’è anche il ruolo di Nissan. La casa nipponica è proprietaria del 14% di Renault che, a sua volta, controlla il 43% di Nissan. In questi mesi, l’alleanza quasi ventennale tra le due aziende ha registrato forti tensioni per via dell’arresto di Ghosn, oramai ex presidente dell’alleanza, che da tempo era alla ricerca della soluzione giusta per avviare la fusione completa tra Renault e Nissan.
Al netto delle dichiarazioni di facciata, con Nissan che ha confermato di essere disposta ad incontrare FCA per discutere della questione, la casa nipponica non sarebbe molto favorevole all’operazione, almeno secondo quanto riferito da alcune fonti di Bloomberg. Al momento, infatti, Nissan sarebbe contraria ad una strategia che predilige i volumi di vendita e risulta troppo legata all’andamento del mercato USA.
E’, inoltre, importante sottolineare che Nissan vorrebbe riequilibrare la partnership con Renault che, come chiariscono le rispettive partecipazioni azionarie, risulta essere molto più favorevole alla casa francese che ha anche diritto di voto in Nissan. La casa nipponica vende più del gruppo Renault (5,65 milioni di unità contro 3,88 milioni di unità nel 2018) ma deve fare i conti con un calo dell’utile operativo, il primo negli ultimi dieci anni, ed un calo generale della redditività.
Nissan potrebbe tentare di opporsi alla fusione paritaria tra FCA e Renault oppure potrebbe attuare una strategia differente, con l’obiettivo di perseguire il target di riequilibrare la sua “alleanza” con Renault. Le opzioni e le ipotesi in merito al ruolo di Nissan sono molteplici.
FCA si approccia alla fusione da una posizione di forza secondo Manley
Un altro elemento da considerare per valutare lo svolgimento delle trattative tra FCA e Renault è rappresentato dalle effettive necessità dell’azienda italo-americana. Il gruppo, infatti, vive una fase di transizione ma ha già avviato diversi investimenti molto importanti per il futuro. Un’alleanza con un’altra azienda del settore automotive avrà l’obiettivo di garantire una nuova crescita e non certo la sopravvivenza dell’azienda.
Manley, nella sua lettera inviata ai dipendenti del gruppo, ha scritto “Il consiglio di amministrazione di Fca e io restiamo fiduciosi nella nostra strategia indipendente e ci approcciamo a questa fusione da una posizione di forza, avendo concluso il 2018 con la migliore posizione finanziaria dalla costituzione di Fca”
Oltre 5 miliardi di Euro di sinergie annuali con la fusione
Secondo il gruppo FCA, una fusione con Renault porterebbe al raggiungimento di circa 5 miliardi di Euro di sinergie annuali che andrebbero a sommarsi alle sinergie esistenti all’interno dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi che, da tempo, ha ottimizzato la sua rete di progettazione e produzione sulla base di sinergie ben precise.
Una fusione paritaria tra i due gruppi permetterebbe di creare un colosso con portfolio marchi in grado di fornire una copertura completa del mercato andando a occupare tutti i principali segmenti, dal settore premium e lusso (con Alfa Romeo e Maserati che avrebbero nuove risorse finanziarie per tornare a crescere) al settore delle utilitarie passando per SUV e veicoli commerciali.