Otto anni dopo Vitantonio Liuzzi e Jarno Trulli, la Formula 1 ha, in griglia, un pilota italiano, su una monoposto italiana, la Alfa Romeo Racing. In occasione del Gran Premio di Monaco disputato lo scorso fine maggio, Antonio Giovinazzi ha raccontato a Sky Sport i primi mesi disputati come guida ufficiale.
Antonio Giovinazzi: “Niki Lauda, un esempio di vita”
Intervistato da Federica Masolin durante l’ultimo week-end di gara, sesto appuntamento in calendario, il driver pugliese ha ricordato il tre volte campione iridato Niki Lauda, scomparso qualche settimana fa. “Per me è stata una figura importante – ha dichiarato il 25enne, alla guida di una Alfa Romeo Giulia personalizzata per l’occasione con la grafica della scuderia -. Dalla ripresa seguita all’incidente possono trarre insegnamenti non solo i piloti, non solo gli sportivi ma anche i giovani di oggi perché ha dimostrato che se vuoi qualcosa, lottando e sostenendo dei sacrifici, puoi ottenerla”.
Il sogno della Formula 1
Il discorso si è, poi, spostato sulla gavetta affrontata. Nonostante il lungo periodo passato a rincorrere l’importante chiamata nella categoria regina delle competizioni motoristiche, Antonio Giovinazzi ci ha sempre creduto, fin da bambino. “Quando iniziai a sette anni, sognavo già di approdare in Formula 1. E se da piccolo sognatore dicevo ‘Ci arrivo, ce la farò’, col tempo ho iniziato, onestamente, a capire quanto fosse difficile riuscirci. Alla fine c’è spazio solo per 20 piloti di tutto il mondo. Eppure, ho sempre lottato e dato più del 100% per questo sport, che considero la mia vita. Ho fatto tantissimi sacrifici e anche la mia famiglia: a 3 anni senza di loro non avrei potuto fare granché”.
Sebastian Vettel, esempio di professionalità
Uscito dall’accademia Ferrari, attualmente Antonio Giovinazzi corre con Kimi Raikkonen. Ma in passato ha avuto l’opportunità di conoscere da vicino anche Sebastian Vettel. “Lo chiamo vero professionista – ha commentato – perché è uno che ci mette davvero tantissimo impegno. È il primo ad arrivare in pista e l’ultimo ad andarsene. Si ricorda tutto. Preparava i week-end come se davvero fosse il suo obiettivo principale”.