Amsterdam, il regno delle multinazionali. Ancora gli agenti di viaggio non lo hanno riciclato come slogan, ma forse presto “rimedieranno” date le numerose sedi legali delle maggiori aziende a livello globale. Non una scelta casuale, ma ben ponderata effettuata anche dalla Fiat.
Fiat sposta la sede logale ad Amsterdam: i motivi reali
L’ultima a trasferirsi è stata Mediaset, che, attraverso la fondazione di Mediaforeurope, “trasloca” nella capitale olandese, pur mantenendo quella fiscale in Italia, sia per Mediaset sia per la controllante Fininvest. A batterla sul tempo Fiat ed Exor, in cui la famiglia Agnelli vi destina ogni partecipazione. E, ancor prima, hanno aperto la via due celebri rock band: i Rolling Stones e gli U2.
Resta quindi da comprendere perché marchi così importanti abbiano la sede in Olanda. E perché, come la Fiat, altre decine di migliaia di corporation europee e straniere abbiano deciso di mettervi su tenda. Naturalmente, i fattori strettamente ambientali spiegano solo in parte il fenomeno. Difatti, una larga parte delle compagnie ha il quartier generale ben distante dalle celebri attrazioni.
Meno tasse e più controllo: equazione perfetta
Per l’esattezza diverse realtà distano circa 4 km dal centro cittadino, a Prins Bernhardplein 200 dove risiede Intertrust, una società di fiducia e gestione aziendale, i cui uffici – sconosciuti al pubblico medio – gestiscono gli affari di oltre 2.800 imprese internazionali, con un flusso monetario che si aggira circa sui 5mila miliardi di euro l’anno. Ma non rappresenta un caso isolato, visto che, qualche metro più in là, si trovano le sedi Uber e eBay, mentre Google è raggiungibile di qualche km con la metropolitana.
Insomma, Amsterdam è la casa dei principali colossi mondiali, arrivati per due ragioni: diminuire le uscite fiscali e controllare agevolmente gli affari. Il diritto societario, rispetto ad altri Paesi europei, segue un regime semplificato e le imposte applicate sugli utili finanziari risultano minime.
Questo significa che le plusvalenze prodotte durante gli anni fiscali rimangono per la quasi totalità agli imprenditori, ben lieti di sfruttare il trattamento favorevole garantito.
Agli azionisti di maggioranza preme però ancor più conoscere la questione del voto ponderato nel Consiglio di Amministrazione: la legislazione nazionale concede ai possessori di quote un peso prevalente. In sostanza, pure con una quota inferiore al 30 o al 20 per cento, l’azionista di maggioranza avrà un potere di voto superiore al 50 per cento. E pertanto permetterà un superiore controllo e una probabilità più elevata di influenzare il board societario.