Italdesign dal 1986 è un centro servizi dedicato al mondo dell’automobile. Non sempre il design è funzionale alla bellezza, talvolta è volto alla ricerca della praticità.
Iniziamo un viaggio nella storia dei prototipi Italdesign della Maison Giugiaro, un’azienda nata nel 1968 come centro servizi per il mondo Automotive. Andiamo alla scoperta di idee innovative concepite non in funzione della sola estetica, bensì al servizio dell’ utente quotidiano e pensate per garantirgli la maggior fruibilità possibile del prodotto finale. Scopriamo la Lancia Megagamma, un esempio di design il cui tempo specifico anticipa il tempo corrente.
Il 1978 è l’anno della Ritmo che viene presentata al salone dell’auto di Torino. Mentre il mondo dell’automobile va verso nuovi sistemi di produzione robotizzata con l’utilizzo di sempre più materiali plastici, Giugiaro provoca con una creazione che va alla ricerca, prima che dell’estetica, di logiche di funzionalità. La Lancia Megagamma.
“E’facile fare cose che piacciono”. Lancia Megagamma va alla ricerca di funzionalità, spazio ed ergonomia mettendo a rischio il concetto di estetica del gusto comune.
Sulla carta l’idea sembrerebbe vincente. Abbinare la meccanica di una berlina già in produzione- la Lancia Gamma 2.5 – ad una carrozzeria pensata per la massima comodità degli occupanti capace anche di massimizzare la capacità di carico del veicolo. L’idea in questione è sì producibile, ma non sarà mai prodotta. Tale forma non viene apprezzata dal gusto del tempo, il tempo specifico del suo design è più avanti del tempo corrente, a dimostrazione che l’esercizio del design non è altro che l’anticipazione delle esigenze che solo il tempo vedrà maturare.
Durante questo Salone l’Avvocato Agnelli apprezzò questo progetto confidando a Giugiaro che “bisognerebbe avere il coraggio di produrre un mezzo del genere”. Per vedere questo concetto sulle strade di tutti i giorni bisognerà attendere il 1984 quando Renault presentò la prima generazione dell’Espace.
Quando si realizza un idea così all’avanguardia c’è grande differenza tra ciò che percepisce chi ci lavora e ciò che coglie chi per la prima volta lo vede. Ecco la differenza tra tempo specifico del progetto in rapporto alla cultura della forma dell’utente finale. Chi lavora al progetto vede un’estetica evoluta al servizio della comodità, il pubblico né percepisce principalmente l’estrosità, per definizione qualcosa di diverso e lontano dal gusto condiviso. La prima vista non coglie la maturazione dell’innovazione.
La forma del veicolo negli anni 70 si spinge verso forme geometriche squadrate al servizio di un architettura facile da produrre in serie. Lancia Megagamma espande il concetto di facilità dalla creazione alla effettiva fruizione del prodotto.
Mantenendo invariata la meccanica si crea un pavimento non più scavato nel telaio ma piatto. Giugiaro alza la posizione del volante, dei pedali, avanza il montante anteriore. Crea più spazio possibile tra i posti anteriori e quelli posteriori. Migliora l’ergonomia globale del veicolo permettendo all’automobilista di salire e scendere senza fatica, senza dover piegare la testa.
Italdesign sviluppa per prima un’idea di automobile che oggi è ovunque. Chi ebbe il coraggio di produrla si trovò con il minimo sforzo ad avere una gamma più ampia con minimi costi di progettazione. La meccanica conosciuta era trasferita su una carrozzeria di diversa e nuova concezione garantendo la nascita di un prodotto inedito.
Italdesign operando non come costruttore ma come società di servizio aveva il compito di studiare l’esigenza del futuro cliente, incuriosirlo, ricercare la motivazione di acquisto attraverso qualcosa che migliorasse la vita della persona in automobile. Il suo compito era andare oltre il mero contenuto estetico ma spostare l’attenzione sulla ricerca di nuove soluzioni d’architettura automobilistica. La Lancia Megagamma vede la sua origine in uno studio di Giugiaro su base meccanica Alfa Romeo datato 1976, il Taxi di New York.
Questo veicolo, esposto al MOMA, è esempio di come l’estetica pura qui lascia carta bianca alla funzionalità del prodotto. Il veicolo è pensato per la prima volta non per l’individuo ma per la colletività che lo deve utilizzare nella mobilità urbana. Rispetto ai Taxi convenzionali all’aumentare della superficie interna utilizzabile diminuisce l’ingombro del 30%.
Un’idea rivoluzionaria, oggi diventata uno dei segmenti automobilistici di maggior successo, che all’epoca non venne mai realizzata. I costi di investimento sarebbero stati troppo alti. Ma il design dimostra come attraverso la ricerca si possono esplorare e interpretare i bisogni e le esigenze del mercato in anticipo sul tempo corrente, una vera disciplina d’avanguardia. Una lezione che non ha tempo