Una dirigente di Fiat Chrysler Automobiles è stato accusato dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti (U.S. Justice Department) per le emissioni in eccesso dei veicoli diesel, secondo i documenti emessi nelle scorse ore.
In particolare, Emanuele Palma, senior manager della guidabilità e delle emissioni diesel in FCA, è stato accusato di aver commesso una frode ai danni degli Stati Uniti, violando il Clean Air Act ed emettendo false dichiarazioni sul sistema delle emissioni utilizzato sui veicoli a gasolio di Fiat Chrysler Automobiles commercializzati nel mercato statunitense, secondo un atto di accusa della giuria datato 18 settembre 2019.
FCA: Emanuele Palma arrestato dall’FBI per frode ai danni degli Stati Uniti
Palma è stato arrestato dall’FBI nella sua residenza a Bloomfield Hills (nel Michigan) proprio ieri mattina senza opporre resistenza, secondo il portavoce del Dipartimento di giustizia Peter Carr.
In questo momento, il senior manager del gruppo automobilistico italo-americano è in arresto e sotto custodia, ha dichiarato Gina Balaya – portavoce dell’ufficio del procuratore degli Stati Uniti a Detroit, e affronterà presto un’udienza in tribunale.
Prima del 2016, Emanuele Palma ha lavorato per VM Motori SpA, un produttore di motori diesel posseduto al 50% da FCA fino al 2013, quando ha acquistato il resto dell’azienda. In una nota ufficiale, il gruppo guidato da Mike Manley ha confermato che stanno apprendendo i dettagli della questione e continueranno a collaborare pienamente con le autorità.
Fiat Chrysler ha accettato di pagare circa 800 milioni di dollari per risolvere le controversie con il Dipartimento di giustizia, i funzionari statali e i clienti. Questi hanno sostenuto che la società ha installato un software illegale che permette a oltre 100.000 veicoli diesel di superare i test delle emissioni del governo statunitense e quindi inquinare oltre i limiti vigenti.
L’accusa riporta che Emanuele Palma e alcuni presunti “aiutanti” avrebbero calibrato apposta il sistema di controllo delle emissioni per produrne meno durante i cicli di test e di più nell’utilizzo reale.